La delegazione friulana presenzia al Natale di Roma

La delegazione friulana presenzia al Natale di Roma

21 aprile, mi sveglio alle 4.55: il treno è già bello che fermo a Roma da ormai mezz’ora e mi affretto a scendere prima che il mezzo riparta per Salerno. Per un pelo sono riuscito a presenziare al compleanno!
Compleanno? A dire il vero in città non se lo ricorda quasi nessuno. In un signorile caffè ai piedi del Campidoglio un distinto cliente e un altrettanto distinto banconiere discutono di politica, ridendo l’uno delle posizioni dell’altro e viceversa: gli domando se sanno che giorno sia, e soltanto dopo un attimo si ricordano che la loro città, culla dell’Occidente, festeggia da quel dì la propria fondazione.

Ma che cosa s’intende per fondazione? Lo stesso Dumezil, esimio studioso della tradizione, non si fida di ciò che un già dubbioso Livio trascrive nei suoi annali, ovvero che Romolo avrebbe tracciato il solco sacro nel 753. Roma è soprattutto un simbolo, è senz’altro nata e fondata già come simbolo, legata con stretti vincoli a Venere portatrice di Vittoria: la sua fondazione è soprattutto il suggellarsi di un sodalizio tra uomini valorosi giunti da chissà dove in nome di precisi valori. Essendo questi valori eterni quanto il suo simbolo, Roma è eterna, e la data 753 non è che una convenzione.

Chi fossero poi e da dove venissero questi sodali valorosi, detti presto Quiriti (ko+wir, uomini che stanno in piedi l’uno accanto all’altro nella Curia), se fossero quasi autoctoni o se siano giunti dalla fredda Scandinavia gotica come sostiene Evola, non è importante saperlo, poiché non è stata tanto la razza quando il valore e la Tradizione a fare grande Roma: per quanto ne possano pensare i soliti, l’Urbe è nata multietnica, giacché il Valore è esercitabile da tutti.

Roma è elemento fondante del Friuli, e lo è per aspetti molteplici. Per prima cosa Aquileia viene colonizzata dai romani nel 181 a.C. (la data anch’essa convenzionale: si spopola presto e viene rifondata da Annio qualche anno dopo); in secondo luogo la romanizzazione ha importato la cultura latina in Friuli non meno che in altre regioni centroitaliane; infine va ricordato che i nuclei etnici latini hanno superato la inumana dominazione longobarda giungendo fino a noi mutilati della sola classe senatoria (perdita trascurabile, sorvolano molti).

Per tutti questi motivi anche in quanto friulano ho ritenuto essenziale presenziare nella città quel giorno. Il Movimento Tradizionale Romano ha tenuto una conferenza sulla tradizione, l’URRI ha celebrato una gita ai Fori, pochi altri se lo sono ricordato. Nel frattempo il sindaco preparava la presentazione del nuovo museo dell’Ara Pacis con relative infrastrutture: 80 milioni di euro di spesa da inaugurare il 22 aprile (il 21 non ci riusciva proprio?).

Il 21 aprile è stato invece un giorno di lavoro come gli altri per i giovani di Casa Pound: sono dei ragazzi gravitanti attorno a Fiamma Tricolore che lavorano per mantenere lo stabile e garantire alloggio ai meno abbienti e ai bisognosi, ovvero per fare ciò che viene promesso dal comune (impegnato però a costruire tunnel panoramici sotto l’Ara Pacis) e predicato da altri enti (o meglio da altri stati situati all’interno della cinta di Roma) annunciano da anni di voler fare. Per tutta risposta, Veltroni li vuol far chiudere perché all’interno della bandiera rossa hanno una croce anziché due attrezzi.

Si è detto che i valori della Roma originaria sono eterni, speriamo che non lo siano anche i disvalori della Roma contemporanea.

Auguri, Roma!

Francesco Brocchi
(Venezia)

-Delegazione del Friuli-