Tratto dal Dossier Foibe ed Esodo, curato da Silvia Ferretto Clementi, Consigliere Regionale della Lombardia. (www.ferretto.it)
LE FOIBE NEI TESTI: VERITA’, FALSITA’ ED OMISSIONI
CONFINE ORIENTALE
Mario Pacor – Milano, Feltrinelli, 1954
p. 34
Nei quaranta giorni della loro occupazione, i comandi militari Jugoslavi, e le autorità civili slave e italiane, da essi riconosciute, condussero una politica che, se aveva per presupposto l’annessione alla Jugoslavia, ostica a una parte della popolazione italiana, deve tuttavia essere riconosciuta obiettivamente assai corretta e civile.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini,
M. Pacor, pubblicato in ITALIA DRAMMATICA STORIA DELLA GUERRA CIVILE
Della Volpe editore, Unione Editoriale vol. 3, 1965
p. 568
i nostri alleati della nostra Jugoslavia, alfieri eroici di libertà e progresso, con i quali dobbiamo stringere sempre più rapporti di amicizia e di collaborazione (…).
p. 570
sull’occupazione di Gorizia: amministrazione democratica.
p. 574
Un’illustrazione a corredo del pezzo raffigura un titino che sorride ad alcune donne e riporta la seguente didascalia: 1 maggio 1945: i partigiani entrano in Trieste. C’è chi si ferma per scambiare un sorriso con le cittadine. Nelle zone compattamente slave il potere fu assunto dai comitati dell’OF, nelle altre dai CLN in collaborazione con l’OF o dai Comitati popolari misti.
p. 571
Didascalia riportata sotto la fotografia di Francesco De Gregori: detto “Bolla”, morì con 17 suoi uomini per opera di una banda rivale.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini,
STORIA UNIVERSALE
Rizzoli Larousse, Milano, 1973
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini,
L’EUROPA E GLI ALTRI CORSI DI STORIA PER I TRIENNI DELLE SCUOLE MEDIE SUPERIORI 3 –
Claudio De Boni, Enrico Nistri – Firenze, G. D’Anna, 1991
Cap. 13 – La pace senza pace – L’età della guerra fredda.
La normalizzazione degasperiana (…) Assai più arduo e penoso è il compito che si trova ad affrontare nella sua politica estera lo statista trentino, chiamato ad accettare il trattato di pace imposto dalle potenze vincitrici al nostro paese. Esclusa dalle trattative, considerata a pieno titolo una nazione vinta, nonostante la cobelligeranza e la lotta di resistenza antitedesca, l’Italia è chiamata ad accettare una pace punitiva, anche se meno onerosa di quella toccata ad altre nazioni coinvolte nel conflitto. Oltre a dover accettare alcune modeste rettifiche del confine con la Francia, la rinuncia di fatto all’Istria e alla Dalmazia, a beneficio della Jugoslavia, la trasformazione della città di Trieste in un “territorio libero” sotto l’amministrazione angloamericana”.
Cap. 14 – L’età del disgelo – Una legislatura di transizione (1953-1958)
Anticomunismo e sussulti nazionalistici (…) nè manca, nel 1953, un sussulto nazionalista: dinanzi alla riluttanza degli anglo-americani a restituire Trieste all’Italia e alla minaccia Jugoslava di occupare la città, il primo ministro democristiano Giuseppe Pella ammassa le truppe alla frontiera, con una presa di posizione che rende per qualche tempo molto tesi i rapporti con Tito e con gli stessi alleati occidentali, anche se pone le premesse per il definitivo ritorno di parte della Venezia Giulia all’Italia.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
NEL TEMPO 3 Corso di storia per la scuola media
Gabriele De Rosa, Antonio Cestaio – Milano, Minerva Italica, Rist. 1991
Cap. 24 – Usa e URSS: la divisione ideologica e militare del mondo.
