Il Giornale 31 ottobre 2007
Stop al francobollo per Fiume: vietato scrivere che era italiana di Fausto Biloslavo Gli esuli riescono a far stampare un francobollo su Fiume italiana, l’ambasciata croata protesta e all’ ultimo momento il governo Prodi blocca l’emissione lasciando a bocca aperta la gente accorsa per l’evento.
Il bubbone è scoppiato ieri, quando a Milano e a Trieste erano già pronte le cerimonie per presentare il francobollo di 65 centesimi dedicato a “Fiume – Terra orientale già italiana”. L’iniziativa era stata fortemente voluta dagli esuli, che fuggirono dalle loro terre occupate dai partigiani di Tito nel 1945. Il francobollo fa parte di un programma celebrativo delle Poste italiane per riconoscere il ruolo storico e la presenza della comunità tricolore sull’altra sponda dell’Adriatico.
L’emissione era stata da tempo approvata per la mattina del 30 ottobre, ma alle 22 del giorno precedente una comunicazione urgente bloccava tutto. Lo stesso vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, che doveva partecipare alla celebrazione, è stato avvisato all’ultimo minuto. Una quarantina di persone, fra esuli e appassionati di filatelia, hanno aspettato invano di entrare nel palazzo delle poste di piazza Cordusio nel capoluogo lombardo.
«Sembra che ci sia stato un intervento di Palazzo Chigi dell’ ultima ora, per sospendere l’iniziativa» spiega con rammarico al Giornale Guido Brazzoduro. Il presidente del Libero comune di Fiume in esilio, che ha organizzato l’evento, ricostruisce l’imbarazzante vicenda. «Tre settimane fa un alto funzionario del ministero degli Affari esteri mi ha informato che l’ambasciata croata aveva protestato per la scritta sul francobollo che indica Fiume come “già italiana”», rivela Brazzoduro. Si sperava che le note diplomatiche scambiate fra Italia e Croazia avessero risolto il contenzioso e invece ieri mattina è arrivata la doccia fredda. Il ministero delle Telecomunicazioni aveva intimato all’ultima ora di non emettere il francobollo, già pronto, su richiesta della Farnesina. «Il ministero degli Esteri ha segnalato l’ opportunità di valutare ulteriormente il momento migliore per dar corso all’emissione», confermano dall’ufficio stampa della Farnesina.
Sembra che lo stop sia legato alle imminenti elezioni in Croazia e comunque non è una novità. Anche la medaglia d’oro che il presidente Carlo Azeglio Ciampi voleva concedere alla città di Zara era stata bloccata il giorno prima dalle proteste croate. Sul francobollo, sotto la scritta “incriminata” sull’italianità di Fiume, è riprodotta l’immagine dell’attuale Museo marittimo e storico della città, che oggi si chiama Rijeka. Si tratta dell’ex palazzo del governatore occupato dai legionari di Gabriele d’Annunzio, che alla fine della prima guerra mondiale risposero all’appello della città di annessione all’Italia. Il palazzo fu cannoneggiato dalle navi italiane per sloggiare i legionari nel Natale di sangue del 1920, dopo la firma del trattato di Rapallo che riconosceva Fiume come “città libera”.
Alla fine della seconda guerra mondiale sui 60mila abitanti di Fiume, 54mila furono gli esuli italiani. Secondo le associazioni della diaspora «è stata vanificata un’ opera portata avanti con tatto e spirito europeo». Alleanza nazionale ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni e al ministro degli Affari esteri Massimo D’Alema. Il presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai, Mario Landolfi, ha bollato come «assolutamente disdicevole che il ministero delle Comunicazioni e Poste italiane abbiano deciso di sospendere l’ emissione di un francobollo dedicato alla città di Fiume, legata alla memoria e alla storia del nostro Paese».
