Beffa per i profughi istriani: all’anagrafe risultano serbi
di Fausto Biloslavo
Fuggiti dall’ Istria per le persecuzioni titine, si ritrovano nei documenti la sigla
Prima sono stati costretti all’esodo, dalle violenze di Tito, poi la storia ufficiale li ha volutamente dimenticati ed oggi gli esuli italiani dell’Istria, Fiume e Dalmazia vengono addirittura beffati. Su alcuni documenti pubblici risultano nati in Serbia-Montenegro, Croazia, Slovenia alla stregua di extracomunitari. I più fortunati si ritrovano con un documento che riporta, come luogo di nascita, la vecchia Jugoslavia. Un oltraggio per chi sente di aver perso tutto per l’Italia.
Lo scorso aprile Nidia Cernecca ha acquistato un’automobile e sbrigato tutte le pratiche per i documenti di circolazione. La signora è un’esule istriana, che oggi vive a Verona, sempre in prima linea per le battaglie dei 350mila italiani che dovettero fuggire dalle proprie terre annesse alla Jugoslavia di Tito dopo il 1945. Sul certificato di proprietà risulta che la signora Cernecca è nata a Gimino, un paese italiano, nel centro dell’Isola, prima dell’esodo. Sulla casella indicata per la provincia o lo Stato, se diverso da quello italiano, compare la sigla «Yu», che sta ad identificare la Federazione jugoslava socialista creata da Tito. Un vecchio problema che si era posto anche sulle carte d’identità, fino a quando lo Stato non aveva emanato una legge almeno per omettere lo Stato di appartenenza attuale del comune di nascita. Legge ancora disattesa per molti documenti pubblici a cominciare dalla carta di circolazione. Se la signora Cernecca ci aveva fatto quasi il callo a quella fastidiosa «Yu» non poteva immaginare il resto. Sul nuovo documento di circolazione del 27.04.2005 risulta correttamente nata a Gimino, 68 anni fa, quando era Italia, ma accanto sta scritto «SerbiaMontenegro». I nuovi sistemi informatici si sono aggiornati, dato che la Jugoslavia di Tito è crollata in un bagno di sangue. Sulle sue ceneri sono sorte Repubbliche separate come la federazione fra Serbia e Montenegro. L’aspetto più assurdo è che Gimino, trovandosi nell’Istria centrale, attualmente fa parte della Croazia. «Oltre al danno la beffa – osserva Nidia Cernecca -. Adesso sono diventata extracomunitaria e magari se vengo fermata dalla polizia stradale, per un controllo, mi chiedono il permesso di soggiorno. Queste offese sono frutto del silenzio e dalla disinformazione che per troppi anni ha avvolto la storia di un pezzo d’Italia».
«Quando ho protestato allo sportello del pubblico registro automobilistico mi hanno detto che in alternativa potevo cambiare il mio “stato” di nascita da Serbia-Montenegro alla solita Yu di Jugoslavia» racconta amereggiata l’esule.
Non si tratta di un caso isolato, ma di un problema diffuso anche con altri documenti pubblici. A Brescia e dintorni, circa 3mila esuli si sono visti recapitare la carta regionale dei servizi con un oltraggio ancora peggiore. Sulla tessera plastificata il luogo di nascita non specifica la città, ma solo lo Stato. Quindi Claudia Zorizza, italiana di Zara, si ritrova nata in Croazia. Erio Giachelich, fiumano del Quarnaro, è invece nato in Serbia e Monte-negro, secondo il curioso sistema informatico della Regione Lombardia. Tragicomico il caso di Franco Liberini, nato a Tolmino, in provincia di Gorizia, prima di venir occupato dai titini alla fine della seconda guerra mondiale. Il computer non riconosce Tolmino e quindi nello spazio del luogo di nascita, viene stampato un enigmatico «non codificato». A Brescia l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd), uno dei gruppi che rappresenta gli esuli, ha inviato una lettera di protesta a tutti gli enti coinvolti nella beffa dei documenti. Per assurdo esiste già una legge, del 15 febbraio 1989, che risolve alla radice il problema, ovvero «obbliga a riportare sui documenti in genere, in cui ricorre la necessità di indicare il luogo di nascita dell’interessato, solo il nome italiano del Comune, senza riferimento allo Stato cui attualmente appartiene». La Regione Lombardia ha spedito la settimana scorsa una lettera di scuse invitando 1’Anvgd ad informare gli esuli che possono rivolgersi alle Aziende sanitarie locali per richiedere una nuova tessera dove sarà indicato come luogo di nascita, Pola, Fiume, Zara, Tolmino, ovvero i toponimi delle città in italiano.
«Resta l’amarezza per l’ignoranza della pubblica amministrazione – spiega Luciano Rubessa che a Brescia ha sollevato il caso – Evidentemente la storia rimossa della nostra tragedia ha colpito ancora. Ci sentiamo vilipesi, o quantomeno presi in giro, se nel 2005 chi ha scelto la via dell’esodo, proprio per rimanere italiano, si ritrova croato, sloveno, serbo o montenegrino».