Pio Riego Gambini: la vita per l'Istria italiana

Nel 1907 il poeta Gabriele d'Annunzio visitava Ia città di Capodistria e nella poesia "La Loggia", compresa nella raccolta "Alcione - Sogni di terre lontane", definiva Ia nostra cittadina "Capodistria, succiso adriaco fiore". Ricordava inoltre di aver veduti appesi ai travi della loggia di un palagio nidi di balestrucci, tra mazzi penduli di sorbe. Immagina di vedere questi rondinotti, a stormi, unirsi in liberi voli negli spazi luminosi dell'Adriatico, a quelli di Pirano, di Parenzo, di Chioggia.

Possiamo paragonare a questi rondinotti i Volontari Giuliani che giaà nel 1914, timidi ma determinati, armati della loro Fede ed Amor Patrio, incominciarono a superare a stormi l'Adriatico per unirsi agli altri fratelli italiani al sentore dell'imminente inizio di quella che sarebbe stata, conclusiva guerra del Risorgimento italiano, la guerra per la redenzione degli ultimi lembi di suolo patrio. Uno dei primi, il 4 agosto 1914, supera la frontiera Pio Riego Gambini. Nato a Capodistria il 4 settembre 1893, giovane studente in giurisprudenza e giornalista, pone alla causa della Patria Ia sua fresca intelligenza ed una volontà ferrea in un'azione di propaganda interventista.

Pio Riego Gambini, pervaso da idealismo mazziniano e sensibile ai diversi problemi sociali, fonda nel 1913 quel "Fascio Giovanile Istriano" che riscuote consensi in tutti i livelli cittadini.

Pio Riego Gambini Poneva, in quel particolare momento storico, a seguito del suo dire, una immediata azione sul campo, e prima di lasciare Capodistria rivolgeva ai giovani istriani un proclama nel quale Ii incitava ad unirsi ai fratelli italiani nella prossima guerra di redenzione. Tale proclama, che possiamo considerare ii suo testamento politico, sottoscritto anche da Piero Almerigogna, Luigi Bilucaglia e Pietro Ruzzier, venne diffuso tra Ia gioventù istriana e fu lanciato su Capodistria e sull'lstria durante Ia guerra da Andrea de Bratti, aviatore capodistriano in seguito caduto per la Patria.

Pio Riego nel maggio del 1915 si arruolava quale semplice fante nel Battaglione di volontari Giuliani di Mestre, che veniva inquadrato a Udine nel 2° Reggimento Fanteria della Brigata Re. Poche settimane dopo era già in linea sulle balze tormentate del monte Calvario, nei pressi di Gorizia.

Dalle fangose trincee, il 19 luglio 1915, i fanti del Battaglione volontari Giuliani, truppe meravigliose ed altamente motivate,scattavano alla conquista di quota 240 del Calvario, potentemente trincerata e difesa.

Temerario, Pio Riego Si lanciò tra i primi nei varchi dei reticolati nemici e, seppur ferito una prima volta, continuò Ia sua azione incitando o commilitoni, sino a quando, giunto nella trincea avversaria, veniva nuovamente colpito, mortalmente, dall'impietoso fuoco nemico.

In quella tragica giornata di morte e di gloria, i volontari Giuliani pagarono un elevatissimo tributo di sangue in quanto, constatata l'impossibilità di proseguire, il comando ordinava il ripiegamento e risultavano incolumi soltanto 7 volontari su 49 che avevano partecipato all'attacco.

L'azione offensiva si protrasse ancora per diversi giorni e possiamo ricordare che sullo stesso tratto di fronte, il 21 luglio, cadeva anche un altro nostro concittadino, l'awocato Eugenio Rota, che, seppur non più di giovane età (aveva 62 anni), si era arruolato volontario.

Il corpo di Pio Riego non veniva più recuperato e quindi possiamo considerare quale sua tomba le pendici insanguinate del monte Calvario.

A Pio Riego venne concessa Ia Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria con Ia seguente motivazione: "Volontario irredento, pieno d'entusiasmo nell'attacco di forte posizione nemica, arditamente superò, fra i primi, le trincee nemiche. Ferito al collo, continuò a combattere e ad incoraggiare i compagni nel persistere nella lotta, fino a che venne nuovamente colpito a morte. Podgora 19 luglio 191 5."
La città di Capodistria intese onorare Ia memoria di Pio Riego con un'erma marmorea opera dello scultore Ruggero Rovan,
scoperta in Belvedere il 19 luglio 1919 e distrutta dagli Jugoslavi nel 1948.

 

Paolo Grio

da "La Sveglia" - Settembre 2004