LE PENSIONI INPS AGLI AGUZZINI
Secondo un’inchiesta de “Il Giornale” (81) del 1996, l’INPS avrebbe erogato annualmente quasi 30.000 pensioni, per un totale di più di 100 milioni di euro, agli assistiti residenti nell’ex Jugoslavia, anche a coloro che sono stati artefici di deportazioni, rastrellamenti e stragi. Criminali di guerra responsabili del massacro o dell’esodo di migliaia di italiani. Fra le persone che godono o hanno goduto dei benefici INPS, risultano infatti anche alcuni responsabili della pulizia etnica perpetrata dai partigiani titini contro gli italiani.
L’inchiesta venne ripresa nel 2000 da Biloslavo (82):
Il torturatore di Tito, Nerigo Gobbo, 79 anni, residente in Slovenia, nel maggio giugno 1945 è stato responsabile di Villa Segrè a Trieste, luogo di tortura delle milizie titine. Gobbo gode della pensione Inps VOS 50306726: il comandante “Gino” ha diritto a incassare dalla sede Inps di Trieste 532.500 lire di pensione per tredici mensilità. La sua domanda presentata nell’80 è stata accolta sette anni più tardi e l’Inps gli ha versato circa trenta milioni di arretrati.
Ciro Raner, comandante nel 1945-46 del lager di Borovnica vicino a Lubiana, ottantatreenne, forse deceduto, ultimo domicilio conosciuto in Croazia. Secondo il racconto di un sopravvissuto, le deposizioni scritte degli ex deportati e un documento del ministero degli Affari esteri, Raner è stato uno degli infoibatori più truci (…). Gode della pensione Inps VOS 50557306: dopo aver ottenuto cinquanta milioni di lire di arretrati, ha diritto dal 1987 a una pensione a carico della sede Inps di Trieste che ammonta a 569.750 lire per tredici mensilità.
Boro, lo sterminatore, abita in Slovenia, è Franc Pregelj, 81 anni: commissario politico del IX Corpus del maresciallo Tito a Gorizia, è stato indicato come boia dai familiari delle vittime e da un documento del Pci. Dal primo maggio al 9 giugno 1945, il comandante “Boro”, alias Franc Pregelj, era il commissario politico del IX Corpus dell’esercito partigiano iugoslavo che aveva occupato Gorizia. Riceve la pensione VOS 50587846: ha diritto a 569.650 lire di pensione dalla sede Inps di Gorizia, dopo aver incassato 45 milioni circa di arretrati.
Il feroce capobanda, Giuseppe Osgnac, detto “Josko”, 79 anni, residente in Slovenia, era comandante militare della sanguinaria banda partigiana “Beneska Ceta”. Ha diritto alla pensione Inps VOS 50542566: il comandante “Josko” ha diritto di ricevere dall’Inps di Gorizia 569.750 lire per tredici mensilità. Gli arretrati ammontavano a circa 30 milioni.
Il rastrellatore di italiani, deportatore del IX Corpus iugoslavo, 74 anni, residente in Slovenia, Giorgio Sfiligoj, è stato accusato da un esposto alla Procura di Gorizia del commissariato di pubblica sicurezza di Cormons. La sua pensione Inps è la VOS 50570386: Sfiligoj ha diritto di ricevere dalla sede Inps di Gorizia 571.850 lire di pensione per tredici mensilità, dopo aver incassato una ventina di milioni di arretrati.
“Giacca” esplosiva, deceduto nel 1999, Mario Toffanin, che abitava in Slovenia, era comandante militare dei “Gap” (Gruppi armati partigiani) nell’alto Friuli e nella provincia di Gorizia. È il responsabile della strage della malga Porzus sui monti friulani. Fra 18 e il 13 febbraio del 1945 massacrò con i suoi uomini, tutti partigiani garibaldini “rossi”, 22 combattenti della Resistenza della brigata “Osoppo”, che si opponeva all’annessione alla Jugoslavia della Venezia Giulia. Nel 1957 Toffanin fu condannato all’ergastolo per l’eccidio di Porzus, ma si nascose prima in Jugoslavia e poi in Cecoslovacchia. Nel 1978 venne graziato dal presidente Pertini. La pensione Inps era la VOS 04908917: nonostante le sanguinose azioni anti-italiane, ha ricevuto 672.270 lire al mese di pensione dall’Inps fino alla morte.
Fino a oggi, nonostante le numerose denunce, interrogazioni parlamentari e inchieste della magistratura, sono stati sborsati più di 5mila miliardi di vecchie lire.
