Conferenza stampa di Renzo de’Vidovich e Renzo Codarin – 15 dicembre 2005

inattese implicazioni di politica interna croata in occasione della Mostra itinerante degli artisti dalmati italiana contemporanei nelle esposizioni di Zara e Spalato

Conferenza stampa di Renzo de’Vidovich e Renzo Codarin
15 dicembre 2005

Tema: inattese implicazioni di politica interna croata in occasione della Mostra itinerante degli artisti dalmati italiana contemporanei nelle esposizioni di Zara e Spalato

Dopo le esposizioni di Roma e Trieste, la Mostra itinerante che si concluderà a Parigi la prossima primavera, ha toccato le sedi di Zara e Spalato ottenendo un lusinghiero successo per le opere esposte e per la notorietà degli artisti, quali l’areofuturista Tullio Crali (nato a Igalo nella Dalmazia Montenegrina), Ottavio Missoni di Ragusa (oggi Dubrovnik) con i suoi arazzi, Secondo Raggi Karuz di Zara, apprezzato soprattutto alla Corte del Crisantemo di Tokyo, l’astrattista Franco Ziliotto di Zara, il ritrattista Giuseppe Lallich di Spalato e lo scultore spalatino Waldes Coen.

A Mostra ultimata, alcuni giornali croati hanno scatenato una pretestuosa polemica che nascondeva la preoccupazione in Dalmazia e in Istria dei movimenti autonomisti che contestano il centralismo di Zagabria e che assomigliano a quelli che hanno dato luogo al federalismo italiano.

La modifica del titolo V della Costituzione italiana, che ha trasformato lo Stato unitario italiano in uno Stato federale, con particolare rilievo assegnato alle Regioni, ha avuto riflessi immediati sulla politica croata. Alcuni partiti croati centralisti, per lo più critici verso l’europeismo del Governo Sanader, hanno ritenuto che i grandi mutamenti costituzionali italiani potessero essere contagiosi e costituire un passo verso l’Europa delle Regioni che inizia a delinearsi. In questo senso va letta la reazione di giornali come il Vecernji List di Zagabria ed in parte della Slobodna Dalmacija di Spalato e del deputato al Sabor on. Tonci Tadic che hanno trovato da ridire perfino sulla parola “Dalmazia” (che oggi si preferisce chiamare “Croazia del Sud “) ed hanno sottolineato con accenti critici inusitati un semplice accenno contenuto nel Catalogo della Mostra al concetto di “Nazione Dalmata” così come delineata da Niccolò Tommaseo.

Nella conferenza stampa-caffè tenutasi a Spalato, l’on. de’Vidovich aveva precisato che il concetto di “Nazione Dalmata! rientrava in quello delle “Piccole Patrie” che non negano né le più grandi “Patrie nazionali” né la costituenda “Patria europea” e sono elementi che, lungi dall’essere disgreganti costituiscono e rafforzano le identità nazionali che saranno inevitabilmente oggetto di confronto se non proprio di contrapposizione culturale, all’interno dell’Europa unita, similmente a quanto avvenne nel Sacro Romano Impero

È stata vista anche con sospetto e travisata l’appartenenza della Dalmazia (ma anche di Fiume e dell’Istria) alla Civiltà mediterranea dell’olio e del vino che classifica l’appartenenza degli uomini secondo criteri culturali, artistici e sentimentali, legati al modo di vivere, mentre la Civiltà danubiana del sego e della birra privilegia l’elemento genetico e l’origine razziale.
Nella sua lettera l’on. Tadic ha addirittura rovesciato le impostazioni di queste due civiltà preistoriche.

È stato fatto anche presente che la Croazia, ed ancor più la Slovenia, sono giustamente preoccupate per la conservazione della loro lingua, identità e cultura (la Croazia ha 4.700.000 abitanti, la Slovenia 2.000.000) per cui si ritiene che se non si appoggeranno su una più grande cultura nazionale, quale può essere quella italiana o tedesca, la loro sopravvivenza sarà messa in forse.