“Nelle tre proposte di legge in esame n. 5199 d’iniziativa dei deputati Bontempo, Amoruso ed altri; n. 2337 d’iniziativa del deputato Peretti; n. 3208 d’iniziativa del deputato Benvenuto, così come nella relazione dell’on. Giorgio Conte, ci si riferisce esclusivamente ai nostri connazionali residente nelle Repubbliche di Croazia e Slovenia, eredi della ex repubblica Federativa di Jugoslavia.
E’ ben vero che le vicende che hanno fatto seguito al secondo conflitto mondiale e che hanno portato i nostri connazionali a perdere la cittadinanza italiana, hanno interessato i territori istriani e dalmati che oggi fanno parte della Croazia e della Slovenia. Ma va anche rilevato che ci cittadini italiani coinvolti non vivono oggi soltanti nei territori che l’Italia fu costretta a cedere alla Repubblica di Jugoslavia, anzi è vero l’esatto contrario.
Non dobbiamo infatti dimenticare che la stragrande maggioranza degli abitanti italiani di quei territori – 350 mila – furono costretti all’esilio e molti all’emigrazione negli altri continenti: in Australia , in Sud e Nord America. Il numero esatto degli esuli emigrati non è possibile stabilirlo, si può comunque stimare in circa settantamila, diviso fra gli USA (25.000), il Canada (12.000), il Sud America (25.000) e l’Australia (8.000). Pochi altri si trovano in Sud Africa e nei vari paesi europei.
Dopo il terribile strappo dell’esodo dalla propria terra di origine per cercare riparo in Patria, decine di migliaia di esuli istriani, fiumani e dalmati, infatti, non trovando sistemazione in Italia, presero l’amara via dell’emigrazione. Molti di loro hanno lasciato l’Italia già prima del 1947, altri hanno raggiunto i familiari dopo gli anni ’50 e pur avendo optato per la cittadinanza italiana, come profughi molti di loro hanno viaggiato assistiti dall’Organizzazione dell’ONU, IRO – International Refugee Organization, per una nuova via oltreoceano, subendo la perdita della cittadinanza italiana.
All’arrivo a destinazione infatti, sono stati iscritti all’anagrafe come profughi jugoslavi, tutti i cittadini italiani che avevano lasciato i territori ceduti alla Jugoslavia e che furono registrati sulla base della località di provenienza. E come tali sono considerati ancora oggi.
Se, ad esempio, si prende in esame la situazione esistente in Australia, si deve anche osservare che fino allo scorso anno chi prendeva altre cittadinanze, perdeva quella australiana, per cui non è stato possibile fruire della Legge 91 del 5 febbraio 1002, da parte dei cittadini italiani colà emigrati.
Appare dunque essenziale ed opportuno che il provvedimento legislativo che si sta varando, non preveda – contrariamente a quant idnicato nelle tre proposte di legge all’esame di questa Commissione – il vincolo della residenza nelle Repubbliche di Croazia e Slovenia per l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte degli esuli italiani poi emigrati e dei loro discendenti. Si tratta di un serio e grave problema di giustizia che i nostri connazionali lontani dall’Italia si aspettano che sia risolto venendo incontro al loro vivo desiderio di fare parte della nazione italiana.
Per rendersi conto di quanto importante venga considerato questo problema, si segnala che in occasione della prima celebrazione della “Giornata del Ricordo” , istituita dal Parlamento a ricordo della firma del Trattato di Pace del 10 febbraio 1947, a Trieste converranno nei giorni 9, 10, 11 febbraio, centinaia di esuli emigrati con l’assistenza del Ministero degli Italiani nel Mondo ed uno dei temi trattati nel convegno del giorno 9, è proprio quello relativo all’acquisizione della cittadinanza italiana. La partecipazione di questa Commissione all’incontro di Trieste sarebbe oltremodo utile e significativa e verrebbe sicuramente molto apprezzata dagli esuli, anche come segno di concreta attenzione alle loro aspettative. (Silvio Delbello )