La quasi totalità delle pensioni erogate ai cittadini ex jugoslavi ha come presupposto l’aver prestato un periodo minimo di servizio militare nell’esercito italiano.
L’indebita erogazione delle stesse è nata da un’interpretazione errata delle norme.
In base all’articolo 49 della legge 30 aprile 1969, n. 153, infatti il periodo di servizio militare è considerato utile ai fini del diritto e della determinazione della misura della pensione dell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti, anche se non è preceduto da periodi di iscrizione all’assicurazione menzionata. Dato che con l’articolo 13, paragrafo 2, lettera D, del regolamento CEE n. 1408/71 del Consiglio del 14 giugno 1971 i periodi di assicurazione compiuti sotto la legislazione di ogni altro Stato membro sono stati equiparati a quelli dello Stato in cui il servizio militare è stato prestato, l’INPS, Direzione Generale, con circolare n. 1405 Ce.N.P.I. n.431 C. e V. del 17 maggio 1977, Servizio convenzioni internazionali di Roma, ha stabilito che i periodi di contribuzione prestati presso Paesi membri della CEE e Paesi legati all’Italia da convenzioni bilaterali valgono ai fini del requisito di contribuzione minimo (una settimana) per l’accreditamento figurativo del servizio militare.
La Convenzione italo jugoslava subordina il diritto alla pensione al raggiungimento dei requisiti minimi di contribuzione con la totalizzazione dei periodi assicurativi italiani ed jugoslavi (art. 18). Fu dunque cumulando i contributi figurativi italiani (minimo una settimana di servizio militare) con quelli risultanti dall’estratto contributivo fornito dal competente organismo jugoslavo (che evidentemente, con una semplice dichiarazione, ha aggiunto ad una settimana di servizio militare italiano, le altre 779 per un totale di 780 (15 anni), previste per il regime minimo di pensione) che si arrivò alla situazione paradossale descritta.
UN VIDEO-GIOCO SLOVENO SULLE FOIBE
Proprio nei giorni in cui, in Italia finalmente si arrivava, dopo tanti anni di silenzi, alla decisione di commemorare le vittime delle foibe, con un riconoscimento unanime di quegli orrori, la scoperta che su internet era stato pubblicato un macabro videogame per l’infoibamento virtuale.
Il sito internet sloveno della testata Mladina (83) offre, a tutt’oggi, sebbene gli abbiano cambiato il nome da Fojba 2000 a Sprava 2004), in un link, una versione particolare del famoso gioco Tetris, dove invece delle solite figure geometriche da far cadere, incastrare fra loro ed eliminare, ci sono delle persone, che vengono gettate con un calcio in una cavità carsica.
L’abilità, in questo caso, consiste nel riuscire ad infoibare il maggior numero di persone occupando il minor spazio possibile.
Il giocatore può scegliere di buttare nella foiba partigiani, domobranci oppure entrambi. Gli uni e gli altri, con una mitraglietta al fianco, sono riconoscibili dalla divisa: verde con la bandiera slovena e la stella rossa quella dei partigiani, azzurra con la bandiera slovena quella dei domobranci.
Un gioco di pessimo gusto al quale hanno partecipato, dall’agosto del 2000, quando e’ nato il sito on line del settimanale, ad oggi, più di 55.000 persone.
Il periodico fornisce anche notizie statistiche sulle preferenze dei giocatori: il 49% ha optato per buttare nella fossa i domobranci, oltre il 19% i partigiani ed il 32% gli uni e gli altri.
Superfluo dire che questo gioco offende profondamente la memoria di tante persone, italiani ma anche slavi, che nelle foibe hanno trovato la morte.
In seguito alla mia denuncia del 9 febbraio, il giorno successivo, 40 parlamentari di Alleanza Nazionale hanno presentato un’interrogazione al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al Ministro per le Innovazioni e le Tecnologie Lucio Stanca chiedendone l’oscuramento.
Dalla denuncia è nata una polemica, ripresa anche dalla stampa, che ha dato vita ad un forum sul sito della testata slovena, in cui sono state espresse opinioni sulla questione.
