La Lega Nazionale sulla manifestazione degli Schuetzen a Cortina

Il Gazzettino 27 maggio 2006

Cortina d’Ampezzo

«La manifestazione degli Schuetzen a Cortina? Uno schiaffo all’italianità di Cortina d’Ampezzo, della provincia di Belluno, del Veneto e dell’Italia tutta. Ampezzani, oggi esponete il tricolore alle finestre». In nessun altro modo la delegazione di Belluno della Lega Nazionale ritiene di poter definire la “due giorni” di cerimonie indetta per oggi e domani dalla SchuetzenKompanie Anpezo Hayden.

L’indignata nota di riprovazione è contenuta in un comunicato diramato ieri dal professor Francesco Demattè, presidente provinciale della Lega Nazionale, associazione apartitica fondata nel 1891 di ispirazione risorgimentale e protesa alla difesa dei valori di unità nazionale. «È inquietante – sostiene Demattè – che nessuna voce si sia levata nè dagli enti pubblici (Comune di Cortina e Provincia in primis) nè dai partiti di Destra e di Sinistra, nè dalle associazioni combattentistiche, a cominciare dall’Associazione nazionale alpini, e crediamo ne esista una in Ampezzo». Tanto più rimarchevole il fatto, a giudizio della Lega, dato che la manifestazione è stata organizzata a ridosso del 24 maggio, anniversario della Grande Guerra, che portò a liberare anche Cortina dall’ormai antistorico dominio asburgico. Per non dire dell’insultante gemellaggio degli ampezzani con gli Schuetzen di Innsbruck, da sempre centrale del più livoroso pangermanesimo tirolese sprezzantemente anti-italiano». La nota conclude con l’invito a esporre il Tricolore «in segno di civile indignazione per l’affronto perpetrato dagli ultimi seguaci di Cecco Beppe».

La replica non si è fatta attendere. Arriva da Fausto Menardi Diornista, che nella compagnia degli Schuetzen ampezzani ricopre il grado di tenente: «Schiaffo all’italianità? Sarà il comportamento dei politici italiani, ben diversi da quanti operavano, a ogni livello e grado, lo Stato Asburgico quali veri servitori dello Stato». Menardi guarda con rispetto alla Lega Nazionale, che ha tutti i suoi buoni motivi per sostenere i propri ideali. «Ma devono lasciare anche agli altri – soggiunge – di portare avanti i propri». Poi un richiamo al passato: «L’Italia del patto di Londra (l’abbandono dell’alleanza con Austria e Germania alla vigilia dell’entrata in Guerra nel 1915) non è la storia in cui mi riconosco. Siamo stati austriaci per 400 anni e vivevamo bene. Nulla a che vedere con spaghetti e mandolino. Ci riconosciamo in knodel e jodler».

Bruno De Donà