Consegnate dai ministri Gasparri e Tremaglia
IL PICCOLO 27/10/04
Accompagnati dal presidente della Lega nazionale Paolo Sardos Albertini, i familiari dei sei triestini uccisi nel novembre del 1953 durante gli scontri di piazza per Trieste italiana percorrono, lenti, il tratto che li separa dal palco delle autorità, dove sono rimasti fino a quel momento, sino alla pedana ricoperta d'azzurro posta al centro del perimetro dei festeggiamenti. Ad attenderli il ministro Maurizio Gasparri, che affiancato dal ministro Mirko Tremaglia appunta al petto di ciascuno la medaglia d'oro al valore civile conferita dal Presidente Ciampi: Laura Zavadil la riceve in memoria del padre Antonio. Vincenzo Addobbati in memoria del fratello Pietro. Aduina Montano in memoria del padre Saverio. Ester Paglia in memoria del fratello Francesco. Giuseppina Manzi in memoria del fratello Leonardo. Paolo Galmonte in memoria di Erminio Bassa, di cui è nipote
Un riconoscimento a suggello di un dolore che riemerge prepotente, tra ricordi e commozione. "Posso solo dirmi contenta di essere arrivata fino a oggi, per ricevere questa medaglia. Per noi la vita era difficile", dice dopo la cerimonia, appoggiata a un bastone, Laura Zavadil. Sentimenti difficili da fare emergere, attorniati dall'ufficialità della cerimonia: "Non so spiegare cosa significhi questa giornata per me, non ho parole", parla Aduina Montano, "mio padre per me era tutto, quando lo perdetti avevo 17 anni. Ma non ho mai pensato che abbia sbagliato a sacrificarsi per la patria: sono quelli i concetti che mi insegnò. E che oggi vengono riconosciuti". "Certo – ecco Giuseppina Manzi – lo ricordo bene quel giorno di novembre del 1953, ero in servizio nel laboratorio della Maddalena e mi dissero di smettere e di andare all'ospedale, mio fratello era grave. E invece era morto"
E mentre Paolo Galmonte pronuncia tre sole parole – "è un onore" – Ester Paglia ringrazia "tutti per questo riconoscimento dato a mio fratello, che era un idealista, al di fuori di ogni partito". Alla signora Paglia tornano in mente i funerali dei sei morti, decine di migliaia di persone a seguire il corteo in "una solidarietà totale, una cosa mai vista". "Questa giornata di grandissima carica emotiva – commenta Vincenzo Addobbati – mi fa venire in mente il 26 ottobre 1954: tutta Trieste esultava ma io ero tristissimo pensando a mio fratello morto da poco". In piazza con Pietro, quando morì, sarebbe dovuto esserci anche Vincenzo, "perché alle manifestazioni andavo sempre. Ma quel giorno non ci andai. Mio padre mi aveva ordinato di stare a casa perché ero convalescente"
p.b.