L’inizio di viale XX Settembre sarà intitolato alla memoria del sacerdote ucciso in Istria
Il Piccolo 07/01/07
Il presidente del Senato invitato dal Comune per inaugurare il nuovo sacrario. Rosato: «Ottima idea, favorirò la sua presenza»
Dipiazza: «È il cantiere più importante degli ultimi anni perché apre la strada verso una definitiva pacificazione» Il centro di documentazione affidato alla Lega nazionale
Il 10 febbraio Marini alla foiba di Basovizza
Entro due settimane termineranno i lavori di riqualificazione dell’area di Pietro Comelli
Il nuovo sacrario della foiba di Basovizza sarà inaugurato il 10 febbraio alla presenza del presidente del Senato Franco Marini. La seconda carica dello Stato è stata invitata da Roberto Dipiazza, per partecipare a quello che il sindaco definisce la «presentazione dell’intervento di riqualificazione più importante degli ultimi anni». Non tanto per l’opera in sé, ma per «il significato storico e politico, che mira – dice – alla pacificazione rispetto ai drammi della guerra».
Un appuntamento che, non a caso, è stato organizzato proprio il 10 febbraio, una data per legge diventata la Giornata del ricordo e dedicata ai martiri delle foibe e dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati. Quest’anno la ricorrenza cade nel sessantesimo anniversario del Trattato di Pace di Parigi, che sancì il passaggio dell’Istria alla Jugoslavia. Il cantiere di Basovizza sarà consegnato al Comune tra due settimane, il 20 gennaio, dopo un intervento di riqualificazione praticamente finito. Ma il taglio del nastro avverrà in febbraio alla presenza di Marini, una figura invitata da Dipiazza coinvolgendo il sottosegretario Ettore Rosato che, nonostante i tempi stretti, cercherà di favorire l’inserimento dell’appuntamento nell’agenda del presidente del Senato. «L’invito a Marini mi sembra un’ottima idea, forse i tempi sono un po’ stretti, ma speriamo di risolvere eventuali concomitanze e garantire la sua presenza», dice Rosato.
Il sindaco alcuni mesi fa aveva ipotizzato a Basovizza la presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – impegnato in una delicata organizzazione di una giornata di pacificazione – assieme al collega sloveno Janez Drnovsek e il croato Stipe Mesic. Ma adesso aggiusta il tiro: «Quello avverrà dopo la caduta dei confini, bisogna stare attenti e fare un passo alla volta. Non ci si può svegliare e dire “buongiorno, oggi c’è la pacificazione” – spiega Dipiazza – perché la storia di queste terre è molto complessa». Forse anche per questo si è preferito invitare il presidente del Senato e non quello della Camera, Fausto Bertinotti, esponente di Rifondazione comunista. Lo stesso Dipiazza, senza fare nomi, parla di «sensibilità da rispettare». A destra, come a sinistra.
L’area di 5300 metri quadrati della foiba di Basovizza è stata delimitata con un muretto in pietra carsica, al cui interno la pietra tombale dell’antico pozzo – in cui i partigiani titini gettarono le loro vittime – è stato ricoperto da un cofano in ferro. Sopra un monumento alto 10 metri, con alla sommita una croce, che simboleggia la carrucola che riportò alla luce i resti degli infoibati. «Onore e cristiana pietà a coloro che qui sono caduti, il loro sacrificio ricordi agli uomini le vie della giustizia e dell’amore» la frase che compare all’interno del sacrario, tra prati verdi, un filare di ginepri e il viale che conduce al centro di documentazione. Due casette in pietra carsica, con il tetto in rame, che ospiterà foto, filmati e libri. «Il centro curato dalla Lega nazionale sarà rivolto ai giovani. Spesso i visitatori rimanevano male – dice Dipiazza – non trovando nulla. Per chiudere le ferite della storia bisogna prima raccontarla».