Il 20 settembre 2008 l’Unione degli Istriani, il sodalizio che riunisce gli Esuli dalle Terre Giulie, Italiani per nascita e per fede patriottica, ha inteso celebrare il 90° anniversario della Vittoria di Vittorio Veneto dando vita ad una insolita manifestazione pregna di contenuti di alto valore etico.
Con una suggestiva cerimonia sul mare nel golfo di Trieste, favorita dalle splendide condizioni meteorologiche, ha onorato la memoria dei 302 “Irredenti” Caduti nel corso della 1^ Guerra Mondiale combattendo fra le file delle nostre Forze Armate. Una voce, a prora, scandiva grado, generalità, luogo di nascita e morte della Vittima, mentre una pietosa mano, a poppa, gettava in mare una rosa rossa idealmente in memoria e in onore del nominato. Al termine della lettura della lunga lista, le note del “Silenzio” echeggiavano per l’aria e sul mare in omaggio a tutti quegli Eroi: le 400 persone a bordo delle due motonavi, imbandierate con il Tricolore e con i Vessilli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, ascoltavano, mute, in religioso raccoglimento. Si udiva solo il sordo brontolio dei motori tenuti a basso regime, e lo stridio di qualche gabbiano: tutt’attorno, le vele delle barche partecipanti al rito, sbattevano, in lotta con il vento, per restare ferme.
Fa piacere rilevare che i Rappresentanti in armi e in congedo delle nostre Forze Armate, quest’ultimi con i Labari delle nostre Associazioni, come pure quelli della benemerita Lega Nazionale di Trieste, abbiano percepito la grandezza del messaggio che s’intendeva trasmettere ed hanno inteso prender parte attiva alla cerimonia.
Gli Irredenti, ricordo, erano i nativi delle Terre ancora sotto dominio austro ungarico al termine delle tre guerre d’Indipendenza.
Essi, disertando la leva austriaca e accorrendo ad arruolarsi nelle nostre file per liberare dal giogo straniero le loro province e riportarle in grembo alla madrepatria, rischiavano il capestro.
Furono più di 2.000 solo quelli che si unirono ai nostri Soldati fra il 1914 e il 1918.
Ma non si dimentichi che altri li avevano preceduti, partecipando ai moti rivoluzionari e alle Guerre d’Indipendenza, come, quanto per citarne uno, Pasquale BESENGHI di Isola d’Istria, già presente a Napoli alla rivolta del 1821.
Il loro gesto è valso a confermare l’italianità di quelle genti, più volte già evidenziata nel tempo da atti inequivocabili come il messaggio del capodistriano Gian Rinaldo CARLI, precursore del Risorgimento, che nel lontano 1765 esortava i fratelli della nostra penisola oppressi dalle diverse dominazioni straniere a divenire Italiani per non cessare d’esser uomini.
La loro eroica scelta ha giocato un ruolo strategico nella politica nazionale.
Infatti, fu anche grazie al loro esempio, nobilitato e reso quanto mai esplicito dal sacrifico di Guglielmo OBERDAN, (20 dicembre 1882), immolatosi in Trieste, proprio per scuotere le coscienze nazionali, se l’Italia abbandonò la “Triplice”, passò nell’ “Intesa” e mosse guerra all’Austria, uscendo chiaramente e nettamente vittoriosa dopo tre anni di durissima lotta.
Oggi duole constatare che il sacrificio dei Giuliani, non a caso chiamati dal grande giornalista Indro MONTANELLI “i migliori degli Italiani“, e quello enorme compiuto dalle centinaia di migliaia di connazionali immolatisi nel corso della Grande Guerra per portare l’Italia dopo un secolo di lotte entro i suoi storici e geografici confini naturali, appare vano a seguito delle sciagurate mutilazioni territoriali imposteci con l’iniquo trattato di pace del 10 febbraio 1947 che concludeva la 2^ Guerra Mondiale.
Non dimentichiamoli!
Gen. Riccardo BASILE