Corriere della Sera 31 ottobre 2007
Andrea Garibaldi
L’emissione avallata dall’ex ministro Landolfi era prevista ieri. Gentiloni la rinvia. La Farnesina: rischi di polemiche durante le elezioni in Croazia Bloccato il francobollo su Fiume «italiana». Insorge An
ROMA – Tre milioni di francobolli con la facciata del Palazzo del Governatore di Fiume e la scritta «Fiume – terra orientale già italiana» erano arrivati negli uffici postali di tutta Italia, pronti per essere distribuiti a partire dal mattino di ieri. Valore 0,65 euro. Nella tarda serata di lunedì, però, dalle Poste centrali è arrivato lo stop: bloccare la vendita del francobollo su Fiume, città italiana diventata jugoslava dopo la Seconda guerra mondiale e croata dopo il 1991.
Fiume, l’Istria e la Dalmazia sono argomenti ancora caldi, in particolare sul confine Nordest: ieri l’Unione degli istriani ha tolto la bandiera italiana dalla sede di Trieste. E Fiume, Istria e Dalmazia sono temi sensibili per i partiti della destra. Subito è intervenuto il presidente della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, Mario Landolfi, Alleanza nazionale, che da ministro delle Comunicazioni avallò l’emissione del francobollo, decisa dalla Consulta filatelica, assieme a quella di altri due francobolli sulla cultura dalmata e istriana. Landolfi ha dichiarato che la sospensione è «disdicevole»: «Non va dimenticato che dei sessantamila abitanti della città di Fiume 54 mila finirono esuli per amore dell’Italia ». E poi, interrogazioni di Gasparri e Menia (An), proteste dell’ex ministro Giovanardi (Udc).
Cosa è accaduto? Il ministero delle Comunicazioni assicura che non c’è nessuna cancellazione, la distribuzione è soltanto spostata a lunedì 10 dicembre. Perché? La spiegazione è che dal ministero degli Esteri è arrivato un’avviso di opportunità: a metà novembre si terranno le elezioni politiche in Croazia e si trattava di non fomentare polemiche.
Questione di buon vicinato e anche interesse a non favorire le forze più estreme di Zagabria. A sua volta, il ministero degli Esteri era stato sensibilizzato dalla diplomazia croata. Così, dalle Comunicazioni è partito lo stop alle Poste.
Nulla passa sotto silenzio che riguardi Fiume e gli altri territori al centro delle contese territoriali fra l’Italia e le nazioni slave. Dopo la prima guerra mondiale ci fu l’occupazione di Fiume da parte di D’Annunzio e dei suoi 9 mila legionari contro la «vittoria mutilata » dell’Italia. La città fu poi annessa dal Fascismo, quindi occupata dai partigiani di Tito nel 1945 e infine assegnata alla Jugoslavia. Di qui le decine di migliaia di italiani che lasciarono case e beni per «rientrare» in patria.
Menia e Gasparri hanno chiesto al ministro Gentiloni chiarimenti su «questa odiosa vicenda, questa umiliante pagina di storia politico-postale che fa il paio con l’annunciata medaglia d’oro al Libero Comune di Zara in esilio, annunciata dall’allora presidente della Repubblica Ciampi e poi cancellata a un giorno dalla cerimonia ». Ieri le associazioni degli esuli sono state ricevute al ministero degli Esteri. Anche un francobllo può riaprire ferite mai ben cicatrizzate..
SECOLO D’ITALIA 31 ottobre 2007
Per l’annullo postale il governo ha deciso di attendere un momento migliore
D’ALEMA FA SOSPENDERE FRANCOBOLLO “IRREDENTISTA”
PROTESTANO AN E GLI ESULI DALMATI: CUPIDIGIA DI SERVILISMO VERSO CROAZIA E SLOVENIA
Sul caso immediata richiesta di chiarimenti da parte di Menia e Gasparri.
