Il tesoro della DC in Istria – Articolo de “Il Piccolo”

da “Il Piccolo” su [Kataweb]

Il tesoro della Dc: è giallo

di Silvio Maranzana

Sembra un «giallo» senza fine la vicenda del patrimonio immobiliare dell’ex Democrazia cristiana finito in Istria: 205 tra palazzi, appartamenti e sedi di circoli. Dopo la scoperta fatta dal Corriere della sera del passaggio delle finanziarie a una società amministrata da Silvano Mitrovic, croato di 44 anni di Buie, che ha sede in una casa che risulta di proprietà di Roberto Giurissevich, 60 anni, in località Zacchigni, lo stesso papà di Mitrovic, Spasoje, ha ammesso che il figlio avrebbe «messo alcune firme sperando di poter aprire un ufficio in Istria». Adesso salta fuori un ulteriore atto di compravendita firmato sempre nello studio del notaio Claudio Avitabile di Bardolino, sponda veronese del lago di Garda che, nell’agosto scorso, registra il passaggio di 152 dei 205 immobili in questione, a un altro istriano, Silvano Brajkovic, 41 anni, domiciliato, a Crasizza nei pressi di Buie. Tra questi ultimi non risulta Palazzo Diana a Trieste che però, anche sulla scorta delle dichiarazioni rilasciate dai dirigenti locali, sembrerebbe aver preso comunque la strada istriana.

TRIESTE – C’è un altro colpo di scena nella vicenda dei 205 palazzi, parte dell’immenso tesoro immobiliare dell’ex Democrazia Cristiana, finiti non si sa come nelle mani di alcune società fantasma in Istria. Ed è un colpo di scena recentissimo.

Dopo la scoperta da parte del «Corriere della Sera» che alcune di queste società, intestate a un certo Silvano Mitrovic, avevano sede nel paesino di Zacchigni, vicino Umago, ora viene fuori che appena il 2 agosto 2003, ben 152 fra sedi e circoli della Democrazia cristiana passano a un altro istriano. Si tratta di Silvano Brajkovic, nato a Pisino il 28 marzo 1963, domiciliato nei pressi di Buie, in località Crasizza al numero 44. Che è anche la sede della «Severo srl.» di cui Brajkovic è amministratore unico e alla quale sono intestati ora gli immobili. Tra questi, uno è a Ronchi dei Legionari, due nel comune di Udine e uno, di ben sedici vani, a Talmassons. Altri sono sparsi in tutta Italia: da Ferrara a Macerata, da Ancona a Perugia.

Ma non è tutto: ci sono pochi dubbi infatti che sia finito, almeno formalmente, in mani croate, anche Palazzo Diana, sede della Democrazia cristiana di Trieste, per mezzo secolo il vero centro del potere politico e economico cittadino, oltre che stabile di particolare pregio e valore.

Dietro alla vicenda dei 205 immobili della Dc si nasconde una delle più ingarbugliate e complesse operazioni di cessione di patrimonio immobiliare mai avvenute in Italia. Quello che sembra essere l’atto finale – ma non è detto che non salti fuori un’ulteriore scatola cinese – risale come detto al 2 agosto 2003. Nello studio del notaio Claudio Avitabile, a Bardolino, sul Garda sponda veronese, il patrimonio immobiliare della «Universo srl.» del trentino Paolo Borgo – titolare dei 205 beni – passa alla «Severo srl.» del buiese Silvano Brajkovic.

La giornalista Fabiana Marcolini de «L’Arena» di Verona ha ricostruito ieri alcuni passaggi. Gli immobili, sedi del partito e palazzi storici ereditati da Ppi e Cdu dopo lo scioglimento della «Balena bianca» vengono affidati a due società, la «Ser spa» e l’«Immobiliare spa» (a quest’ultima apparteneva anche Palazzo Diana, ndr.) le cui quote vengono acquistate da altre due finanziarie, la «Affidavit» e la «Sfae» a propria volta acquistate da un uomo d’affari di Verona, Angiolino Zandomeneghi, 45 anni di Colognola ai Colli. Il passaggio avviene il 26 febbraio 2002, dieci giorni prima del congresso del Ppi.

Pare che Zandomeneghi, socio di una decina di società importanti, un patteggiamento a una pena di un anno e dieci mesi per la truffa del foraggio disidratato ai danni della Cee, riesca a concludere l’affare per la miseria di 3 milioni di euro. Si trova però poi a fronteggiare Ppi e Cdu, ovvero i «diseredati» intenzionati a riprendersi i beni sulla base della non validità del contratto di cessione perché siglato dai vecchi tesorieri. A loro però il giudice dà torto.

Un’altra svolta avviene nell’agosto 2002 allorché viene chiesto il fallimento dell’immobiliare «Europa», srl con sede a San Bonifacio che aveva acquistato le quote delle due finanziarie, il cui amministratore unico, almeno fino al gennaio 2003, è appunto l’immobiliarista trentino Paolo Borgo. Seguono una serie di querele e controquerele tra Zandomeneghi e alcuni giudici fallimentari romani. Nel frattempo 205 palazzi o appartamenti italiani «scivolano» in Istria, come un sorta di «beni abbandonati» alla rovescia dalla Balena bianca