Doppia cittadinanza: l’iter bloccato meschinamente

Nella sede della Lega Nazionale, lunedì 10 ottobre 2005, si è tenuta, una conferenza stampa sull’iter della legge che prevede il riconoscimento della cittadinanza italiana .

Il Presidente della Lega Nazionale avv. Paolo Sardos Albertini ha presentato i due relatori. L’on. Roberto Menia, presentatore di una delle proposte di legge, inglobata nel testo unificato, ha sottolineato le ragioni di tale iniziativa che alla Camera è già stata approvata direttamente in sede legislativa in ambito di Commissione. Viceversa al Senato è stata bloccata , per iniziativa dei Democratici di Sinistra, la proposta di seguire un iter analogo che avrebbe permesso l’approvazione finale di tale provvedimento. L’iniziativa dei DS alla Camera risulta tra l’altro motivata da argomentazioni decisamente assurde e infondate e cioè si ipotizza che siano milioni i possibili beneficiari di questa legge, si parla di fantomatici oneri per le finanze dello Stato italiano.

Ha preso quindi la parola il dott. Fulvio Varljen , esponente della Comunità degli Italiani di Fiume ed attualmente responsabile di una delegazione della Lega Nazionale a Rovigo. Il dott. Varljen ha evidenziato le ragioni di forte valenza morale che giustificano l’aspettativa di recupero della cittadinanza italiana per coloro che (loro e i loro discendenti) avevano già la cittadinanza italiana e ne sono stati privati dalle ingiustizie della storia.

L’avv. Sardos ha ricordato la vicenda clamorosa delle oltre cinquemila famiglie solo a Fiume alle quali, dopo il Trattato di Pace, venne rifiutata l’opzione a favore della cittadinanza italiana. Costoro per oltre mezzo secolo sono rimasti prigionieri di uno Stato che era non solo negatore della libertà ma anche oppressore della loro identità nazionale italiana. Questi nostri connazionali ed i loro discendenti hanno il sacrosanto diritto di reclamare, come riconoscimento della cittadinanza, un atto parzialmente riparatore da parte della Repubblica Italiana. E’ vergognoso che piccole ragioni di bassa politica vadano ad intralciare o anche solo a ritardare tale atto.