COME POTEVANO INTERESSARSI ALLA RESTITUZIONE DEI NOSTRI BENI SE STAVANO OCCULTANDO I LORO?
Seguo con molto interesse gli articoli de “Il Piccolo” sulla “cassaforte istriana” nella quale avrebbero trovato rifugio diverse società titolari del patrimonio immobiliare della Democrazia Cristiana. In attesa della completa ricostruzione dei fatti, mi sembra comunque di poter già cogliere nella vicenda un significativo contributo simbolico: in terra d’Istria noi esuli siamo stati espropriati , ad opera del comunismo jugoslavo, dalle nostre case e dalle nostre terre; in terra d’Istria, Croazia e Slovenia ci hanno di fatto espropriati una seconda volta escludendoci dalla restituzione degli immobili; sempre in terra d’Istria – lo scopriamo ora – una fetta importante della politica italiana (la Democrazia Cristiana) andava a nascondere le proprie case, i propri palazzi, il proprio patrimonio immobiliare.
C’è sicuramente un qualcosa di simbolico, di tristemente simbolico in tale accostamento tra immobili rubati e immobili nascosti. Al di là di ciò, mi ciedo se tutto questo non aiuti forse a spiegare l’atteggiamento di fastidio e sufficienza con cui certa parte della politica italiana prestava disattento orecchio alle nostre richieste di giustizia.
Come potevano preoccuparsi della restituzione dei nostri immobili quando dovevano pensare a nascondere i propri?
Un’ultima osservazione: non so cosa emergerà dall’inchiesta de “Il Piccolo”, ma se dovesse risultare che i vari prestanomi locali hanno fatto man bassa di beni a loro affidati, e dovesse risultare che la cosidetta “cassaforte istriana” della Democrazia Cristiana è stata debitamente svuotata, confesso che (con spirito forse poco cristiano) il mio pensiero sarebbe “ben ghe stà!”. – Paolo Sardos Albertini
Lettera inviata al quotidiano “Il Piccolo” e pubblicata il giorno 11 febbraio 2004, dall’avv. Paolo Sardos Albertini, Presidente della Lega Nazionale