Landolfi, che da ex ministro curò remissione, afferma: sarebbe grave se si trattasse di cancellazione definitiva
Renato Berlo
Roma. Il governo italiano blocca il francobollo su Fiume per non irritare Croazia e Slovenia. Poste Italiane ha infatti deciso di «sospendere» il francobollo sulla città di Fiume «terra orientale già italiana», che avrebbe dovuto essere emesso ieri. «La decisione di differire l’emissione del francobollo – precisa Poste Italiane – è stata assunta, su richiesta del ministro delle Comunicazioni, dopo la segnalazione del ministero degli Affari esteri per una valuta-zione ulteriore circa il momento più opportuno per dare corso all’emissione filatelica». Una conferma, dunque, di quanto denunciato da An: il francobollo è stato censurato direttamente dalla Farnesina: ed è stato lo stesso ministro D’Alema a prendersi questo disturbo. La mossa non è stata ben digerita, ovviamente, dall’Unione degli istriani e dall’Assocìazìone nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd), secondo le quali la decisione è «inaccettabile». «È un provvedimento inaccettabile – ha infatti osservato il presidente dell’Unione, Massimiliano Lacota, che in segno di protesta ha deciso di togliere il tricolore dalla sede della sua associazione – che oltre a confermare l’arrendevolezza del governo italiano, in nome dei “buoni rapporti “con la Croazia e la Slovenia, umilia sfacciatamente gli esuli fiumani, istriani e dalmati di Per l’annullo postale il governo ha deciso di attendere un momento migliore fronte all’intera comunità nazionale».
Secondo l’Anvgd, infatti, «l’incredibUe decisione sembra sia stata motivata dalla protesta della Croazia presso il governo italiano per un’emissione che, a suo giudizio, assumerebbe un sapore “irredentista” e rivendicazionista». Il francobollo da 0,65 euro avrebbe dovuto essere emesso ieri (con annulli speciali apposti a Trieste e a Milano) per celebrare la città contesa nel secolo scorso tra Italia e Jugoslavia e che attualmente fa parte della Repubblica croata (con il nome di Rijeka). Oggetto della discussione è in particolare la scritta «Fiume – terra orientale già italiana» che sovrasta l’immagine della facciata del Palazzo del Governatore di Fiume, attuale sede del Museo marittimo e storico del litorale croato.
La sospensione del francobollo irrita Alleanza nazionale, che ha chiesto spiegazioni con un’interrogazione dei deputati Roberto Menia e Maurizio Gasparri: «Si tratta di un fatto di inadita gravita e risulta, in assoluto, da che esiste la Repubblica Italiana, essere la prima volta che accade un fatto simile – scrivono i due esponenti di An – in passato era stato ritirato (1958) il francobollo per la prevista visita dello Scià di Persia, non avvenuta causa malattia. Il “Gronchi Rosa” venne ritirato perché aveva un errore di stampa, mentre il francobollo per il K2 era stato solo previsto ma mai stampato. L’emissione per la Televisione Italiana (1954), che aveva anche l’Istria, fu oggetto di forti proteste dell’allora Governo Iugoslavo ma l’emissione uscì senza timori da parte italiana. Questi i precedenti del tutto ininfluenti rispetto al caso di oggi. Non risulta agli interroganti che al momento, siano state fornite motivazioni per il fatto denunciato, anche se da Poste italiane con imbarazzo si adducono “cause tecniche”». Le cause sarebbero però ben altre, rilevano Menia e Gasparri, infatti dietro la censura del francobollo (chiamata “differimento”) ci sarebbe la volontà di coprire l’atteggiamento assunto, su indirizzo governativo, «a seguito delle recenti notorie pressioni del governo croato ostile all’emissione del francobollo, peraltro già conosciuto, documentato e annunciato anche dalla stampa d’oltreconfine».
