Discorso del Pres. della Regione Illy 4 novembre

50° ANNIVERSARIO DEL RITORNO DI TRIESTE ALL’ITALIA: 4 NOVEMBRE
L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE RICCARDO ILLY NEL CORSO DELLA CERIMONIA
 SVOLTASI IN PIAZZA UNITA’ D’ITALIA.

Ho l'onore di portare il saluto della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia in questa storica manifestazione per il Cinquantenario del ritorno di Trieste all'Italia. Ricordiamo oggi un giorno di grande festa di tutti i triestini e di tutti gli italiani per il ricongiungimento della città con la Patria, come ci hanno raccontato tanti protagonisti e testimoni di quegli eventi, tanti libri di storia e pagine di letteratura. In quelle giornate dell'autunno del 1954, lungamente attese, si mescolava alla gioia incontenibile per il ritorno del tricolore su San Giusto, la speranza di chiudere definitivamente uno dei più tragici periodi della storia europea, che si era consumato proprio qui, al confine orientale d'Italia, nei trent'anni precedenti.

A Trieste, con il tricolore, tornava infatti un'Italia molto diversa, l'Italia che aveva saputo fare i conti con il fascismo, l'Italia democratica e repubblicana uscita dalla Resistenza, che restituiva alla città la speranza di una pace finalmente duratura. Nel momento stesso in cui celebriamo il ritorno di Trieste all'Italia è dunque nostro dovere ricordare che qui, a Trieste e in Istria, i veleni ideologici dei nazionalismi e dei totalitarismi del XX secolo – fascismo, nazismo e comunismo – hanno scritto alcune delle pagine più feroci e tragiche della storia contemporanea: un fascismo precoce e virulento, che ha cancellato i diritti delle minoranze slave; gli eccidi nazisti della Risiera di San Sabba; la barbarie delle foibe; un comunismo che, in nome dell'ideologia, ha diviso gli italiani sul destino di queste terre; la perdita dell'Istria e l'esodo. Oggi, dunque, i festeggiamenti per il Cinquantenario del ricongiungimento di Trieste alla Patria devono essere anche l'occasione per rilanciare e approfondire la riflessione su quei capitoli della nostra storia che molti, in tutti questi anni, per interesse di parte o con il pretesto del realismo politico, hanno voluto dimenticare o distorcere.

Trieste è una città che deve continuare a riflettere sul suo tragico passato, costruendo un dialogo tra le sue varie componenti con spirito di verità e rispetto reciproco, proprio per guardare con maggiore consapevolezza al suo futuro. La ricorrenza del Cinquantenario del ritorno di Trieste all'Italia è coincisa, in questo 2004, con un evento di portata storica, l'allargamento dell'Unione europea ai Paesi del Centro e dell'Est. Un evento che ha vissuto nel maggio scorso proprio qui, a Trieste, città del dialogo e della convivenza alle porte della nuova Europa, uno dei suoi momenti culminanti. Nel momento in cui l'Europa si allarga, è importante perciò ricordare che nella storia di Trieste e del Friuli Venezia Giulia, che è l'unica regione italiana a confinare con i Paesi di nuovo ingresso nell'Unione, vi sono anche altre pagine a cui attingere. L'estremo lembo del Nord Est d'Italia è stata l'area in cui per secoli si sono incontrate, confrontate e contaminate le tre grandi civiltà dell'Europa: quella latina, quella germanica e quella slava. Il Friuli Venezia Giulia è una regione in cui convivono italiani, friulani, sloveni, tedeschi ed altre minoranze linguistiche. Trieste è una città in cui sono storicamente presenti numerose minoranze etniche e religiose e che è da sempre punto di riferimento per la nostra minoranza in Slovenia e Croazia, per gli italiani che hanno saputo conservare, con le loro radici, il segno della lingua, della cultura e della civiltà italiana in Istria e Dalmazia.

Trieste è una città che negli ultimi decenni, nelle sue istituzioni scientifiche internazionali, ha ospitato migliaia di studiosi provenienti da tutto il mondo, soprattutto dai Paesi in via di sviluppo. Consideriamo queste presenze come un'autentica ricchezza da valorizzare, consideriamo la minoranza slovena in Italia assieme a quella italiana in Istria strumenti di dialogo fra i popoli. Trieste e il Friuli Venezia Giulia, che hanno subito per un lungo periodo i condizionamenti del confine della Guerra fredda, oggi si trovano di nuovo in una posizione di centralità come era accaduto anche in altre e lontane epoche storiche, quella dell'impero romano e quella dell'impero multinazionale degli Asburgo. Per la sua storia e per il suo modello di convivenza, oggi il Friuli Venezia Giulia si pone come momento di raccordo culturale, civile, economico con i Paesi del Centro e dell'Est europeo.

L'Italia, Signor Presidente della Repubblica, può essere orgogliosa di questa città che molto ha ricevuto e che molto ha dato al Paese, di questa città che molto può dare oggi, con la sua capacità di essere protagonista, con le sue esperienze, con l'antica consuetudine alle relazioni internazionali e all'apertura culturale. Trieste è un patrimonio prezioso per l'Italia e per il futuro di tutta l'Europa'