I PRECEDENTI
Dall'autorizzazione del Parlamento alla stipulazione del trattato e al disegno di legge per la ratifica
Nei primi giorni dell'ottobre 1975 il Ministero degli Esteri Rumor si presentò al Parlamento per rispondere all'interrogazione di alcuni Parlamentari i quali avevano chiesto se era vera la notizia circolante secondo cui il Governo italiano stava trattando con la Jugoslavia la rinuncia alla sovranità italiana sulla Zona B dell'Istria.
Negli anni precedenti dal 1969 in poi, si erano già varie volte diffuse notizie del genere ed erano state sempre categoricamente smentite dai Ministri degli Esteri e dai Presidenti del Consiglio dei Ministri in carica – fra cui più volte dagli On. Moro, Andreotti e Rumor – sia con dichiarazioni ufficiali, sia con risposta data al Parlamento. Tali dichiarazioni erano state rese, proprio dall'On. Rumor poi, anche in sede di presentazione al Parlamento degli ultimi governi da essi presieduti.
Nella risposta invece alle anzidette interrogazioni data dall'On. Rumor, nella sua veste di Ministro degli Affari Esteri, alla Camera dei Deputati i giorni 1 e 3 ottobre 1975 e al Senato il giorno 6 ottobre 1975 egli non solo confermò che tali trattative erano effettivamente in corso e si trovavano anzi in stadio molto avanzato, ma ne delineò anche le caratteristiche chiedendo il conforto del Parlamento alla decisione del Governo di portarle a conclusione. La mozione è stata la seguente: "La Camera – rispettivamente il Senato – udite le comunicazioni del Governo, le approva".
LA VOTAZIONE
Nella votazione tutti i Partiti facenti parte del Governo o che lo appoggiavano imposero la disciplina di partito per un voto favorevole. Il P.C. si allineò compatto in favore del Governo. La votazione ebbe luogo per appello nominale, escludendo quindi il voto segreto per poter controllare il comportamento dei singoli parlamentari. Si è dichiarato contrario MSI-DN.
Su 630 componenti la Camera dei Deputati, fra cui gli On. Bologna e Costamagna della D.C., On. Sullo del P.S.D.I. e On. Durand Delle Penne del P.L.I. Molti deputati si allontanarono al momento della votazione e comunque non parteciparono al voto: complessivamente n° 230.
Su 322 componenti del Senato votarono in favore 211, votarono contro 15 e non parteciparono al voto 96.
LA FIRMA DEL TRATTATO
Improvvisamente il 10 novembre 1975 la stampa ha dato notizia che ad Osimo, nel retroterra di Ancona, era stato firmato un tale trattato che era ancora del tutto segreto. Solamente qualche giorno dopo esso fu reso noto, ma solo pochissimi giornali (se non addirittura il solo "Il Piccolo" di Trieste) ne riportarono il testo. Dall'esame dello stesso è risultato che nessuna delle prospettive favorevoli esposte al Parlamento quando è stata chiesta l'autorizzazione per stipulare tale trattato, era stata realizzata e che anzi, all'opposto, con tale trattato si ottenevano i risultati opposti a quelli promessi.
RISULTATI OPPOSTI ALLE PROMESSE
E' risultato inoltre che il detto Trattato, mentre non porterebbe all'Italia nessun vantaggio, creerebbe invece nella zona una situazione giuridicamente incerta e sicuramente pericolosa, oltrechè le premesse militari, giuridiche, economiche ed etniche per una prossima capitolazione della città di Trieste in mano straniera, con sicuro pregiudizio per la Pace ed i buoni rapporti fra i popoli. Tutto ciò a parte altri gravissimi danni che saranno in seguito evidenziati, fra i quali il pericolosissimo inquinamento delle acque e dell'aria nella città di Trieste, pesantissimi oneri finanziari per molte centinaia di miliardi a carico dell'Italia, la decadenza dei particolari benefici previsti dal "Memorandum di Londra" e molti altri. In contropartita: NULLA; nemmeno la preannunciata restituzione anche solo in parte delle accennate sacche di territorio italiano nel Goriziano tutt'ora abusivamente occupato dalla Jugoslavia.
IL DISEGNO DI LEGGE PER LA RATIFICA
Il 31 marzo 1975 il Consiglio dei Ministri allora in carica ha approvato un disegno di legge per la ratifica del detto Trattato stanziando l'importo di 300 miliardi per le prime spese necessarie per l'attuazione degli impegni che l'Italia sarebbe venuta ad assumere con il medesimo.
Essendo tale disegno di legge decaduto a seguito dello scioglimento delle Camere il nuovo Governo presieduto dall'On. Andreotti fin dalla sua riunione del 7 settembre 1976 ha approvato un identico disegno di legge che è stato inviato al Parlamento il 20 settembre per l'approvazione.
INGIUSTIFICATO MODO DI PROCEDERE
Non solo tutta la fase delle trattative per la stipulazione di detto trattato è stata caratterizzata dalla massima segretezza, inammissibile in materia così grave ed importante, ma gli esponenti politici qualificati hanno costantemente rifiutato di discutere e far discutere dai propri esperti i problemi connessi, imponendo nell'ambito del partito e degli organi pubblici da esso controllati la più rigorosa disciplina di partito. Chi ha osato disobbedire è stato oggetto di gravi provvedimenti a scadenza più o meno breve.
Gli argomenti che vengono apoliticamente e genericamente addotti da coloro che si sono dichiarati sostenitori di Osimo, risultano sempre del tutto infondati ei loro presupposti o annullati da fatti contrari, di cui non si tien conto e che portano a risultati completamente contrari a quelli dichiarati.
GRAVI ILLEGALITA'
Va ancora evidenziato che per giungere, attraverso la rinuncia dei diritti di sovranità rimasti all'Italia sulla Zona B dell'Istria ad essa riconosciuti dal Trattato di Pace e dal Memorandum – a risultati così dannosi per Trieste, per l'Italia e per causa della Pace e dei buoni rapporti fra i popoli, si è stipulato un Trattato che si presenta insanabilmente invalido per le gravissime violazioni dei principi fondamentali di diritto e di carattere costituzionale compiuti nel corso della sua formazione e che comunque costituisce per il suo contenuto una violazione degli impegni internazionali dell'Italia, dei diritti dell'Uomo e della Carta delle Nazioni Unite.
Dopo tali premesse si ritiene necessario passare all'esame più particolare del Trattato di Osimo e degli accordi annessi nella realtà e nel diritto.