La strage dei Carabinieri alle Cave del Predil

12 carabinieri torturati e trucidati da partigiani comunisti titini.

Malga Bala: l’atroce eccidio.

La carrozzabile Tarvisio – Cave del Predil – Passo Predil – Plezzo – Gorizia costituiva un’importantissima arteria utilizzata dalle forze di occupazione tedesche per lo smistamento nei due sensi di marcia di uomini, armi, viveri, munizioni destinati dalla Germania alla zona del Litorale Adriatico. La resistenza slava, dal canto suo, prendeva di mira le autocolonne tedesche, provocando sovente pesanti perdite ed intaccando il prestigio militare germanico.

In risposta all’ultimo di una serie di agguati, in cui rimase ucciso un soldato tedesco che stava percorrendo con una motocarrozzetta la strada che conduce da Passo Predil verso la Valle Coritenza, l’11 ottobre 1943 due autocarri di SS tedesche raggiunsero Bretto di sopra dove, con largo uso di lanciafiamme, incendiarono tutte le abitazioni dove erano state rinvenute armi e vestiario militare (una donna 80enne venne arsa viva), fucilando tutti gli uomini rastrellati (15 in tutto, mentre un sedicesimo venne ucciso a colpi di calcio di fucile).
Essendosi generata una situazione di pericolo concreto, il commissario germanico sulla miniera di Raibl, tale Hempel, ottenne dal comando militare tedesco di Tarvisio la costituzione di un Distaccamento fisso di carabinieri a protezione della centrale idroelettrica a valle di Bretto di sotto.

La sera del 23 marzo 1944, il V. Brig. PERPIGNANO, comandante del distaccamento ed il Car. FRANZAN si erano recati in paese e, sulla strada del ritorno, vennero aggrediti da due partigiani, SOCIAN e ZVONKO, mentre la caserma era già circondata da altri partigiani, rimasti nascosti.
Il commando, successivamente:
– catturò i due carabinieri di guardia alla centrale;
– entrò all’interno della caserma, verosimilmente costringendo con minacce il comandante a pronunciare la parola d’ordine.

I carabinieri vennero fatti vestire velocemente, mentre i partigiani si impossessavano delle armi e di quant’altro di utile avessero potuto trovare nella caserma, poi minata con esplosivo, così come era stato fatto per la centrale idroelettrica.

Il commando partigiano e gli ostaggi, costretti a portare a spalla tutto il materiale trafugato dalla caserma, si incamminarono lungo un percorso tutto in salita, nel bosco per raggiungere a tappe forzate Malga Bala, passando per il Monte Izgora (1.000 m circa s.l.m.), la Val Bausiza (di nuovo a valle) e risalendo verso l’altipiano di Bala.

Il lungo tragitto venne intervallato da poche soste, di cui l’ultima, la sera del 24 marzo, in una stalla sita sull’altipiano di Logje (853 m s.l.m.). Qui venne loro somministrato minestrone a cui erano stati proditoriamente aggiunti soda caustica e sale nero, usato per il bestiame perché ad elevato potere purgante.

La mattina successiva (25 marzo) venne fatto percorrere ai prigionieri l’ultimo tratto di strada che li separava dal luogo della mattanza, un casolare sito su un pianoro, malga Bala appunto, dove:
– il Vicebrigadiere PERPIGNANO venne arpionato ad un calcagno con un uncino, appeso a testa in giù e costretto a vedere la fine dei propri dipendenti; verrà finito a pedate in testa;
– gli altri militari vennero sterminati barbaramente, dopo essere stati incaprettati con filo di ferro, legato anche ai testicoli, così che i movimenti parossistici sotto i colpi di piccone amplificassero il dolore; ad alcuni furono tagliati i genitali e conficcati loro in bocca; ad altri vennero sbriciolati gli occhi; ad altri ancora venne poi sventrato il cuore a picconate; in particolare, al Car. AMENICI venne infilata nel petto la foto dei figli.

Al termine dell’eccidio, i corpi vennero trascinati a qualche decina di metri dal casolare ed ammucchiati sotto un grosso sasso, parzialmente ricoperti dalla neve.

I cadaveri dei militari vennero rinvenuti casualmente da una pattuglia di militari tedeschi e recuperati per essere ricomposti presso la chiesa di Tarvisio tra il 31 marzo ed il 2 aprile 1944. I funerali si svolsero presso la stessa chiesa il 4 aprile 1944. Al termine di solenne cerimonia funebre, i resti dei dodici carabinieri furono seppelliti in località Manolz di Tarvisio.

Dal settembre 1957, grazie all'opera del "Comitato Onoranze ai Caduti nel Comune di Tarvisio", che ha ultimato la costruzione del tempio ossario all'interno della torre medievale, attigua a questa parrocchia, riposano in pace unitamente a 14 combattenti del XVII Settore delle Guardie alla Frontiera ed a 5 militari tarvisiani, Caduti in guerra nove dei dodici carabinieri trucidati.

Di seguito i nomi dei 12 CC trucidati:

– V.Brigadiere PERPIGNANO Dino, nato a Sommacampagna (Verona) 17 agosto 1921;
– Car. DAL VECCHIO Domenico, n. a Refronto (Treviso) il 18 ottobre 1924;
– Car. FERRO Antonio, Rosolina (Rovigo) il 16 febbraio 1923;
– Car. AMENICI Primo, n. a Crespino (Rovigo) il 5 settembre 1905;
– Car. BERTOGLI Lindo, n. a Casola Montefiorino (Modena) il 19 marzo 1921;
– Car. COLSI Rodolfo, n. a Signa (Firenze) il 3 febbraio 1920;
– Car. FERRETTI Fernando, n. San Martino in Rio (Reggio Emilia) il 4 luglio 1920;
– Car. FRANZAN Attilio, n. a Prola Vicentina (Vicenza) il 9 ottobre 1913;
– Car. RUGGERO Pasquale, n. a Airola (Benevento) l’11 febbraio 1924;
– Car. ZILIO Adelmino, n. a Prozolo di Camponogara (Venezia) il 15 giungo 1921;
– Car. Aus. CASTELLANO Michele, n. a Rochetta S’Antonio (Foggia) l’11 novembre 1910;
– Car. Aus. TOGNAZZO Pietro, n. a Pontevigodarzere (Padova) il 30 giugno 1912.

da www.carabinieri.it