Il Piccolo 23/06/07
Licia Cossetto interviene giustamente sulla stampa in difesa della memoria della sorella Norma infoibata dai titini. I fatti sono noti: abbinare su un’unica targa che dovrebbe apparire sulla facciata o nell’interno del Liceo classico di Gorizia, il nome di Norma Cosetto a quello di Milojka Strukelj partigiana e combattente con quella parte politica che portò nel 1943 all’assassinio di Norma.
Sono passati 64 anni e, nel ricordare questo misfatto non possiamo non ricordare quanto patimmo e soffrimmo pure noi per salvare in quella lontana stagione la nostra vita. Ricordo le centinaia e centinaia di goriziani che scappavano attraverso la passerella di Straccis (unico ponticello oltre l’Isonzo perché i ponti erano stati distrutti dai titini) unica via di salvezza, poiché l’alternativa era rappresentata dalle deportazioni e dalle foibe.
E ricordo pure la famiglia di Milojka che viveva nella zona del Rafut. Suo padre possedeva una fiorente officina meccanica e il suo maxi-lavoro lo svolgeva per le Ferrovie dello Stato. A quei tempi i treni erano a vapore, funzionavano col carbone; l’Italia non era ricca di detto minerale, e, in conseguenza era costretta a importarlo dall’Inghilterra, in particolare dalle sue numerosissime miniere del Sud Africa; il suo costo era altissimo.
Ma, in compenso il nostro territorio era ricchissimo di risorse idriche, fiumi, laghi e laghi artificiali costruiti per le relative cadute e costruzioni di cabine elettriche. E allora il governo fascista, fatte le debite deduzioni e costi, decise di elettrificare tutte le linee ferroviarie. Certo, tante furono le spese, però, a conti fatti, fu quella una realizzazione di grande valore economico che ancor oggi dà i suoi frutti avendo migliorato nel tempo questo servizio primario; penso che almeno su quanto detto non vi possa essere critica o condanna alcuna, poiché quell’opera dava lavoro a tante ditte del ramo. E fra le ditte vi fu anche quella del padre della Strukelj che beneficiò di quest’opera realizzata in tempo fascista dando di che vivere a moltissimi operai.
Eppure, malgrado questo, la guerra portò alla divisione degli animi e alla conflittualità fra le etnie. Sappiamo quello che avvenne. È giusto che ognuno ricordi i propri morti. Ma, ci è d’obbligo ricordarlo; mentre Milojka è ricordata sia a Salcano che a Nuova Gorizia, con intitolazione a scuole e vie, la nostra Gorizia non ha mai avuto il coraggio civile a intitolare una via, un largo, eventualmente oggi una targa solo a Norma Cossetto.
Il sacrificio di Norma non può essere confuso con la morte di una partigiana. A ognuno il suo ricordo. A ognuna la sua memoria. Norma sta ancora attendendo. Vediamo finalmente di darle il dovuto riconoscimento.
Bruno Grusovin
Gorizia