Dopo la tempesta (sul Kit Tricolore)

Di certo lo ricorderete: lo scorso mese di maggio la Lega Nazionale si è trovata sottoposta (suo malgrado) ad una sorta di bombardamento mediatico, il tutto in riferimento al famoso (o famigerato ?) “kit tricolore”.

L’iniziativa era quella promossa da un “Comitato Tricolore”, costituitosi ad hoc per concorrere alle celebrazioni del cinquantenario e, in special modo, per coinvolgere i ragazzi e gli studenti in tali celebrazioni. Tra le altre iniziative del Comitato c’era anche quella di distribuire nelle scuole delle confezioni (il kit in questione) contenenti il testo dell’inno nazionale, magliette bianche, rosse e verdi ed un foglietto di cronistoria che inquadrasse l’evento del 26 ottobre 1954. Per la stesura di queste “Note storiche” il Comitato Tricolore si era rivolto alla Lega Nazionale.

Una iniziativa, quella del Comitato Tricolore, assolutamente tranquilla, che era stata presentata preventivamente al Commissario del Governo, che risultava munita di “benedizione” delle Presidenza della Repubblica, che era stata debitamente concordata con le autorità scolastiche. E invece, dopo un avvio assolutamente tranquillo, quasi improvvisamente, è scoppiata tutta la bufera.

Le ragioni di attacco e di polemica che sono state sbandierate risultavano le più disparate: si è diffuso un inno fascista (perché L’ “Inno di Mameli” parla del Balilla); si erano offesi gli Stati Uniti tutti, ed il loro presidente Bush in particolare (scrivendo che nel ’43 gli Americani occupavano parte d’Italia); il tricolore poi, se proprio si voleva, si poteva anche distribuirlo purchè in accoppiata con la bandiera dell’Europa, nonché con quella dell’ONU, nonché con quella della pace; e se poi qualcosa si voleva far pervenire agli studenti non doveva però mancare la Costituzione (quale? quella del ’47? quella oggi in vigore, ma oggetto di cambiamenti e modifiche?) e magari anche lo statuto regionale e forse anche la futuribile costituzione europea. In conclusione, una caterva di argomentazioni e di accuse, l’una sconnessa dalle altre, il tutto con un comune denominatore: dai al kit tricolore; dai al Comitato; dai alla Lega Nazionale.

Se variegate erano le accuse, variegato era anche lo schieramento degli accusatori. Si andava dalla penna dell’autorevole “Corriere della Sera”, agli esponenti certo meno autorevoli della politichetta locale; si coinvolgevano parlamentari regionali , parlamentari nazionali nonché i tre segretari locali della triplice sindacale; e poi brave professoresse che raccoglievano firme di gentili colleghe, nonché sdegnati lettori di Segnalazioni che esternavano in nome dell’amicizia tra i popoli, della multietnicità, dei valori della Resistenza e di quant’altro (per dirla con il nostro Sindaco).

Nel pieno di questa bufera di polemiche, come Lega Nazionale, si è cercato di non prestarsi al giochetto del batti e ribatti, abbiamo preferito puntualizzare solo l’indispensabile e lasciare a ciascuno la responsabilità delle sue sciocchezze. Oggi però, passato un po’ di tempo, placatasi la baraonda, merita forse tornare sull’argomento e farlo con una duplice finalità: quella di offrire dei documenti e quella di aiutare a capire, di cercar di dare un senso (ove possibile) a quanto successo.

Il primo documento che proponiamo [pagina uno] [pagina due] è costituito proprio da quelle “Note storiche” che, inviate agli studenti, tanto trambusto hanno provocato. Penso sarà a tutti assolutamente evidente che si tratta di una semplice cronistoria (semplice perché destinata agli studenti delle medie o delle elementari), racchiusa in due sole paginette e nella quale spazio un po’ più ampio veniva dedicato proprio ai fatti del ’53 e ’54. Non dunque una minacciosa opera di revisionismo storico e neppure un ponderoso manuale scolastico di storia contemporanea. Una modesta cronistoria, la cui semplice lettura rende di assoluta evidenza quanto sia stato grottesco e ridicolo l’aver voluto fare di quel documento un simile casus belli (che è arrivato a coinvolgere il Capo dello Stato Italiano e si pretendeva dovesse arrivare anche al Presidente degli Stati Uniti d’America).

Il secondo documento può apparire forse superfluo proporvelo: si tratta del testo ufficiale dell’Inno degli Italiani; quell’Inno di Mameli che da un po’ di tempo viene perfino cantato anche da certi eroi del pallone; quello stesso che – infamia, infamia – menziona il bieco squadrista Balilla e, pur tuttavia, dal 1947 costituisce inno nazionale dello Stato Italiano (avendo sostituito la precedente Marcia Reale). [Inno di Mameli]

Il terzo documento, infine, è rappresentato dal testo di un comunicato stampa, diffuso dalla Lega Nazionale. Costituisce, in qualche modo, il punto sulla situazione (almeno in quella fase del polverone polemico) e raccoglie le precisazioni e le risposte che si è ritenuto opportuno dare alla pubblica opinione.

Questo, per quanto concerne la documentazione che vi viene offerta in questo numero. Ovviamente, per chi volesse saperne di più, c’è a disposizione, presso la nostra Segreteria, la completa rassegna stampa, dove si può pescare abbondantemente tra dichiarazioni sdegnate, grosse fesserie ed esplosioni di isterica faziosità.

Per dirla con il buon Giovannino Guerreschi un vero campionario di cosa possano produrre i trinariciuti, quelli di ieri, quelli di oggi, quelli di sempre.