3. Il trattato di pace per l’Italia.
I trattati di pace, firmati a Parigi nel 1947, risentono del clima di sospetto formatosi nei rapporti fra le grandi potenze. Basti dire che mentre l’Italia riuscì ad avere un trattato di pace, sia pure a costo di grandi sacrifici, la Germania non l’ebbe. Ecco le clausole principali del trattato di pace per l’Italia, firmato dal presidente del Consiglio del tempo, Alcide De Gasperi:
1) restituzione delle isole del Dodecanneso, nel mar Egeo, alla Grecia;
2) cessione dell’Istria e di altri territori della Venezia Giulia alla Jugoslavia. Trieste, dopo lunghe discussioni e violente polemiche, fu dichiarata territorio libero e fu divisa in due zone: una sotto il controllo degli anglo-americani, l’altra sotto il controllo iugoslavo. Ogni tentativo di accordo fra Italia e Jugoslavia non ottenne nessun risultato. Solo nel 1954 Trieste fu restituita all’Italia;
3) cessione alla Francia di due paesi di confine: Briga e Tenda. Delle colonie italiane in Africa, l’Eritrea fu federata all’Etiopia; la Somalia fu affidata all’Italia in amministrazione fiduciaria per 10 anni e, poi, nel 1960 fu resa indipendente; la Libia divenne stato indipendente. Anche l’Albania, annessa all’Italia nel 1939, tornò ad essere uno stato indipendente.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
STORIA D’ITALIA DE AGOSTINI cronologia 1815-1990
Novara, De Agostini, 1991
p. 525 – Questione di Trieste
Il trattato italo jugoslavo di Rapallo del 1920 aveva incluso nei territori sotto la sovranità italiana 500.000 slavi. In queste regioni il fascismo aveva condotto una politica di italianizzazione forzata, agendo con misure fortemente repressive.
Le forze partigiane jugoslave, negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, avevano occupato ampie porzioni di territorio italiano. Solo dopo delicate trattative con gli anglo americani, nel giugno del 1945, gli jugoslavi si erano ritirati.
Si prosegue con la descrizione delle zone A e B, con il passaggio di Trieste nel ‘54 all’Italia.
Nessun riferimento al trattato di Osimo, alle foibe, all’esodo o ai lager titini
L’OPERAZIONE STORICA — L’ETA’ CONTEMPORANEA 3 NOVECENTO
Alberto De Bernardi, Scipione Guarracino – Mi, Ed. Scolastiche Bruno Mondadori, 1991
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
CORSO DI STORIA – L’ETA’ CONTEMPORANEA – Vol. 3
Giampiero Carocci – Bologna, Ed. Zanichelli, 1992
Capitolo 76 — La Repubblica Italiana
76.2. La svolta moderata del 1947
Trattato di pace — Il 10 febbraio 1947 venne firmato il trattato di pace, che impose vari sacrifici territoriali: Briga e Tenda passarono alla Francia, la Dalmazia e una parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia, il Dodecanneso alla Grecia, Trieste, contesa dalla Jugoslavia, fu eretta in territorio libero e restituita all’Italia più tardi, nel 1954.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
LE NAZIONI D’EUROPA E IL MONDO
G. Cracco, A. Prandi, F. Traniello – S.E.I. Torino, 1993
Cap. 18.
Nascita e trasformazioni del “Mondo Bipolare” (1945-1980).
La conferenza di Parigi e il nuovo assetto europeo.
(…) L’Italia, oltre ad alcune correzioni di confine a favore della Francia, dovette cedere alla Jugoslavia l’Istria, Fiume, Zara, parte della Venezia Giulia fino a Gorizia, le isole della Dalmazia. Trieste e l’area istriana circostante, pretese dalla Jugoslavia, vennero divise in due “zone” affidate all’amministrazione inglese e a quella jugoslava (solo nel 1954 un accordo italojugoslavo definì la questione con il ritorno di Trieste all’Italia e la rinuncia di fatto da parte italiana al territorio istriano ormai jugoslavo). Inoltre l’Italia perse il dominio sull’Albania, sulle isole del Dodecanneso e su tutte le colonie (con l’eccezione della Somalia, affidata fino al 1960 in amministrazione fiduciaria).
