Finita vittoriosamente la guerra, realizzatosi l’obbiettivo del congiungimento di Trieste e della Venezia Giulia al Regno d’Italia, la Lega Nazionale riprende pienamente la sua attività.
Il contesto in cui viene ora a collocarsi è sostanzialmente diverso da quello del passato. Non c’è più l’Impero austriaco, Stato nemico da cui difendersi, la Chiesa tergestina non è più governata da un presule di nazionalità tedesca, bensì da colui che era stato al vertice dei cappellani militari italiani, il contesto politico e normativo in cui ci si colloca è oramai quello del Regno d’Italia, stato a connotati nazionali che raccoglie la gran parte di coloro che si identificano con la nazione Italia.
Le condizioni, in conclusione, potrebbero apparire quelle ideali, perché la Lega Nazionale possa proseguire a gonfie vele nelle sue attività.
Così viceversa non sarà. Già con l’arrivo del Regno, ancor più con l’avvento del Fascismo lo spazio della Lega subisce un progressivo restringimento: le scuole elementari vengono incorporate nel sistema scolastico pubblico; le altre scuole, cosi come le iniziative di diversa natura (ricreatori, avviamenti professionali, etc.) vengono progressivamente assorbite da altri soggetti, sempre di natura pubblica. Gli stessi contributi statali alla Lega Nazionale vengono progressivamente falcidiati.
La realtà è che ciò che era stata la Lega Nazionale, come libera espressione dell’identità nazionale italiana della genti giulie, non ha più molto spazio nel momento in cui l’italianità è diventata oramai funzione istituzionale della Stato, nel mentre la comunità giuliana risulta (necessariamente?) oggetto di un processo di progressiva omologazione a quella nazionale.
Il combinato disposto del restringersi degli spazi di libera espressione e della avvenuta assunzione statale delle sue finalità determinano, alla fine, il decesso, la chiusura della Lega Nazionale.
Le decisione, tutt’altro che pacifica, viene presa nel 1929 e trova attuazione agli inizi degli anni ’30 con l’auto scioglimento ed il trasferimento ad altri soggetti pubblici del non poco patrimonio immobiliare di cui la Lega era ancora titolare.(11)
Questa decisione va letta come una scelta liberamente voluta, una sorta di consapevole suicidio oppure la Lega Nazionale è stata per così dire “suicidata”, perché messa nelle condizioni necessarie di auto sciogliersi?
Meriterà certamente che qualche storico, più avanti, dedichi la sua attenzione all’approfondimento di tale passaggio. Certo è che quell’atto di auto scioglimento, quella spogliazione dei beni aveva tutte le caratteristiche per apparire come definitivo, tali da far pensare, a chiunque, che la vicenda della Lega Nazionale dovesse ritenersi come ormai giunta a sicura e definitiva conclusione.
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La storia non conosce i “sempre” e neppure i “mai”: anche nella vicenda della Lega Nazionale il futuro doveva ancora riservare della sorprese.
Ci sarà nuovamente la guerra, ci sarà la caduta del fascismo, ci sarà la divisione dell’Italia ed il suo essere tragicamente attraversata, passo passo, dagli eserciti in guerra.
Trieste, di suo, vivrà il dramma della paventata inclusione nel Reich, delle tragiche quaranta giornate di occupazione jugoslava e della successiva occupazione alleata. Una volta di più, il destino della città di San Giusto risulterà diverso da quello del resto d’Italia. La guerra nel capoluogo giuliano finirà infatti ben nove anni più tardi (vale a dire nel 1954) rispetto al restante territorio nazionale, perché solo allora verrà a cessare l’occupazione militare di forze straniere.
In questo contesto la Lega Nazionale ricompare sulla scena della Venezia Giulia e lo fa da protagonista, da soggetto primario delle nuove vicende politico-sociali.
Già nel ’45 si discute di una sua ricostituzione, ma è nel ’46 che ciò si realizza, con quello storico manifesto che vede la sottoscrizione di firme le più autorevoli, di una serie di personaggi che sono espressione di posizioni politiche anche lontanissime.(12)
Questa rifondazione della Lega Nazionale ha sicuramente il suo momento di riferimento in quello storico passaggio vissuto, da Trieste, tra il 30 aprile ed il primo maggio 1945. In quella occasione Trieste si trovò a sperimentare, nel giro di poche ore, la fine della seconda guerra mondiale e l’inizio della terza (quella che si concluderà nel 1989). Nel resto d’Italia, nel resto d’Europa, nel resto del mondo ancora non lo si sapeva, si ancora era fermamente convinti che da un lato ci fossero il nazismo ed il fascismo (e con essi la Germania e l’Italia) gravati dalla disfatta e dall’altro Urss ed Usa, Francia ed Inghilterra accumunati dalla vittoria e dal compito di doversi spartire l’universo mondo e di accingersi a governarlo per un futuro, più o meno lungo.
Il futuro, viceversa, sarà di tutt’altro genere, sarà quello della cosiddetta “guerra fredda” nella quale i quattro vincitori della seconda guerra mondiale si troveranno in due schieramenti contrapposti: Unione Sovietica, da un lato, USA, Inghilterra e Francia dall’altro. Per i successivi decenni questi due schieramenti si confronteranno, si contenderanno il controllo del pianeta, si terranno reciprocamente sotto la minaccia letale dello scontro atomico.
