Ristampato dopo mezzo secolo il saggio di Stefano Terra con il mistero del “falso” Josip Broz Tito, riappare il libro fatto sparire da Belgrado
Riappare dopo mezzo secolo il saggio di Stefano Terra “Tre anni con Tito”, pubblicato da Mgs Press Belgrado disse: fate sparire quel libro Il mistero del vero Josip Broz, lo “strappo” con Mosca studiato ad arte
Ci mise poco a sparire dalle librerie, “Tre anni con Tito”. Qualche settimana appena. E non perchè i lettori, a frotte, si fossero precipitati ad acquistare quel saggio controcorrente scritto da Stefano Terra nel 1953. No, sembra piuttosto, come sostiene la moglie del giornalista e scrittore, che le autorità di Belgrado ordinarono alla loro ambasciata di Roma di comperare tutte le copie disponibili.
Così, in un lampo, quel libro pubblicato dalla piccola casa editrice Bocca finì per diventare un oggetto misterioso. Un libro maledetto. Di cui si parlava soltanto a mezza voce. Di cui molti favoleggiavano il contenuto, senza averlo nemmeno sfogliato. E solo adesso, a distanza di mezzo secolo, “Tre anni con Tito” esce dall’oblio e ritorna in libreria.
La settimana prossima sarà Mgs Press (con il contributo della Provincia di Trieste e della Lega Nazionale) a distribuire il saggio di Stefano Terra, il cui vero nome era Giulio Tavernari, morto a Roma nel 1986. Il 14 dicembre verrà presentato al Circolo della Stampa di Trieste, alle 18, da Giuseppe Parlato, Giorgio Cesare e dalla moglie Emilia Tavernari.
Non si accontentava di raccontare ai suoi lettori le verità di regime, Stefano Terra. Da buon borghese liberale, da antifascista che credeva negli ideali di Giustizia e Libertà, quando si trovò a spiegare la Jugoslavia di Tito ai lettori della “Stampa” e agli ascoltatori dei programmi Rai, decise di non basarsi sulle veline. Anche perchè, in quegli anni, era ancora aperta la “questione di Trieste”. E chi guardava l’Europa, il mondo, da Belgrado aveva la sensazione che gli americani fossero disposti a cedere alle mire di Josip Broz sulla Venezia Giulia. Perchè solo lui aveva dimostrato di saper tenere testa all’Urss.
Così Terra, che anni dopo avrebbe vinto il Premio Campiello e il Viareggio con i romanzi “Alessandra” e “Le porte di ferro”, decise di prendere sul serio la sua missione di inviato. E cominciò a indagare su alcune stranezze del regime di Tito. Rischiando la pelle, rivelò perchè i discorsi del leader jugoslavo, trasmessi dalla radio con grande enfasi, all’improvviso venivano interrotti e sostituiti da brani musicali. Semplice: di solito, dopo aver tracannato un bicchiere di vino, Josip Broz lasciava da parte il linguaggio forbito e si rivolgeva alla gente con espressioni a dir poco colorite. A Roma che insisteva per riavere Trieste mandava a dire: “L’Italia e De Gasperi non avranno nulla da noi, nemmeno una fava bagnata di piscio”. E poi, dietro l’apparente affabilità di Tito c’era un bel mistero. Tutti continuavano a interrogarsi: ma perchè parla con quell’accento marcatamente russo se dice d’essere croato? Terra cominciò a chiedere in giro e si spinse fino a Kumrovec, il paesone natale del Maresciallo. Lì raccolse testimonianze imbarazzanti. “Mi ricordo bene di Josip Broz – disse un vecchio – perchè quando andò apprendista meccanico a Sisak tornò senza due dita”. E aggiunse che quel Josip Broz non venne arruolato nell’esercito, perchè gli mancavano l’indice e il medio della mano. Chi era, allora, lo Josip Broz Tito che aveva tutte e dieci le dita?
Ecco, “Tre anni con Tito” è questo e molto di più. Un libro che, ancora oggi, racconta la Jugoslavia di Tito senza il timore di ridimensionare un mito costruito troppo in fretta. Con quarant’anni d’anticipo arriva a preconizzare il sanguinoso scontro etnico che avrebbe sconvolto i Balcani. E fa capire che perfino lo “strappo” con Mosca fu costruito e strombazzato ad arte.
Normale che Stefano Terra fosse arrestato, nel settembre del 1953. E poi espulso dalla Jugoslavia. Ancora oggi il suo libro scorre, pagina dopo pagina, come lava incandescente.
Alessandro Mezzena Lona
da “Il Piccolo” del 1/12/04