La prima conseguenza di questi spostamenti di confini fu quella di un massiccio esodo di popolazioni, specialmente tedesche, polacche e italiane (…).
Nessun riferimento alle foibe o ai lager titini.
STORIA DELL’ETA’ CONTEMPORANEA Dalla seconda rivoluzione industriale ai giorni nostri
Peppino Ortoleva, Marco Revelli – Milano, Ed. Scolastiche Bruno Mondadori, 1993
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
STORIA CONTEMPORANEA
Rosario Villari (Pres. Giunta Centrale per gli Studi Storici) – Ed. Laterza — III Rist. 1994
Capitolo ventesimo
11. dopoguerra e la fine del sistema coloniale
1. Difficoltà e contrasti del dopoguerra
La conferenza di Potsdam rinviò ad una successiva “conferenza dei ventuno” (che si tenne a Parigi dal luglio all’ottobre del 1946) la definizione dei trattati (che furono firmati il 10 febbraio 1947) con i paesi ex alleati della Germania (Italia, Romania, Finlandia, Ungheria e Bulgaria). Fu adottato il principio del ritorno alla situazione del primo dopoguerra, ma non senza notevoli rettifiche. L’Italia dovette cedere le isole del Dodecanneso alla Grecia, una parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia e due piccoli territori di confine (Briga e Tenda) alla Francia; dovette riconoscere l’indipendenza dell’Albania e rinunciare alle colonie, mantenendo un mandato di amministrazione fiduciaria per dieci anni in Somalia. La controversa questione di Trieste fu risolta con la creazione di un territorio libero, diviso in due zone amministrate rispettivamente dagli anglo-americani e dagli jugoslavi; di fatto poi Trieste tornò all’Italia nel 1954 (…).
(…) il fenomeno più vistoso causato da questi mutamenti politico-territoriali, fu l’esodo di milioni di profughi da una zona all’altra. Aggiungendosi alle conseguenze dei trasferimenti di popolazioni avvenuti per cause diverse durante la guerra, esso contribuì ad aggravare i problemi del dopoguerra e le tensioni tra le potenze che avevano le maggiori responsabilità del riassetto sociale e demografico.
E questi sacrosanti principi di politica internazionale, tanto solennemente formulati, dichiarati e sottoscritti, sono stati totalmente elusi dal trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947. Lo possiamo affermare a futura memoria.
Nessun riferimento specifico all’esodo italiano, alle foibe o ai lager titini.
CORSO DI STORIA DI ETA’ CONTEMPORANEA
Roberto Finzi – Mirella Bartolotti – Bologna, Zanichelli, 1994
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
STORIA E STORIOGRAFIA
Antonio Desideri – Firenze, G. D’Anna, 1994
pp. 985 – 986
12.3.11 Trattato di pace imposto dagli Alleati.
Il 10 febbraio 1947 De Gasperi firmò a Parigi, come capo del governo italiano, il trattato di pace impostoci dagli Alleati. Fu questo l’atto conclusivo del penoso calvario sofferto dalla delegazione italiana alla conferenza per la pace (…). La pace comportò per l’Italia dolorose rinunce: una rettifica di confine ad occidente, col passaggio alla Francia di Briga e Tenda, la cessione alla Jugoslavia di Zara e della più gran parte della Venezia Giulia di lingua slava, mentre Trieste col suo retroterra fu costituita in Territorio libero, diviso peraltro in due zone, zona A, comprendente Trieste, sotto amministrazione anglo-americana, zona B sotto amministrazione jugoslava (Trieste e la zona A torneranno all’Italia solo nel 1954) (…).
