articolo tratto dal quotidiano Il Piccolo di Trieste:
È morto ieri – 4 aprile – nella sua casa di Porto Venere (La Spezia) all’età di 89 anni Arrigo Petacco. Giornalista, saggista, storico e sceneggiatore italiano è stato tra l’altro direttore del quotidiano La Nazione di Firenze e del mensile Storia Illustrata. Il suo ultimo lavoro “Caporetto”, scritto insieme all’ex giornalista de L’Unità Marco Ferrari, è uscito solo pochi mesi fa. Lascia le figlie Carlotta, consulente editoriale e Monica, caporedattore del Tg2.
Appassionato, quasi ossessionato dalla storia, sempre pronto a sfogliare le pagine del tempo e degli avvenimenti senza seguire le correnti dominanti, Arrigo Petacco è stato uno quei giornalisti-storici che sempre cercano nelle pieghe dei fatti e nelle scomode testimonianze una via verso un’oggettività che non rinunci al gusto della narrazione. Nato nel 1929 a Castelnuovo Magra, nella provincia della Spezia, Petacco iniziò la sua carriera giornalistica nella redazione de “Il Lavoro” di Genova diretto allora da Sandro Pertini. Prolifico scrittore, ha sceneggiato vari film e realizzato numerosi programmi televisivi, in particolare con la Rai. Nella sua attività giornalistica ha intervistato alcuni tra i protagonisti della seconda guerra mondiale. Nel 1983 vinse il Premio Saint Vincent per il giornalismo grazie alle sue inchieste televisive e nel 2006 ottenne il Premio Capo d’Orlando, sempre per il giornalismo. Nel biennio 1986-87, succedendo a Tino Neirotti, ha diretto il quotidiano fiorentino La Nazione e la rivista Storia illustrata.
Curioso e infaticabile segugio delle storie, dal suo romanzo biografico dedicato all’ufficiale della polizia americana Joe Petrosino, che combatté contro la mafia e venne ucciso, fu tratto nel 1972 il seguitissimo sceneggiato televisivo intitolato appunto “Joe Petrosino”. E sempre da un suo libro, dal romanzo “Il prefetto di ferro”, nel 1977 Pasquale Squitieri girò l’omonimo film, diventato ormai un classico.
Quasi sterminata la sua bibliografia, con una settantina di titoli fra romanzi e saggi, più una ventina di programmi televisivi e documentari. Dal primo romanzo “La morte cammina con la sposa” pubblicato con lo pseudonimo di Harry Arpet, fino all’ultimo saggio, “Caporetto. 24 ottobre-12 novembre 1917: storia della più grande disfatta dell’esercito italiano” (Mondadori) scritto a quattro mani con Marco Ferrari, Petacco non si è risparmiato nelle incursioni nella storia, specie nel periodo della seconda guerra mondiale.
A Trieste e in regione ha lasciato il segno con il libro “L’esodo.
La tragedia negata degli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia” (Mondadori), che nel 1999 fu tra i primi ad ampia divulgazione a portare la memoria dell’esodo e delle foibe in tutta Italia, suscitando vasto interesse e non poche polemiche.