La Sicilia 25 gennaio 2005
(…) accanto a questa presa di posizione, il coordinatore dei giovani azzurri ha aggiunto che la cosa che ha colpito di più, nella replica pubblicata nei giorni scorsi dal nostro giornale dei diessini palmesi sulla loro assoluta condivisione della rimozione della lapide che ricordava le sanzioni contro l’Italia, è stato il silenzio su un problema forse più importante, quello cioè della decisione di dedicare una via della cittadina al maresciallo Tito, giudicato da Castellino e dai giovani di Forza Italia “carnefice di migliaia di uomini, donne e bambini, fatti precipitare nelle foibe e la cui unica colpa è stata solo quella di essere Italiani e di amare il Tricolore”.
Stefano Castellino, a tal proposito, ha ricordato che persino in un saggio di cui è stato autore lo scrittore Giorgio Rustia nel commentare la decisione degli amministratori comunali palmesi di dedicare una arteria del paese al dittatore jugoslavo, è stata rivolta una dura condanna contro chi “nella cittadina palmese ha avuto il coraggio e la sfrontatezza di onorare un personaggio storico come Tito le cui mani grondarono di sangue italiano e non solo italiano e che fu il carnefice morale, se non materiale, di migliaia di nostri connazionali al fine di pulire etnicamente delle terre che furono italiche sino ai tempi di Roma e Venezia”.
Il coordinatore dei giovani azzurri palmesi ha ancora sottolineato che “ironia della sorte, l’artefice di tale misfatto, forse cosciente dell’abominevole gesto, ha posto tale dedica sulla strada che conduce al cimitero” e si è anche chiesto quale valenza storica e pedagogica abbia apportato la decisione di dedicare una strada importante della cittadina ad un nemico dell’Italia.