Gasparri: “La svolta nei moti del ’53”

Gasparri: "La svolta nei moti del '53" di Paola Bolis
Il rappresentante del governo ha sottolineato nel discorso ufficiale l'importanza di una celebrazione fondata su valori condivisi da tutti "Il sacrificio dei civili morti fu decisivo per l'unità nazionale e per la difesa del mondo occidentale" "Il Paese ringrazia il coraggio dei triestini". Dipiazza: "Ricordiamo chi è rimasto in Istria"

Il Piccolo 27/10/04

"Una festa dell'Italia, un momento storico in cui l'identità e l'unità nazionale, i valori che sono patrimonio di tutti devono essere condivisi da tutti sono in primo piano". Ma anche "una giornata di commozione, di riflessione, di omaggio a quei caduti del 1953 senza il cui sacrificio forse non si sarebbe giunti a quel 26 ottobre 1954". Perché aldilà dei "giochi diplomatici" delle grandi potenze, "gli accordi internazionali forse non si sarebbero realizzati se il coraggio di tanti triestini non avesse reclamato il ritorno di Trieste alla Patria". E dunque, "i moti di Trieste furono un'azione per l'Italia e per l'Europa"

Questo uno dei concetti-chiave che il ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri (An) ha espresso ieri, presenziando alle celebrazioni per i cinquant'anni dal ritorno di Trieste all'Italia. Un ritorno che secondo il ministro – che ha tenuto un discorso ufficiale dal palco di piazza Unità, affiancato dal ministro per gli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia – ha rappresentato anche "una svolta per il mondo occidentale" negli anni della guerra fredda, giacché se la città fosse stata perduta, "l'Italia sarebbe uscita dal Patto atlantico" senza contare i riflessi che ne sarebbero conseguiti nella "politica europeista"

Il 26 ottobre simbolo di ritrovata unità nazionale attorno alla storia a lungo dimenticata degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia e della tragedia delle foibe. Lo ha detto dal palco, Gasparri, ma lo ha ripetuto anche a margine della cerimonia, sottolineando come "l'istituzione della Giornata del ricordo per i martiri delle foibe, nella data del 10 febbraio, sia stata condivisa da un larghissimo schieramento" parlamentare quale "atto di riconciliazione nazionale". Gasparri ha citato personaggi come Elio Vittorini o il segretario ds Piero Fassino, che ha definito la vicenda delle Foibe "una tragedia troppo a lungo rimossa nella coscienza civica degli italiani". "Credo che l'Italia abbia fatto molti passi avanti nel ricomprendere nella memoria collettiva la storia, la sofferenza di Trieste e degli esuli, senza revanscismo – perché siamo nell'Europa del 2004 – ma con senso di responsabilità, perché queste sofferenze appartengono a tutti, e nello spirito di volere evitare gli errori del passato"

Quindi, appunto, il futuro: Gasparri ha detto di una Trieste che deve "immaginare i suoi prossimi cinquant'anni, in una prospettiva di dialogo con le realtà confinanti ma soprattutto in quella di un'Expo 2008 grazie alla quale la città potrà ritrovare la grande occasione di presenza internazionale: ne ha tutti i requisiti"

Di "lenta opera di riconoscimento" delle sofferenze patite ha parlato invece nel suo intervento ufficiale il sindaco Roberto Dipiazza, che citando il passato ha detto degli italiani che dovettero abbandonare l'Istria: ma "oggi è la giornata giusta per ricordare anche chi è rimasto in quelle terre. In questi decenni di buio e di contrapposizione non è stato semplice aiutarli, ma non li abbiamo abbandonati e non li abbandoneremo mai"

Anche Dipiazza, dopo la memoria, ha posto l'accento sul futuro di una pagina che si apre: "Noi tutti, senza divisioni preconcette, senza muri ideologici, oggi speriamo che la città concluda presto questa sua opera di chiarificazione e di superamento degli ostacoli, che per tanti anni ne hanno rallentato il cammino". Di qui dunque l'auspicio per un 26 ottobre 2004 che segni "l'inizio – ha chiuso il sindaco – di una nuova stagione per Trieste"