Qualcuno ci ha contestato l’uso del termine “trinariciuti” di garreschiana memoria. Ci è stato detto che sarebbe ormai fuori dal tempo e di difficile comprensione, eccessivo ed offensivo, in tempi nei quali il buonismo è d’obbligo.
Siamo convinti così non sia: certamente il contesto cui facevano riferimento i “trinariciuti”, l’Unità portatrice del Verbo, il grande Partito fonte di ogni verità, il faro luminoso del Paradiso dei Lavoratori, tutto ciò è rimasto travolto dalla Storia, il maxi fallimento del Comunismo ha sepolto, sotto le macerie del muro di Berlino, tutto il mondo nel quale i “trinariciuti” erano nati, si erano formati ed avevano imperversato (previo versamento del cervello all’ammasso).
Loro però sono rimasti, sono ancora tra noi con la stessa identica mentalità di quando erano imperanti e trionfanti. E sono “trinariciuti” in primo luogo nel non voler accettare, nel rifiutarsi di ammettere la loro posizione di sconfitti: la terza guerra mondiale, la cosidetta guerra fredda, è finita con la loro definitiva, irrimediabile sconfitta. Ma loro sembrano non essersene accorti.
Non siamo comunque i soli a ritenere che i “trinariciuti” siano ancora tra noi. Lo pensa anche un quotidiano nazionale – l’Indipendente – che nella prima pagina del numero dell’8 novembre propone un articolo di Enrico Nistri, titolandolo appunto:
“Toscana ostaggio dei trinariciuti”
Ci proponiamo di proseguire in questa sorta di “caccia al trinariciuto”. Se troveremo altri esempi, ve ne daremo notizia. E chiediamo anche, a chi segue questo sito, di fornirci segnalazioni e notizie.