In una replica ufficiale, firmata dal caporedattore Jani Sever, il settimanale sloveno si è difeso sostenendo che:
Il gioco Fojbe è un contributo di Mladina per la riconciliazione in Slovenia. Nelle cave carsiche cadono, indiscriminatamente, sia i partigiani, sia i domobranci. Il gioco non ha niente a che vedere con il fascismo italiano della prima metà del XX secolo e con gli eccidi illegali di italiani avvenuti dopo la guerra.(84)
Per Jose Pierevec, storico italiano di origine slovena, autore di numerosi testi sulla dissoluzione della ex Jugoslavia:
Mladina è sempre stata eccessiva ed iconoclasta, ma non mi piace questo gioco, i morti meritano rispetto. Questo è un modo poco elegante di esorcizzare e superare il passato facendosi beffe di tutto. E’ una provocazione contro tutte le retoriche, ma non ha un segno politico preciso.
Secondo Pierevec, la frase ”gloria ai caduti”, con la quale si chiude il video-game, è uno sbeffeggio alla prosopopea e alla retorica del vecchio regime di Tito.
Quella era la frase che è stata ripetuta per 50 anni ad ogni occasione, ad ogni cerimonia. I ragazzi di Mladina hanno trovato un brutto modo per cancellare cliché che per loro non significano più niente.
Comunque, la vicenda drammatica delle foibe è usata come strumento politico per sviare l’attenzione della gente da ben altri problemi. E queste polemiche giungono in un momento decisamente poco opportuno, mentre la Slovenia si accinge a entrare in Europa.
Personalmente non credo affatto che un gioco di questo tenore possa favorire riconciliazioni. Sono convinta che al contrario possa alimentare l’odio, i rancori e le incomprensioni.
La doverosa riconciliazione, infatti, non può assolutamente prescindere dal rispetto delle vittime di tanti orrendi massacri ed è evidente che la gravità non cambia se ad essere “infoibati” sono degli sloveni piuttosto che degli italiani.
Il ministro per l’Innovazione Tecnologica Lucio Stanca si è subito mosso rendendo noto che, in concomitanza con la Giornata della Memoria, dedicata proprio alle migliaia di vittime delle foibe, egli aveva chiesto alla Farnesina di attivare i canali diplomatici affinché venisse posta alle autorità slovene la richiesta di oscurare subito l’offensivo e vergognoso gioco di abilità Fojbe 2000. Stanca ha inoltre auspicato che
il Governo di Lubiana aderisca prontamente a questa richiesta per evitare che una vicenda drammatica come quella delle foibe, di cui la nostra storia non si è ancora pienamente appropriata, possa essere ulteriormente banalizzata con un ignobile videogioco che costituisce, attraverso l’enorme propagazione della Rete, una istigazione alla violenza e all’odio tra popoli, rappresentando le drammatiche vicende che si sono consumate nelle cavità carsiche come un passatempo, con devastanti effetti diseducativi soprattutto per i più giovani.(85)
Nel forum del sito sloveno Mladina aperto all’interno dell’articolo Foibe 2004 le “Brigate Autonome Livornesi” hanno scritto:
Chi si schiera col fascismo merita di morire oggi come ieri, nessuna revisione, nessuna pietà. Undici ragazzi appartenenti alle Brigate Autonome Livornesi furono denunciati e diffidati 3 anni fa, per aver esposto uno striscione con scritto: Tito ce l’ha insegnato, la foiba non è reato. Grazie ai nostri avvocati, l’accusa cadde. Perché, come già sapevamo, per le foibe NON e’ mai stato fatto nessun processo storico.
Stella, su “Il Corriere della Sera”, ha utilizzato l’esempio di questa iniziativa di Mladina, da egli stesso definito “indecente” per avvalorare la tesi che
in Slovenia cresce un sentimento di orgoglio nazionale che sfocia spesso in giornali, e in tv, nelle piccole sopraffazioni burocratiche, in un’ostilità nazionalista di cui la nostra minoranza finisce per fare le spese. Basti annotare il rifiuto del settimanale Mladina di rimuovere dal sito internet, nonostante le proteste italiane del Ministro Lucio Stanca, un gioco indecente che si intitola Fojba 2000 e consiste nell’accatastare in ordine una pila di cadaveri. (86)
81 L. D’Alessandro, Infoibatori slavi con la pensione INPS, “Il Giornale”, 24/8/1996.
82 F. Biloslavo, Il vitalizio garantito anche per i giustizieri delle foibe, “Il Giornale”, 28/8/2000.
83 www.mladina.si
84 ANSA, 10/2/2004.
85 ANSA, 11/2/2004.
86 G.A. Stella, Foibe, la Slovenia celebra la contro-memoria, “Il Corriere della Sera”, 20 marzo 2004.