In questi giorni e’ stato recapitato a molte società ed organizzazioni no profit il censimento ISTAT.
Possiamo tralasciare ogni considerazione sull’enorme costo e sull’inutilità dell’operazione, probabilmente buona solo al mantenimento dell’ennesimo carrozzone statale quale e’ l’Istituto di statistica, affiancato dalla ancor più inutile Camera di commercio.
Non possiamo pero’ non sottolineare un aspetto con due conseguenze enormi: vi sarete accorti che il modulo e’ scritto in una lingua straniera, presumibilmente slava, ed in italiano.
Ma vi siete domandati quanto ci costa?
Quanto ci costa stampare ed inviare a migliaia di enti un modulo con il numero doppio di pagine, di cui meta’ in lingua straniera, ai più sconosciuta, in sostanza assolutamente inutile? Chi paga tutto questo? Ancora non abbiamo capito che sono anche questi gli sprechi da eliminare?
E poi: sono responsabile di un ente, obbligato quindi a leggere, rispondere e sottoscrivere la dichiarazione… Si ma sottoscrivo anche una parte (la meta’!) scritta in una lingua che non conosco, che potrebbe contenere qualsiasi affermazione o informazione, al di fuori di ogni controllo. Vi sembra normale? Come posso firmare, ufficialmente, un documento che non capisco? No, mi rifiuto, questo questionario lo riconsegno, ne voglio uno che posso comprendere per intero, senza dubbi, e sottoscrivere assumendomene la piena responsabilità.
Ma l’Istat non poteva pensarci prima? Non sarebbe stato molto più semplice e meno costoso inviare a tutti un modello scritto in italiano, con la possibilità poi per chi non lo capisca o per altri motivi lo volesse, mettere a disposizione sul sito la versione in altre lingue, dal serbo al cinese, passando per tutte le lingue parlate nella nostra provincia?
Andrea Sardos Albertini