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
UNA GUERRA CIVILE. SAGGIO STORICO SULLA MORALITÀ DELLA RESISTENZA
C. Pavone – Torino, Bollati Boringhieri, gli Archi, 1994
Alla strage di Porzus in uno dei saggi più importanti sullo studio della resistenza italiana viene dedicata solo una breve nota (n. 106, p. 733).
POPOLI E CIVILTA’
Antonio Brancati – Firenze, La Nuova Italia, 1995
Cap. 28 – L’Italia dalla ricostruzione al centrismo
Il 10 febbraio 1947 venne firmato a Parigi il trattato di pace: le condizioni furono imposte all’Italia, che dovette accettarle senza discussione per effetto della resa incondizionata dell’8 settembre. La “cobelligeranza” infatti, nonostante il positivo aiuto dato alla vittoria dal Cln e dalle brigate partigiane, non dette titolo ai plenipotenziari italiani di sedere al tavolo della pace e di partecipare alle discussioni.
Il trattato — un vero e proprio “diktat” – nella forma e nella sostanza imposto con ristrettissimi margini di manovra ai nostri rappresentanti dagli Alleati e ratificato in luglio dall’Assemblea Costituente – fissava la cessione alla Francia di un territorio comprendente Briga e Tenda e gli importanti impianti idroelettrici colà esistenti; la rinunzia a gran parte della Venezia Giulia in favore della Jugoslavia, ad eccezione della zona di Trieste dichiarata “territorio libero” e divisa a sua volta in due zone, rimaste sotto l’amministrazione degli Alleati e degli Jugoslavi fino al 1954, anno nel quale un accordo diretto con la vicina Repubblica restituiva la città e un limitato retroterra all’Italia.
La soluzione del problema di Trieste (ottobre 1954).
Tra le iniziative di maggior rilievo prese dal governo pochi mesi prima dell’ascesa di Gronchi al Quirinale va annoverata la soluzione dell’annoso problema di Trieste, il cui territorio era stato suddiviso dagli Alleati in due zone: quella denominata A (222 Kmq con 302.000 abitanti in massima parte italiani) e quella B (515 Kmq con 73.000 abitanti in gran parte sloveni). Di fronte all’ostilità della Jugoslavia ed alle incertezze degli Alleati il governo nazionale, operando con decisione e con insolita autonomia nei confronti delle potenze vincitrici, riuscì a riportare Trieste e tutta la zona A sotto la sovranità dell’Italia (1954), pur se entro confini ristretti.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini,
STORIA 2 — DAL 1948 AI GIORNI NOSTRI
Augusto Camera, Renato Fabietti – Bologna, Ed. Zanichelli, 1995
Cap. 57. La Repubblica Italiana
Trattato di pace. Il 10 febbraio del 1947 De Gasperi firma a Parigi il trattato di pace, con il quale l’Italia cede alla Francia Briga e Tenda, alla Jugoslavia la Dalmazia e una parte della Venezia Giulia, alla Grecia il Dodecanneso. Particolarmente sentito da vasti strati dell’opinione pubblica è il problema di Trieste, che, contesa fra l’Italia e la Jugoslavia ed eretta in un primo tempo a Territorio libero, verrà restituita all’Italia nel 1954.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
STORIA CONTEMPORANEA
F. Gaeta, P. Villani, C. Petraccone – Bari, Ed. Principato, 1996
La conferenza di Parigi (1946)
(…) Come era accaduto nel 1919, non vi fu una pace negoziata, ma una serie di diktat che imposero mutamenti territoriali e pagamenti di pesantissime indennità a titolo di riparazione. Il paese più colpito fu l’Italia, che fu privata di tutte le colonie, dovette cedere alcuni territori (Briga e Tenda) alla Francia ed altri (Venezia Giulia) alla Jugoslavia e fu obbligata a una riparazione di 330 milioni di dollari. Una questione assai grave fu quella di Trieste, per la quale si arrivò alla costituzione di un territorio libero diviso in due zone amministrative, controllate rispettivamente dagli anglo-americani e dagli jugoslavi: la città poté tornare all’Italia nel 1954 in seguito a un accordo italo-iugoslavo.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
L’EUROPA E GLI ALTRI CORSI DI STORIA PER I TRIENNI DELLE SCUOLE MEDIE SUPERIORI 3
Claudio De Boni, Enrico Nistri – Firenze, G.D’Anna Messina, 1996
p. 561
(…) ma i sacrifici maggiori riguardano il confine orientale. Alla Jugoslavia dobbiamo cedere buona parte dell’Istria le città di Zara e Fiume. La stessa sovranità di Trieste è posta in discussione, con la costituzione intorno ad essa di un territorio libero suddiviso in due zone: la A con la città di Trieste, sotto amministrazione franco anglo americana; la zona B sotto amministrazione jugoslava.
