Discorso del Sindaco Dipiazza 4 novembre

50° ANNIVERSARIO DEL RITORNO DI TRIESTE ALL’ITALIA: 4 NOVEMBRE
L’INTERVENTO DEL SINDACO ROBERTO DIPIAZZA NEL CORSO DELLA CERIMONIA
 SVOLTASI IN PIAZZA UNITA’ D’ITALIA.

“Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, onorevole Ministro della Difesa, Autorità religiose, civili e militari, la città vi dà il benvenuto in questa giornata di festa.
Signor Presidente, Trieste la saluta e calorosamente la ringrazia per aver voluto onorare con la sua presenza, questa data per noi così significativa.
Dopo 50 anni, così come fece il suo predecessore Luigi Einaudi, lei visita Trieste portando con sé il messaggio di valori dei quali la nostra città ha sempre voluto essere un esempio.
Civile convivenza, amore per la Patria e fratellanza hanno sempre trovato posto a Trieste, nonostante le tristi vicissitudini e le amare sofferenze alle quali è stata sottoposta.
Trieste ha pagato, più di ogni altra città in Italia, il suo essere a cavallo del confine tra due mondi. Trieste ha rischiato di essere travolta dallo scontro ideologico, correndo il pericolo di perdere la Madrepatria.
Con l’aiuto di tutti gli italiani, quello scoglio incontrato nel dopoguerra è stato superato, e con lo stesso aiuto sarà ora possibile liberarci dal fardello che per tanti anni ci ha impedito di crescere.
Signor Presidente, a nome della città intera la ringrazio per le Medaglie d’Oro che ha voluto conferire a chi è morto perché Trieste potesse continuare ad avere una sua identità.
Sappia, signor Presidente, che i riconoscimenti a Pietro Addobatti, Leonardo Manzi, Erminio Bassa, Saverio Montano, Antonio Zavadil e Francesco Paglia non sono soltanto una ricompensa morale per il loro sacrificio.
Per la nostra comunità sono un vero sostegno destinato a continuare il percorso di passaggio verso una nuova epoca, verso un avvenire condiviso.
L’Esodo delle genti italiane dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia è ancora per noi un amaro ricordo.
Ma anche se non è possibile dimenticare ciò che è accaduto durante e dopo l’ultima Guerra Mondiale – perché i ricordi sono parte della nostra anima – oggi più che mai il nostro sguardo è rivolto al futuro.
La fortunata coincidenza che ha voluto legare il Cinquantenario del ritorno dell’Italia a Trieste all’allargamento ad Est dell’Unione Europea, è stata letta da tutti noi come un segno del destino.
Quel destino che da sempre vede Trieste legata agli estremi di due mondi per i quali vuole fare da ponte.
Il peso dei ricordi ci ha frenato, la gravità delle sofferenze non ci ha permesso di crescere come avremmo voluto, come avremmo potuto fare.
Ma abbiamo imparato la lezione della storia. Già da qualche anno, aiutati da quanto sta accadendo anche nel resto della Nazione, stiamo scrivendo in modo più chiaro il nostro passato.
Solo così, con le radici nella memoria e il desiderio di superare gli antichi rancori, daremo concretezza al nostro progetto.
Per questi motivi la nostra attenzione è ora rivolta a ciò che sarà, perché la nostra posizione geografica sia letta come opportunità e non più come una condizione sfavorevole.
Il 1° maggio di quest’anno l’Europa è cresciuta, deve crescere ancora, ma ci troverà pronti – nel ruolo che ci compete – a sostenerla.
Con la firma della Costituzione europea la nostra casa comune è più completa, ma chi vive in queste terre sa bene che il traguardo da raggiungere non è dietro l’angolo e che gli ostacoli da superare non saranno pochi.
La nostra esperienza sarà utile per promuovere la civile convivenza, per offrire quell’entusiasmo necessario a scoprire nuove strade di collaborazione, per tentare nuovi itinerari di crescita e sviluppo.
Signor Presidente, Trieste più che mai intende accogliere l’invito che lei stesso ha rivolto alla Nazione per stringerci tutti assieme, collaborando alla ripresa economica.
Noi vogliamo far parte di questo sistema, noi vogliamo crescere ed essere protagonisti per aiutare il progresso.
Oggi con le Forze Armate – che tanta parte e merito ebbero in quell’occasione – orgogliosi della loro massiccia presenza, festeggiamo i 50 anni dal ritorno dell’Italia a Trieste.
Questa celebrazione segue una lunga serie di avvenimenti che ci ha regalato un anno indimenticabile, come meritava di essere.
Ma saranno gli appuntamenti che attendiamo con trepidazione ad accelerare la corsa verso la rinascita.
Tra poco più di un mese si deciderà in merito alla nostra candidatura per l’Esposizione Internazionale del 2008: un’occasione irripetibile per mettere mano sul futuro della città.
Il recupero del Porto Vecchio – che si estende proprio di fronte ai nostri occhi – e il rilancio della sua parte nuova devono essere, saranno, il sostegno principale per una nuova città.
Senza economia, senza benessere non c’è futuro concreto e durevole.
Signor Presidente, oggi noi vogliamo mostrarle una città che guarda avanti con il Porto e con la ricerca scientifica, una città pronta ad accogliere la caduta dell’ultimo confine.
Noi vogliamo che lei ricordi Trieste come una futura capitale d’area,
Signor Presidente noi vogliamo che ricordi una Trieste al centro dell’Europa.
Grazie Presidente.
Viva Trieste, viva le Forze Armate, Viva l’Italia!”.