La Foiba di Basovizza

Cosa sono le Foibe?

La parola “foiba” un tempo era utilizzata quasi esclusivamente dagli abitanti del Carso, dai geologi e dagli speleologi per descrivere le caratteristiche geologiche di questa regione. Oggi, il termine è diventato più noto, ma spesso evoca immagini di orrore e morte. L’altopiano roccioso del Carso, che si estende su una vasta area della Venezia Giulia, può essere paragonato a una gigantesca groviera. La superficie è disseminata di numerose voragini, con circa 1.700 foibe registrate, alcune delle quali sprofondano per centinaia di metri nelle profondità della terra, sovente attraversate da corsi d’acqua.
Le foibe sono cavità naturali misteriose e imponenti, spesso difficili da esplorare o comprendere appieno. Oltre alle foibe, il Carso è ricco di altre formazioni geologiche come caverne, cunicoli e grotte, con corsi d’acqua che scorrono attraverso meandri profondi e tortuosi. Questi elementi naturali contribuiscono a creare un paesaggio unico e affascinante, ma anche carico di significati storici e simbolici.

La Foiba di Basovizza

Le foibe, da sempre presenti nel paesaggio carsico della Venezia Giulia, sono state tradizionalmente utilizzate dagli abitanti locali come discariche naturali, dove venivano gettati rifiuti e carcasse di animali. Tuttavia, nel corso del Novecento, in particolare durante e subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, queste profonde cavità assunsero un significato ben più tragico: furono utilizzate dai partigiani jugoslavi come luoghi di sevizie, esecuzione e occultamento dei corpi di migliaia di persone, spesso italiani, vittime delle violenze e delle epurazioni etniche e politiche durante il periodo di transizione post-bellico nelle aree dell’Adriatico Orientale.

La “Foiba di Basovizza”, originariamente un pozzo minerario, divenne nel maggio del 1945 un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili per mano dei partigiani comunisti di Tito. Durante i 40 giorni di occupazione jugoslava di Trieste, a partire dal 1° maggio 1945, molte persone vennero prelevate dalle loro case e destinate ai campi d’internamento in Slovenia. Tuttavia, numerosi prigionieri furono direttamente portati a Basovizza per essere giustiziati.

Gli autocarri, noti come “autocarri della morte”, trasportavano le vittime con le mani legate da filo di ferro e spesso unite tra loro in catene umane. Giunte all’orlo dell’abisso, venivano spinte verso il bordo e una raffica di mitra faceva precipitare tutti nella voragine. La caduta di circa 200 metri era spesso mortale, ma chi sopravviveva al volo continuava ad agonizzare tra le ferite e le lacerazioni provocate dagli spuntoni di roccia. Molte vittime venivano prima spogliate e seviziate.

Dal 1992, la Foiba di Basovizza è stata ufficialmente riconosciuta come Monumento Nazionale italiano, mentre nel 1993 lo è diventato la Foiba di Monrupino. Questo riconoscimento riflette l’importanza storica del sito e serve come luogo di riflessione e commemorazione per ricordare le atrocità commesse durante quel tragico periodo. Il monumento funge anche da simbolo della complessa e dolorosa storia del confine orientale italiano, diventando un luogo di pellegrinaggio per coloro che vogliono onorare le vittime delle violenze post-belliche e mantenere viva la memoria di questi eventi drammatici.

Il numero esatto delle persone gettate nella Foiba di Basovizza è difficile da determinare, ma è stato fatto un calcolo basato sulla differenza di profondità del pozzo prima e dopo le esecuzioni. Si stima che il volume riempito contenga oltre duemila corpi. Anche se questa cifra fosse dimezzata, rappresenterebbe comunque una strage immane, avvenuta quando la guerra era ormai finita.

Il centro di documentazione

Lo spazio espositivo

La Lega Nazionale, su concessione del Comune di Trieste, cura la gestione del Centro di Documentazione, uno spazio fisico entro l’area del monumento nazionale in cui è possibile trovare il materiale per una comprensione dettagliata del contesto storico, politico e sociale che ha portato alle violenze e agli eccidi compiuti nella zona. Attraverso le nostre guide, i pannelli didascalici e le pubblicazioni monografiche, le nuove generazioni e gli oltre 100.000 visitatori l’anno possono sentirsi trasportati a preservare la memoria su questo capitolo doloroso della storia italiana ed europea, promuovendo un’approfondita conoscenza della materia in una prospettiva di riconciliazione.

Le visite guidate

Tramite il format presente alla fine di questa pagina, è possibile prenotare visite guidate che permettono ai visitatori di esplorare il sito e il centro di documentazione con l’accompagnamento di esperti. Durante queste visite, le guide arricchiscono l’esperienza del visitatore con spiegazioni storiche, culturali e interpretative facilitandone la comprensione più profonda. Le visite sono pensate per adattarsi a diverse esigenze, incluse quelle di scuole, gruppi organizzati e singoli visitatori. In particolare, per i ragazzi, queste visite rappresentano un’occasione fondamentale per comprendere un pezzo di storia italiana che per anni è stato taciuto, offrendo loro la possibilità di approfondire la conoscenza delle vicende che hanno segnato il confine orientale e di sviluppare una maggiore consapevolezza del passato del proprio Paese. Di seguito inoltre, è possibile scaricare i pannelli in formato PDF presenti all’interno del centro di documentazione.

I nostri orari

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