Entrambe le zone, secondo la dichiarazione tripartita del 1948 ad opera di francesi, inglesi e americani, sarebbero dovute passare sotto la sovranità italiana.
In realtà la zona A con Trieste tornerà all’Italia, mentre, con il trattato di Osimo del 10 novembre 1975, il nostro paese rinuncerà alla sovranità sulla zona B, entrata a far parte dell’allora Jugoslavia.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
MANUALE DI STORIA 3. L’ETA’ CONTEMPORANEA
A. Giardina, G. Sabbatucci, V. Vidotto – Bari, Editori Laterza – IV Ristampa, 1996
Frutto di negoziati protrattisi per più di un anno, il trattato di pace fra l’Italia e gli alleati fu firmato a Parigi nel febbraio ‘47 e ratificato dalla Costituente nel luglio dello stesso anno.
(…).Alla fine del ‘46 fu attuata una sistemazione provvisoria, che lasciava alla Jugoslavia la penisola istriana, eccettuata una striscia comprendente Trieste e Capodistria, che avrebbe dovuto costituire il Territorio libero di Trieste. Il Territorio fu a sua volta diviso in una zona A (Trieste e dintorni) occupata dagli alleati e in una zona B tenuta dagli jugoslavi. Solo nell’ottobre 1954, dopo momenti di forte tensione fra Italia e Jugoslavia, si giunse a una spartizione di fatto, che sanciva il controllo jugoslavo sulla zona B e il passaggio dall’amministrazione alleata a quella italiana della zona A, ossia di Trieste, che veniva così riunita all’Italia. Ma sarebbero passati ancora più di vent’anni perché si raggiungesse un accordo (il trattato di Osimo del novembre 1975), con cui le due parti si riconoscevano reciprocamente la sovranità sui territori in questione.
Certo, la questione di Trieste e della Venezia Giulia rappresenta nel primo decennio postbellico la ferita più dolorosa fra quelle lasciate aperte dalla guerra. Il contrasto fra italiani e slavi – esasperato durante il fascismo dalla dura repressione contro le minoranze etniche condotta dal regime – era riesploso alla fine della guerra, nelle zone occupate dagli jugoslavi con una serie di sanguinose vendette contro gli italiani. Un gran numero di giuliani e dalmati (fra i due e i trecentomila) erano stati costretti a riparare in Italia, contribuendo a tener desta la polemica contro il trattato di pace. Il problema di Trieste divenne così un fattore di mobilitazione per l’opinione pubblica moderata e si intrecciò con le divisioni create dalla guerra fredda (fino alla rottura fra Tito e Stalin, nel ‘48, la frontiera fra Italia e Jugoslavia coincise con quella fra Occidente e blocco comunista).
Nessun riferimento alle foibe o ai lager titini.
