Con la legge n°92/2004, approvata da quasi tutte le forze parlamentari, il 10 febbraio è stato riconosciuto, quale Giorno del Ricordo dei Martiri delle Foibe, dell’Esodo giuliano-dalmata e delle vicende del Confine orientale. E’ una conquista significativa nella direzione di una più condivisa pacificazione nazionale, di una resa dignità a vittime prima ingiustificatamente obliate se non oltraggiate, di una obiettiva emersione della verità storica.
Ora, mi sorprendo che le cerimonie del 10 febbraio, promosse dalla Lega Nazionale, dal Circolo Il Colle, dall’ADES e dall’ANVGD con il patrocinio della Provincia di Udine, vengano superficialmente osteggiate da due consiglieri regionali di una formazione, sostanzialmente moderata e già favorevole alla Giornata del Ricordo, come “La Margherita”.
Essi, nelle dichiarazioni pubblicate sul Messaggero Veneto sezione Udine di sabato 4 febbraio, paventando un pericolo di rottura delle relazioni diplomatiche con le Repubbliche di Slovenia e Croazia, sentenziano addirittura che le manifestazioni della Giornata del Ricordo ostacolerebbero “il processo di pace” tra i popoli.
Curioso che due alti esponenti istituzionali e partitici, quali Spacapan e Tonutti, ignorino come le Repubbliche di Slovenia e di Croazia abbiano sempre proclamato la loro assoluta discontinuità con la Federazione Socialista di Jugoslavia: anzi, i nostri due vicini europei commemorano ufficialmente le vittime croate e slovene massacrate proprio dal regime di Tito.
E’ di conseguenza altamente improbabile ed illogico che, causa le celebrazioni del 10 febbraio, Slovenia e Croazia si possano risentire al punto da compromettere dei processi di pace che… possono esistere solo in fantasiose elucubrazioni, in quanto non risultano belligeranze presenti o passate tra lo stato italiano e quelli sloveno e/o croato.
Inoltre, degna di riflessione è la circostanza per cui dei rilevanti uomini politici, al “nobile” fine di discreditare iniziative volte a ricordare i Martiri delle Foibe, giungano ad appigliarsi a delle parole estrapolate da una brossura ben più complessa e giustificata, non impegnandosi a distinguere nemmeno tra una mappa storica normalmente riproposta in ambito storiografico e un eventuale grafico a finalità irredentista.
Pur ammettendo che i toni un po’ emotivi del volantino pubblicitario non rispecchiano la tradizionale serenità espressiva tipica delle Associazioni promotrici, di certo i suoi contenuti non sono inverosimili perché: 1) in Friuli e in Venezia Giulia, migliaia furono le vittime italiane dell’ondata slavo-comunista; 2) nei Balcani, centinaia di migliaia furono gli Sloveni, i Croati, i Serbi, i Bosniaci massacrati dalle milizie di Tito in quanto non comunisti; 3) i Trattati di Parigi e di Osimo senza dubbio non spiccano, da parte italiana, per amor patrio e coraggio istituzionale; 4) una componente nazionale (italiana) prima maggioritaria divenne, a seguito di massiccio esodo etnico, sparuta minoranza.
Ed è questo il punto. I due consiglieri si sono preoccupati dell’interpellanza in Consiglio Regionale, dei toni di una brossura, di indecifrabili scenari internazionali dipendenti da una fiaccolata e da una mappa storiografica – chissà cosa può capitare quando si pubblicizzano degli studi con le topografie dell’Impero Asburgico!?! -, ma non si sono adoperati per spendere una sola parola in memoria delle povere vittime di quella immane tragedia.
Personalmente, da giovane ventenne amante dell’Europa e della Storia Patria, ignoro se tale atteggiamento sia dovuto ad esigenze elettorali, a mera aridità morale o a preconcetta avversità verso un’Amministrazione Provinciale, guidata dal Prof. Strassoldo, efficiente e sensibile come poche altre.
Quel che ritengo certo, è che la politica dovrebbe imparare a rispettare, non dico identità e sentimenti della popolazione di cui teoricamente è rappresentante, ma almeno la dignità e la sacralità di ogni essere umano trucidato senz’altra colpa che la propria nazionalità o convinzione ideale.
Marco Pascoli
(Muris di Ragogna)
-Delegazone del Friuli-