I moti del 5 e 6 novembre 1953: cos’è successo

Il 3 novembre 1953 la bandiera italiana, nel 35° anniversario dell’ingresso degli Italiani a Trieste dal 1918 e festa di San Giusto, viene issata sul Municipio di Trieste a seguito della Dichiarazione Bipartita dell’8 ottobre, ma subito dopo viene rimossa dagli Americani.

Si formano cortei di protesta nella città, e nel pomeriggio uno studente issa una bandiera italiana sul monumento a Domenico Rossetti davanti al Giardino Pubblico.

La folla viene dispersa, e la polizia civile della zona A, reclutata dagli Inglesi tra gli elementi sloveni o filoslavi, rimuove la bandiera.

Il 4 il Generale inglese filoslavo Sir Thomas Winterton, Governatore di Trieste, impone al Sindaco Gianni Bartoli di rimuovere il tricolore issato in vetta al Municipio di Trieste.

Bartoli coraggiosamente rifiuta, e il vessillo è rimosso dagli Inglesi. Alla stazione ferroviaria di Trieste si forma un corteo di mille persone, molte delle quali di ritorno dal Sacrario di Redipuglia, dove si è svolta l’annuale cerimonia commemorativa.

La folla si ingrossa e un grande corteo arriva in Piazza Unità e cerca di issare nuovamente il tricolore sul Municipio. Cortei e incidenti si svolgono in varie zone della città (Via Carducci, Piazza Goldoni, Piazza San Giovanni e Viale XX Settembre). La polizia disperde i dimostranti. Hanno luogo battaglie contro la polizia a colpi di pietre.

Il 5 riaprono le scuole. Gli studenti entrano subito in sciopero e formano un corteo che arriva fino in Piazza Sant’Antonio. Arriva anche la polizia, che è accolta a lanci di pietre. I poliziotti reagiscono con idranti e manganelli, e picchiano gli studenti rifugiatisi dentro la chiesa di Sant’Antonio.

Incidenti scoppiano in tutta la città. Nel pomeriggio, il Vescovo di Trieste Antonio Santin si reca in processione a riconsacrare il tempio di Sant’Antonio, massima chiesa della città. La polizia, giunta sul posto è accolta a pietrate. La polizia, al comando di ufficiali inglesi, apre il fuoco ad altezza d’uomo e uccide due persone, una delle quali è il quattordicenne Pierino Addobbati. In città si verificano tumulti e assalti alle sedi anglo-americane, incendi e devastazioni di automezzi della polizia.

Il 6 riprendono i tumulti e gli incendi delle auto della polizia civile. Alcuni poliziotti vengono malmenati e disarmati. La polizia apre il fuoco per difendere gli edifici del Governo Militare Alleato. In tarda mattinata un’enorme folla converge in Piazza Unità, e dà l’assalto alla Prefettura. La bandiera italiana è issata sul Municipio e sul palazzo del Lloyd Triestino. I Triestini lanciano bombe a mano sulla Prefettura. Intervengono truppe inglesi in assetto di guerra. Gli Americani si chiudono invece nelle caserme. La polizia apre il fuoco ad altezza d’uomo. Quattro Triestini sono uccisi. Nel tardo pomeriggio la tensione si allenta. Titoli di scatola sui giornali di tutto il mondo sulla situazione di Trieste.

Dura nota di protesta del Governo italiano ai Governi inglese ed americano, cortei e manifestazioni in tutta Italia. Gli Americani prendono le distanze dagli Inglesi, affermando che la polizia civile triestina ha agito sotto ordini britannici.