NUOVE PROSPETTIVE STORICHE 3 – IL NOVECENTO
Gentile Ronga Salassa – Editrice La Scuola, 1997
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
OPERAZIONE STORICA ETA’ CONTEMPORANEA
Alberto de Bernardis Scipione Scipione Guarracio – Milano, Mondadori 1997-1998
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
IL NOVECENTO – LE RADICI DEL MONDO ATTUALE Corso di storia per la 3 classe degli ist. professionali secondo i nuovi programmi
Carlo Enrico Rol – Torino, Ed. Il capitello, 1998
p. 129
Conferenza di pace di Parigi 1946 – (…) Il nostro paese perse alcuni territori sulle Alpi occidentali, l’Istria le isole greche e le colonie; la città di Trieste ebbe un’amministrazione particolare fino al 1954, quando in seguito a un parziale accordo con la Jugoslavia ritornò di fatto all’Italia (…).
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
ELEMENTI DI STORIA XX SECOLO – IV Ed.
Augusto Camera e Renato Fabietti – Bologna, Edizione Zanichelli, 1998
Pp. 1564-1566
L’8 settembre 1943, nel vuoto di potere determinato dallo sfacelo dello Stato Italiano, furono uccise, soprattutto in Istria, 500/700 persone. Per quanto gravi, quei fatti non corrispondevano però a un disegno politico preordinato: essi furono piuttosto la conseguenza di uno sfogo dell’ira popolare sloveno-croata contro gli italo-fascisti, paragonabile alla strage di fascisti perpetrata nel Nord Italia dopo il 25 aprile, nella quale certo non intervennero motivazioni etniche di nessun genere. […] Noi non abbozzeremo un bilancio degli “infoibati” e dei soppressi in vario modo e in varie circostanze, in primo luogo e soprattutto perché le cifre fornite dalle varie fonti sono disparate e malcerte; in secondo luogo perché l’abitudine invalsa di usare come argomento politico il cumulo dei cadaveri gravante sulla coscienza di questo o quel partito ci sembra disgustosa. (…) Altrettanto inammissibile ci sembra il fatto che osino chiedere conto della ferita sofferta dall’Italia nelle sue regioni nord-orientali coloro che di tale ferita sono stati i primi responsabili o coloro che di tali primi responsabili si dichiarano eredi e continuatori.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
SETTE SECOLI D’EUROPA 3
G.Bordino- A.Chiattella- F. Gatti- G. Martinetti – Ed. Sei 1998
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
IL NOVECENTO
Brancati, T. Pagliarani – Firenze, La nuova Italia, 1999
La «questione adriatica» – La «pulizia etnica» e l’orrore delle foibe
La fine della guerra non significò l’arrivo della pace per molti Italiani residenti sul confine con la Jugoslavia, costretti a vivere tutta una serie di drammatiche esperienze destinate a divenire tristemente note come «questione adriatica».
Nel corso della guerra di liberazione l’esercito comunista di Tito aveva infatti proceduto gradatamente all’occupazione dell’Istria, dove da tempo convivevano in pace la popolazione italiana e quella slava, ma anche di Trieste, Gorizia, Cividale del Friuli, Gemona e Monfalcone e quindi dell’intera Venezia Giulia, territori già rivendicati dal nuovo regno serbo-croato-sloveno in quanto considerati di tradizione slava. Tale pretesa, inizialmente favorita dallo stesso Partito comunista italiano, non venne accettata dagli altri partigiani del luogo, decisi a difendere i territori italiani dall’intento espansionistico di Tito. Nonostante la loro opposizione, l’esercito di Tito riuscì a raggiungere ugualmente Trieste (10 maggio 1945). Da allora ebbe inizio nell’Istria una lunga serie di persecuzioni, violenze e azioni di «pulizia etnica» da parte iugoslava, con lo scopo di liberare tutto il territorio da qualsiasi presenza italiana. Vennero così attuate vere e proprie esecuzioni in massa di cittadini, gettati poi, vivi o morti che fossero, nelle più di 1500 cavità naturali scavate dalle acque nella roccia carsica della zona e comunemente dette foibe (dal latino fovea, «fossa»). È stato calcolato che circa 15.000 persone persero così la vita. Si trattava di giovani, vecchi, donne, bambini scelti per il semplice fatto di essere italiani e uccisi in nome di un esasperato nazionalismo, dell’ideologia comunista dei seguaci di Tito e dello spirito di vendetta ben presente nella popolazione slava, che aveva subito molte perdite nella guerra di liberazione partigiana.
