Vediamo di capire

Vediamo ora di cercare anche di capire il perché di tutto ciò, di cercar di individuare le ragioni di una baraonda, apparentemente inspiegabile, Senz’altro ha giocato una motivazione per cosi dire “di pelle”. Va ricordato che c’era appena stato il raduno alpino e Trieste si era tutta vestita di tricolore (ed in Lega c’era stata la fila di migliaia e migliaia di triestini che venivano a chiedere il vessillo nazionale); c’era stato il giro d’Italia del Cinquantenario ed anche nell’occasioni il bianco-rosso-verde l’aveva fatta da padrone; c’erano state tutta una serie di iniziative, in questi mesi, nel corso delle quali la bandiera nazionale aveva sventolato nella nostra città. C’è però, evidentemente, della gente che a quella bandiera è decisamente allergica, quando vede il tricolore sa che esso richiama i valori nazionali, sa che ci parla di Patria, sente che il suo sventolio scandisce “Italia, Italia; Italia”. Tutto questo, per tali signori, è motivo sicuro di disturbo e di fastidio, provoca un rigetto psico-fisico, un rifiuto viscerale. C’è chi è allergico alla fragole o chi lo è al fieno; loro sono allergici al tricolore. Vorrebbero cancellarlo, vorrebbero almeno che lo si potesse vedere il meno possibile (meglio se assieme ad altri simboli che lo confondano e lo mimetizzino). Vorrebbero proprio strapparlo via, quando se lo trovano di fronte: in certe contrade del Carso possono ancora permetterselo, altrimenti devono accontentarsi di dare sfogo al loro livore sulla pagine (ospitali) di qualche quotidiano locale.

Sarebbe però limitativo pensare che la causa di tutto quanto successo vada ricercata esclusivamente in questa sorta di allergia da tricolore. Sarebbe limitativo e profondamente sbagliato. Perché la gazzarra scatenata ha avuto dei connotati di mobilitazione e di orchestrazione che non si spiegano con il solo rigurgito di trinariciuti.

La vicenda, in realtà, va letta alla luce di una ben chiara motivazione politica.

In primo luogo l’atmosfera di surriscaldamento elettoralistico. Si era , infatti, in procinto di votare per le elezioni europee e, come ben noto, quando il momento del voto è vicino tutto, nella politica, si amplifica e si accelera.

Ma, ancor più di questo, è dato leggere, in quanto successo, una chiara gestione politica della vicenda, una gestione, lucidamente, finalizzata – da parte delle opposizioni – a preparare il terreno per un futuro attacco all’Amministrazione comunale, sul tema dei contributi statali per le celebrazioni, attacco che evidentemente partirà in grande stile non appena le celebrazioni del cinquantenario saranno concluse. Il futuro (ormai prossimo) ci dirà se l’interpretazione è corretta.

Che tale interpretazione politica dello “scandalo del kit tricolore” sia corretta, indirettamente, risulta da un segnale molto, molto eloquente: la bagarre è iniziata ad opera dei consiglieri comunali del centro sinistra, di parlamentari della stessa area, di sindacalisti della triplice, tutti insomma riconducibili ad un medesimo schieramento. Poi però è intervenuto sulla scena un altro soggetto politico: Rifondazione Comunista che ha rivolto appelli a far riferimento alle sue sedi, nella mobilitazione anti tricolore. A quel punto, improvvisamente, tutto si è placato, le polemiche sono finite e certa compiacente stampa locale è passata ad occuparsi d’altro. E’ stato evidente che qualcuno si era chiesto “è utile agitare l’albero della polemica, se poi i frutti vengono raccolti dai concorrenti del compagno Bertinotti?” Qualcuno questo se lo è chiesto ed ha concluso che forse non conveniva più. Ha dato, dunque, lo stop ed il polverone di polemiche è miracolosamente cessato.

In definitiva una operazione strettamente politica, direi anche di “bassa macelleria politica”, che poco ha acchè fare con la storia, con la didattica o con l’educazione civile dei giovani.

Se così è, mi chiedo e vi chiedo cosa centra in tutto ciò la Lega Nazionale? Pur con tutto il rispetto per chi si trova praticare la dimensione della politica (anche della sua bassa morale) , è chiaro che la Lega Nazionale non appartiene, non può appartenere a tale tipo di realtà. Il polverone polemico sulle “Note storiche”, infatti, non lo abbiamo certamente cercato, lo abbiamo solamente subito.

Gli ottimisti potranno ben consolarsi ricordando il “parlatene bene o parlatene male, purchè ne parliate” e compiacersi che per la Lega Nazionale un titolo in prima pagina del Corriere della Sera non sia certo cosa da poco. I pessimisti, invece, forse avranno motivo di preoccupazione, ricordando viceversa il “calunniate, calunniate, qualcosa resterà” e paventando ricadute negative dagli attacchi subiti , anche se sgangherati. Da parte mia preferisco ribadire quello che mi pare abbia da essere, più che mai, il nostro criterio di fondo, la nostra linea guida: fare semplicemente ciò che riteniamo sia giusto, senza temere polemiche, senza cercare pubblicità. Ed il far pervenire, ai nostri ragazzi, alle nostre scuole l’inno nazionale, le note storiche, le magliette tricolori era ed è cosa sicuramente buona e giusta.

E sono stati tanti, tantissimi i ragazzi, i genitori, gli insegnanti che lo hanno apprezzato e che hanno detto il loro grazie alla Lega Nazionale.

Paolo Sardos Albertini