Un dolce peregrinare nel passato tra vie, piazze e rioni di Fiume

ALDO SECCO RICOSTRUISCE I TASSELLI DELLA TOPONOMASTICA E DELLA STORIA CITTADINA Un dolce peregrinare nel passato tra vie, piazze e rioni di Fiume

 

TRIESTE – I rapporti tra fiumani “rimasti” ed “esuli” sono stati riallacciati “ufficialmente” una quindicina e passa di anni fa. È stato instaurato il dialogo e sono state avviate diverse forme di collaborazione, soprattutto in campo culturale tese al recupero della memoria storica, dell’identità fiumana. Inoltre, con soddisfazione di entrambe le parti (così almeno nelle dichiarazioni, e non ci sono motivi per dubitare che la cosa non sia effettivamente sentita), sono state promosse occasioni di incontro che si ripropongono con una certa regolarità e in circostanze particolari, come quelle di Ognissanti e delle festività di San Vito. Rimane tuttavia una cesura tra la comunità italiana che ancora oggi è viva e attiva a Fiume e una parte di quella che vive e produce attività – in primo luogo quelle culturali – all’estero. E quando ci si trova dinanzi a un’iniziativa prodotta da una delle “anime fiumane” – nal caso precipuo di quella esodata -, che andrebbe valorizzata “di qua e di là del confine”, come si suol dire, spiacerebbe dover constatare di aver mancato un’occasione (non è mai tardi per porvi rimedio) per estenderla ai fiumani tutti.

Di recente mi sono trovata tra le mani un’iniziativa del genere che mi sento di segnalare, auspicando una sua presentazione e diffusione a Fiume: è il volume di Aldo Secco, stampato a cura dalla Sezione di Fiume della Lega Nazionale di Trieste con il contributo del Ministero ai Beni ed alle Attività culturali (Legge n. 193/2004). Il titolo è “Da San Vito ai nuovi Rioni. Nomenclature delle vie e piazze di Fiume” completato da “cenni storici, biografici e anedottici, affinché non siano dimenticati”. Secco si è avvalso della collaborazione di Donatella Bonacci Capecchi, Pino Bulva, Silvana Giordani Cavo, Elisabetta Mereu Pross, Giovanni Giuliani, Jolanda Calvani Sardos Albertini, Fride Spadavecchia, Roberto Zinta e Luciano Zustovich.

Che dire, è tutta un’ode a Fiume (come quella di Riccardo Pitteri, riportata nella pubblicazione, a pagina 6), a ciò che la città è stata in un passato glorioso e allo stesso tempo doloroso per i travolgimenti che ha subito, un’ode ai suoi due millenni di storia. Si torna indietro nel tempo, a Ottaviano Augusto (o meglio a Plinio il Vecchio e Claudio Tolomeo) e all’antica oppidum Tarsatica; si passa poi alla “furia distruttiva” di Carlo Magno, alla lenta ascesa della città nel XVII secolo, alla sua piena affermazione nella seconda metà dell’Ottocento, per arrivare ai mutamenti del XX fermandosi al 1996 (nel frattempo ci sono stati altri cambiamenti). Tante “fotografie” corredate da immagini, il lavoro di Sacco segue, passo per passo, l’evolversi della città di San Vito, “scatta” i suoi diversi aspetti da un’angolazione un po’ particolare: vecchie e meno vecchie carte e stampe, planimetrie, piante della città, stemmi e. e poi ci sono i rioni, le vie e le piazze con le loro intestazioni, i toponomi, i personaggi che hanno meritato (secondo il modo di vedere dell’epoca o, molto più spesso, in base al giudizio di chi creava e decideva la politica della città, dei regimi che si sono susseguiti a Fiume) di essere ricordati nella toponomastica.

Secco non si limita a riportare le nomenclature: ricrea tante “microstorie”, propone una serie di profili dei protagonisti e dei luoghi della storia fiumana. Brevi ma complete descrizioni, un tanto quanto basta per capire, per “leggere” l’identià di Fiume. Sorvoleremo sulle “ridondanze” (sull’impresa del Vate), un po’ meno sull’aquila con la testa mozzata che fa da sfondo alla copertina, resta comunque un’opera valida. E si comprenderà forse l’apprezzamento che provo nei confronti di questo volume sapendo che appartenego (come molti dei fiumani rimasti) alle “nuove leve”, a una di quelle generazioni cresciute ad ascoltare la nonna parlare dell’ex via Trieste (dove mi accompagnava a scuola alle inferiori, all’epoca via dell’Insurrezione popolare/Narodnog ustanka, oggi via Vukovar/Vukovarska), di ex via Roma (oggi ancor sempre Martiri antifascisti/Zrtava fasizma) e via di seguito a suon di “ex”, a cercare i nomi di vie e piazze antiche che oggi si trovano da tutt’altra parte rispetto al passato o addirittura non esistono più, come le calli della Cittavecchia, cuore della Fiume storica.

Utile e gradevole, dunque, questa “guida urbana”, indirizzata sia a quanti sentono la necessità di “rinfrescare” la memoria – perché lontani dalla città natia, o perché difficilmente riescono a reggere il passo agli innumerevoli e incalzanti “rivoluzioni” – come a quanti cercano di recuperarla questa memoria, andando a riscoprire una città di cui oggi rimangono pressappoco le macerie. Una memoria che si rischia di “perdere” perché ne vengono cancellati i segni, modificata la nomenclatura, espropriate (in mancanza di eredi che se ne occupino) le tombe. In 274 pagine – di cui dodici facilitano l'”orientamento”, comprendendo indici delle tavole e dei nomi – sono contenute le diverse tappe di un “viaggio nello spazio e nel tempo”. Concordermo con Paolo Sardos Albertini (presidente della Lega Nazionale di Trieste, firma la presentazione), che ci troviamo di fronte a un “dono, prezioso, per coloro che quell’epoca (quando Fiume si chiamava Fiume, nda) e quei nomi li hanno vissuti in prima persona”. Aggiungerò solo che è un “omaggio” di indubbio valore anche per quanti – pur non avendo vissuto quell’epoca in prima persona – vogliono continuare a rievocare e tramandare la storia e le tradizioni di Fiume, ricordando a tutti che l’odierna Rijeka contiene (in buona parte) i “semi” della Fiume di una volta. Citerò infine solo il messaggio della copertina (lascio a indovinare l’autore): “La sacrificata Fiume insegna il sacrifizio. Chi per lei si sacrifica sarà benedetto. Fiume ha tutto donato, senza mai chiedere. Chi a lei dona sarà benedetto”. Siamo tra i fortunati?

Ilaria Rocchi-Rukavina