Gli esponenti di An ricordano, infine, che la Croazia nel 2006 ha fatto uscire un’emissione su Fiume con la riproduzione della Torre Civica e con il bollettino illustrativo che l’accompagnava scritto in croato, inglese, francese e tedesco che, parlando della città, in alcun modo faceva riferimento al suo passato italiano o all’Italia in genere. La vicenda del francobollo fa venire in mente l’annunciata medaglia d’oro al Libero Comune di Zara in esilio, promessa dall’allora presidente della repubblica Ciampi e poi cancellata ad un giorno dalla cerimonia. An accusa il governo di “cupidigia di servilismo” nei confronti della Croazia e chiede «quali azioni si vogliano intraprendere per cancellare quest’umiliante pagina di storia “politico-postale” italiana e garantire l’emissione del francobollo dedicato a Fiume, terra d’Italia». A sua volta Mario Landolfi, che da ministro curò l’emissione del francobollo, attacca il ministero delle Comunicazioni e rammenta che «l’emissione era stata promossa e approvata dalla stessa Consulta filatelica e inserita all’interno di un trittico dedicato alle terre orientali. In ogni caso sarebbe molto grave se ci trovassimo in presenza non di una momentanea sospensione ma di una definitiva cancellazione di un francobollo celebrativo di città legate alla memoria ed alla storia del nostro Paese. Non va dimenticato che dei sessantamila abitanti della città di Fiume cinquantaquattromila finirono esuli per amore dell’Italia».
Libero 31 ottobre 2007
D’Alema ferma il francobollo su Fiume italiana
ALBERTO BUSACCA
Milano
Era già tutto pronto. C’era il francobollo e il bollettino illustrativo,l’annullo speciale della filatelia e la sala per la presentazione ufficiale. Poi, all’ultimo minuto, è arrivato il più classico dei “contrordine compagni”: cerimonia annullata. Tutto rinviato a data da destinarsi.
La decisione di fare un francobollo in memoria della città di Fiume, resa famosa dall’impresa di D’Annunzio, risale ai tempi del governo Berlu-sconi.
Ora, finalmente, il progetto stava per essere realizzato. Le Poste avevano preparato l’affrancatura (con l’immagine della facciata del palazzo del Governatore) e fissato l’emissione per il 30 ottobre. Ma ieri, in extremis, è arrivato lo stop. Ufficializzato da uno scarno comunicato delle Poste. La decisione di differire l’uscita del francobollo, si legge in una nota del gruppo, «è stata assunta su richiesta del ministro delle Comunicazioni, dopo la segnalazione del ministero degli Affari Esteri, per una valutazone ulteriore circa il momento più opportuno per dare corso all’emissione filatelica».
Il problema, nascosto dietro al linguaggio burocratico, sarebbero le proteste dei croati, che sembra non abbiano gradito l’iniziativa e in particolare la scritta sul francobollo dove Fiume viene definita «terra orientale giàitaliana». Sembrapure che secondo i croati l’emissione avrebbe potuto influenzare le loro elezioni politiche in programma per il 25 novembre. Il rinvio a un «momento più opportuno», in pratica, sarebbe riferito alla necessità di non condizionare il voto di un paese straniero.
Questa spiegazione, però, non convince gli esuli, che ieri erano accorsi a Milano per festeggiare il loro francobollo. «Sapevamo che c’erano delle perplessità croate», commenta Guido Brazzoduro, presidente dell’Associazione libero comune di Fiume in esilio, «ma bloccare tutto proprio la mattina dell’emissione è disdicevole». «C’era gente da Roma, Genova, Verona e tante altre città», aggiunge, «e non è venuto nessuno neanche a chiedere scusa». «Per gli esuli è l’ennesima delusione», attacca Roberto Predolin, dell’esecutivo nazionale dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia. «Mi auguro che il progetto non sia abbandonato», aggiunge, «ma già il rinvio è una cosa grave e una mancanza di rispetto verso gente che ha sofferto abbastanza». Proteste e iniziative sono arrivate anche dalla politica. Maurizio Gasparri e Roberto Menia, di Alleanza nazionale, hanno presentato un’interrogazione a Gentiloni e D’Alema per chiedere «quali siano i reali motivi del ritiro», mentre Carlo Fidanza, capogruppo di An al Comune di Milano, si appella alla Moratti perché nel capoluogo lombardo sia dedicata una piazza alla città di Fiume. «Se il governo batte in ritirata», commenta, «tocca a noi fare qualcosa per difendere una parte importante della memoria storica del nostro Paese».