Trieste tutto ciò sarà in grado di percepirlo già nel passaggio da quello storico trenta aprile 1945 a quel parimenti storico 1 maggio 1945, quando i “liberatori” titini si paleseranno immediatamente come nemici dei partigiani del C.L.N. di don Marzari (che pure il giorno prima avevano liberato la città dai Tedeschi), tanto quanto di tutti coloro che comunque non fossero Comunisti.
Don Edoardo Marzari: il quale sempre più chiaramente viene riconosciuto come figura centrale di quel momento storico, colui che – già presidente del Comitato di Liberazione Nazionale – avrà un ruolo determinante nel voler ricostruire la Lega Nazionale, per dare vita con essa ad una strumento che fosse idoneo a fronteggiare la nuova situazione triestina, quella cioè già inserita negli schemi della guerra fredda.
Nel nuovo scontro politico, quello della terza guerra mondiale, tra rivoluzione (lo schieramento comunista, che guardava ad Oriente) e libertà (lo schieramento democratico che guardava ad Occidente) la Lega Nazionale venne concepita come il soggetto che, al di là dei singoli partiti di appartenenza, doveva raccogliere e mobilitare tutti coloro che – in nome della libertà e dell’Italia – intendevano opporsi allo schieramento contrapposto, quello slavo-comunista.
Il successo clamoroso della ricostituita Lega (centinaia di migliaia di adesioni in pochissimo tempo) sta a dimostrare la giustezza dell’ intuizione di chi volle recuperare, dal passato, questa istituzione, di chi intuì che proprio nel passato della Lega erano già presenti quei due contenuti (libertà ed italianità) che nel secondo dopoguerra triestino andavano a costituire il motivo coagulante per la maggioranza della popolazione.
La Lega Nazionale, dunque, ricostituita quale espressione di quel “partito italiano” che sarà chiamato a contrastare il pericolo, vero e reale, delle pretese espansioniste di Belgrado. Sarà questo, in qualche modo, l’incubo che per quasi un decennio peserà su Trieste e sui Triestini: quello che i quaranta giorni di occupazione titina potessero ripetersi, il timore costante che qunato che stava succedendo in terra d’Istria potesse accadere anche all’ombra di san Giusto.
La garanzia più sicura, contro tale eventualità, venne vista nella prospettiva , nella speranza del ricongiungimento di Trieste allo Stato italiano. E questa costituì la domanda forte, la richiesta continua della Lega e di tutte le forze politiche riconducibili al partito italiano, l’appello rivolto ai consessi nazionali ed a quelli internazionali.
Fino a quando lo schema rimane quello tipico della guerra fredda (Oriente contro Occidente) è chiaro che l’appoggio arriva dai paesi occidentali, nel mentre Tito trova nell’URSS il suo sostegno. Ed è questo il contesto nel quale viene emanata la “Nota tripartita” del 20 marzo 1948, con la quale le tre potenze occidentali promettono la restituzione all’Italia, non solo di Trieste, ma anche della Zona B.
Quando però le evoluzioni del Maresciallo di Belgrado vanno a modificare gli scenari, anche la questione triestina rischia di prendere strade diverse. La pregevole relazione del prof. De Robertis , al convegno promosso dal Comune di Trieste sui fatti del ’53, ha fornito ampia documentazione di come il vento delle diplomazie, anche a Londra, anche a Washington, rischiasse di cambiare direzione e di iniziare a spirare in senso contrario ai desideri, alla volontà di quella stragrande maggioranza di triestini, quelli che si ritrovavano nel partito italiano, che si identificavano con la Lega Nazionale, che aspiravano con tutto il cuore al ricongiungersi con l’Italia.
Le Lega, in questa fase, risponde pienamente al suo ruolo di mobilitazione. Organizza manifestazioni, promuove cerimonie, mantiene sempre viva la sua presenza, il suo radicamento sociale (le colonie, il ricreatoria, l’assistenza scolastica, i libri in comodato e così via). Continua, in definiva, a raccogliere e mobilitare i Triestini che si ritrovano nel binomio “Italia e libertà”.
Quando poi si tratterà di giocare la partita decisiva, di “costringere” cioè Stati Uniti ed Inghilterra a rispettare le promesse, prima che si accingano a rimangiarsele, a quel punto la Lega Nazionale, e con essa la città tutta, saprà dare testimonianza adeguata: i martiri del novembre ’53 (tutti soci della Lega), le centinaia di feriti, di arrestati, di esiliati a seguito di quel novembre di sangue saranno la premessa necessaria perché l’incubo del ritorno dei titini possa definitivamente svanire, perché la guerra posso finalmente finire anche a Trieste, perché Trieste ritorni all’Italia e perché l’Italia ritorni a Trieste.
E quello storico 26 ottobre del 1954 segnerà sicuramente un momento di trionfo per la Lega Nazionale: sarà in qualche modo un ripetersi di ciò che avvenne con la prima Redenzione, quella del 1918.
Le finalità della Lega Nazionale, italianità e libertà, trovano in quel 26 ottobre la loro piena realizzazione.
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(11) Tali beni verranno distribuiti tra l’Opera Nazionale Balilla e l’Ente Italia Redenta.
(12) Tale argomento viene analizzato nel saggio di Piero Del Bello “1946: Risorge la Lega Nazionale”, che viene proposto in appendice al presente volume