Dopo il 13 luglio: Slovenia & Italia verso una “memoria condivisa”
di Paolo Sardos Albertini
L’atto compiuto dai Capi di Stato sloveno e italiano il 13 luglio ’20 al Sacrario di Basovizza ha avuto un significato ben preciso: rendere, insieme, onore alle vittime del terrore titoista, un omaggio comune ad Italiani e Sloveni che erano stati trucidati come «nemici del popolo» e che vengono ora ricordati come vittime innocenti.
È stato quello un momento importante per il realizzarsi di una «memoria comune» che renda finalmente esplicita la verità di quanto accaduto: una immane tragredia che ha coinvolto un numero incredibile di vittime e che ha segnato di sè tutti e tre i popoli, quello italiano,quello sloveno, quello croato.
Il recente ritrovamento a Kočevski rog, in Slovenia, della «foiba dei ragazzi» costituisce un tassello ulteriore di questo percorso ed è significativo che Joze Dezman, presidente della «Commissione slovena per l’individuazione delle fosse comuni» abbia auspicato una collaborazione italo-slovena in queste operazioni di ricerca e recupero.
Ma va anche ricordato che ai primi di agosto era apparsa la notizia di un altro tragico ritrovamento. Questa volta a Jazovka, in territorio croato, dove erano stati ritrovati i resti di almeno 814 vittime dei boia di Tito. Si trattava, tra l’altro, di quanti prelevati all’Ospedale di Zagabria: suore, medici, infermiere, donne e bambini.
È la conferma di come la tragedia sia comune, riguardi cioè Sloveni, Croati e Italiani.
Ed è quindi augurabile che il percorso iniziato il 13 luglio venga completato con una visita, al Sacrario di Basovizza, anche di una alta autorità istituzionale croata. Il Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, intervistato da Fausto Biloslavo sul settimanale “Panorama”, ha formulato proprio un auspicio in tale senso.
Italiani, Sloveni, Croati potranno allora onorare insieme – magari proprio al Sacrario di Basovizza – tutte le vittime di questa criminale tragedia, realizzata sotto il segno della «stella rossa».
La strada è stata tracciata dalla Chiesa Cattolica: don Francesco Bonifacio, italiano, Lojze Grozde, sloveno, don Miroslav Bulesic, croato, tutti e tre giovani trucidati come «nemici del popolo», tutti e tre portati agli onori degli altari come «beati», tutti e tre martiri del comunismo.
Rendere insieme onore ai tre beati martiri significherà realizzare definitivamente una «memoria condivisa».
Significherà anche ricordare, ed onorare, tanti altri «nemici del popolo» immolati sull’altare della violenza, del «terrore» con la stella rossa.
Penso a quanti trucidati alla Malga di Porzus, penso alle innumerevoli vittime del dopoguerra italiano in Emilia e Romagna (e non solo), penso agli eroici patrioti di Budapest ’56, finiti sotto i cingoli dei carri armati sovietici o ai giovani cinesi immolati a piazza Tienamen: a tutti loro – come alle vittime di queste nostre terre – è giusto dedicare il ricordo della verità storica e la commozione della pietà cristiana.
Beato Francesco Bonifacio + 11.9.1943 italiano – Beato Lojze Grozde + 1.1.1943 sloveno – Beato Miroslav Bulesic + 24.8.1947 croato
Tutti e tre giovani, tutti e tre trucidati come “nemici del popolo”, tutti e tre proclamati beati come martiri del comunismo: uno italiano, uno sloveno, uno croato.