LA STORIA – IL NOVECENTO 3
F.Della Peruta, G. Chittolini, C. Capra – Firenze, Le Monnier, 2000
p. 327
In Jugoslavia si costituirono due movimenti: quello monarchico, nazionalista e anticomunista dei cetnici (guerriglieri) serbi guidati dal generale Draza Mihajlovic, che finì con il collaborare con gli occupanti, e quello comunista diretto da Josip Broz detto Tito.
Tito dimostrò grandi doti politiche e militari, (…)
La questione di Trieste, città sulla quale avanzavano le loro pretese gli jugoslavi, fu sistemata provvisoriamente con il riconoscimento della nuova entità statale creata nel luglio 1946 Territorio Libero di Trieste, diviso in due zone: la A (la città e i dintorni) e la B (da Capodistria a Cittanova), amministrate rispettivamente da anglo-americani e dalla Jugoslavia.
Questa soluzione provocò in seguito acute tensioni tra italiani e slavi, finchè nel 1954 la zona A fu affidata di fatto all’amministrazione di Roma, con una sistemazione che fu sanzionata dalle due parti con il trattato di 0simo del novembre 1975.
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
GUIDA STORIA DEL ‘900
Giardina Sabatucci – Bari, Ed. 2000 La Terza
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
STORIA E STORIOGRAFIA.
Il Novecento: dall’età giolittiana ai giorni nostri.
Antonio Desideri, Mario Themelly – Firenze, D’Anna Messina
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
L’ETÀ CONTEMPORANEA
P. Ortoleva, M. Revelli – Edizioni Scolastiche B. Mondadori – Nuova Periodizzazione
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.
VOCABOLARIO DELLA LINGUA PARLATA IN ITALIA
di Carlo Salinari
FOIBA: Dolina con sottosuolo cavernoso che indica particolarmente le fosse del Carso nelle quali, durante la guerra ‘40-‘45, furono gettati i corpi delle vittime della rappresaglia nazista.
PROGRESSO STORICO Corso di storia per la Scuola Media
Michele D’Elia – Trevisini Editore, Milano.
Cap. 30 Dalle conferenze ai trattati di pace
La conferenza generale di Parigi — 10 febbraio 1947
Estenuanti conferenze tra i vincitori, dal settembre 1945 al dicembre 1946, svoltesi a Londra, Mosca, Parigi e New York, precedettero quella generale di Parigi dove si stabilì che: l’Italia cedesse Briga e Tenda alla Francia, il Dodecanneso alla Grecia, parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia; Trieste fosse eretta in Territorio Libero, il cosiddetto “T.L.T.”. Il nostro Paese fu privato delle colonie: la Libia nel 1951 sarebbe stata eretta in regno indipendente sotto re Idris El Senussi; l’Eritrea fu annessa all’Etiopia; la Somalia ci fu affidata in amministrazione fiduciaria, sino al 1960, anno in cui divenne repubblica indipendente .
p. 436
Il Trattato di pace di Parigi, 1947, ci impose condizioni durissime; sotto questo profilo a nulla era valsa la Resistenza (…). L’Italia fu obbligata a pagare, quale indennità di guerra,125 milioni di dollari alla Jugoslavia, 105 alla Grecia e 100 all’Unione Sovietica; inoltre queste Nazioni si appropriarono di alcune delle nostre migliori navi da battaglia e la Russia anche di una nave scuola (…).
Nessun riferimento alle foibe, all’esodo o ai lager titini.