da Il Piccolo 8 marzo 2005
Tito ritorna ad occhieggiare dal Sabotino
Ripristinato il grande agglomerato di pietre,
cento metri di lunghezza e 25 di altezza
E il maresciallo Tito è tornato a vegliare su Nova Gorica dall’alto del Sabotino. Cento metri di lunghezza e venticinque di altezza, composta da massi che pesano 50 chilogrammi l’uno – come, con geometrica precisione, appunta l’agenzia di stampa slovena Sta -, la scritta “Naš Tito” è riapparsa all’alba di domenica. A riportarla alla luce, disfando la scritta “Slo” che era stata composta sul monte il 25 giugno scorso a celebrare la festa dell’indipendenza della Slovenia, sono stati una cinquantina di nostalgici che devono aver lavorato tutta la notte tra sabato e domenica scorsi. Di più, su di loro, la Sta non dice, limitandosi, appunto, al numero.
Riappare Tito sul Sabotino e oltre confine, sfruttando anche Internet, si rianima il dibattito. Già, perchè il sito della radiotelevisione di Stato (www.rtvslo.si) ne approfitta per lanciare un sondaggio: “Bisognerebbe dichiarare la scritta ‘Naš Tito’ monumento?” è la domanda che viene posta ai navigatori della rete. Ieri (il sondaggio è stato lanciato intorno alle 10) avevano votato poco più di duecento persone, facendo stravincere i “sì”, attestatisi al 75 per cento.Tito, anzi quel “nostro Tito”, apparve sul Sabotino nel 1978, in occasione di un raduno della gioventù socialista slovena celebrato proprio a Nova Gorica con ospite il maresciallo Josip Broz, che sarebbe morto due anni più tardi. “Naš Tito” lì e un più semplice “Tito”, poi, nella valle del Vipacco, sopra Renziano, uno dei cuori partigiani della zona. Dopo l’indipendenza della Slovenia si preferì far finta di nulla, lasciare che fosse la natura a fare il suo corso, “mangiandosi” quei massi dipinti di bianco così come altrove, ad esempio lungo il Vallone, si è “mangiata” le altane di vigilanza dei graniciari.
Quelle sette lettere però erano tornate a luccicare sul fianco del Sabotino a fine marzo, lo scorso anno, giusto in tempo per salutare l’ingresso della Slovenia nella Ue, vegliando dall’alto su quella piazza della Transalpina dalla quale invece era scomparso l’altro grande simbolo del socialismo schiaffato in faccia all’Italia, la stella rossa. Poi, a giugno, il blitz, si disse allora, di un gruppo europeista. Via Tito, è apparsa “Slo”. E adesso, riecco Tito occhieggiare dal Sabotino, forse non a caso nel momento in cui divampano le polemiche, rinfocolate anche dalla trasmissione – prima in Italia poi anche in Slovenia – della fiction “Il cuore nel pozzo” ispirata alla tragedia delle foibe, con i sindaci del Litorale sloveno che discutono (ma non hanno ancora approvato) un documento di condanna della lettura di quei fatti offerta dalla tv.
Guido Barella
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