I 97 Finanzieri trucidati nella Foiba di Basovizza

Dal 1943 al 1945, durante l’occupazione di Trieste e dell’Istria da parte del 9° Corpus jugoslavo e delle forze partigiane titoiste, furono barbaramente uccisi e gettati nelle Foibe di Basovizza circa 12 mila cittadini residenti a Trieste, nell’Istria e provenienti da varie parti d’Italia di cui circa 350 finanzieri, e un numero imprecisato di Carabinieri, Agenti di Polizia e civili di altre amministrazioni dello Stato.

All’oppressione tedesca a Trieste ne era subentrata un’altra, di segno opposto, ma altrettanto feroce. Alla Gestapo aveva dato il cambio l’Ozna. E fu l’ora degli odi scatenati, delle vendette, delle rappresaglie e delle stragi. Una realtà storica tremenda che ora, anche dalla parte su cui grava la responsabilità degli eccidi, si comincia ad ammettere, sia pure sottovoce.

Dopo l’olocausto degli ebrei nei campi di sterminio nazisti, quello delle Foibe di Basovizza è stato certamente una delle più grandi tragedie che hanno colpito l’umanità. Per le Foibe di Basovizza si è trattato di un preordinato massacro di “pulizia etnica” che mirava alla distruzione di tutto ciò che era “Italia” e “italiano” e ciò anche per favorire l’annessione alla Jugoslavia dei territori di Trieste, del Goriziano e dell’Istria.

Da allora sono trascorsi quasi 60 anni e questa terribile pagina della nostra storia è passata sotto silenzio, perchè venissero dimenticati i fatti e le gravissime colpe di uomini e di partiti politici, impedendo alla nostra collettività nazionale di prenderne coscienza e conoscenza.

Nel corso della Seconda guerra mondiale 1940- 1945 in Italia sono state commesse altre stragi che hanno colpito i nostri soldati, combattenti per la difesa della Patria e durante la guerra di liberazione, nei Balcani e sul territorio italiano, come ad esempio i gloriosi fatti d’arme di Cafalonia-Corfù (www.cefalonia.it), i dolorosi eccidi commessi alle Fosse Ardeatine e a Marzabotto, ma trattasi di episodi che sono stati portati a conoscenza della collettività italiana che ha potuto così commemorarli, erigendo monumenti e celebrando cerimonie a carattere nazionale e locale.

Ma per i martiri delle Foibe nulla è stato fatto perchè il tutto è stato ammantato da un pietoso velo di silenzio.

Lo storico Gianni Oliva nel suo libro “Le stragi degli italiani della Venezia Giulia e dell’Istria” afferma che da parte sua il PCI non ha nessun interesse a tornare sulla questione che evidenzia la contraddizione tra la sua nuova collocazione come partito nazionale, la vocazione internazionalistica e gli stretti legami con Mosca: parlare di Foibe significherebbe rivisitare le indicazioni operative inviate al PCI triestino a partire dall’autunno 1944, riproporre il tema del passaggio della Divisione Garibaldina “Natisone” alle dipendenze dell’Esercito di liberazione sloveno. Il risultato complessivo è che i fatti di settembre-ottobre 1943 e del maggio 1945 non entrano a far parte della consapevolezza storica del Paese, ma rimangono confinati nella coscienza locale giuliana.

Pertanto solo a livello locale, a Trieste, a Gorizia e nelle altre città dove vivono migliaia di famiglie che non sanno darsi pace per l’orrenda fine dei loro cari, massacrati senza alcuna colpa se non per quella di essere italiani, si sono svolte cerimonie commemorative col timore di essere boicottate da alcune forze politiche.

In questa ottica, il giorno 21 settembre 1995, ricorrendo il cinquantennale dell’eccidio nelle Foibe dei 97 finanzieri della brigata di Campo Marzio di Trieste, il Gen. D. Luciano Luciani, Ispettore per l’Italia Nord-Orientale scopriva una Lapide commemorativa, affissa al muro della nuova Caserma della Guardia di Finanza di Basovizza, recante i nomi dei 97 finanzieri.

Subito dopo il Presidente Nazionale, Gen. C.A. Pietro Di Marco, provvedeva allo scoprimento di una stele, voluta dallo stesso, con la collaborazione dell’allora Consigliere Nazionale ANFI per il Friuli Venezia Giulia, Gen. D. Emilio Giosio, e dal Presidente della Sezione di Trieste, Comm. Sergio Fachin, formata da un monoblocco di pietra carsica, eretta presso la Foiba di Basovizza, vicino alla grande Pietra Tombale che chiude la Foiba principale.

Nel corso della cerimonia prendeva la parola il Comandante della Legione di Trieste, Col. Umberto Picciafuochi, per significare alle Fiamme Gialle in congedo che il Gen. Di Marco rappresentava più degnamente la Legione di Trieste, avendo egli fatto parte, nel 1945, della Brigata di Campo Marzio di Trieste, e che attualmente, nella carica di Presidente Nazionale, meglio di lui nessuno avrebbe potuto revocare quelle tragiche giornate del maggio 1945.

Pubblichiamo il seguente discorso pronunciato dal Gen. Di Marco per l’inaugurazione della grande Stele eretta a ricordo dei Caduti delle Foibe:

<< Siamo al cospetto di questo sacro luogo, ove cinquant’anni fa si consumò la tragedia di migliaia di cittadini triestini, di soldati e di appartenenti alle forze di Polizia, fra i quali circa 350 Finanzieri che prestavano servizio a Trieste e nell’Istria, compresi i 97 Finanzieri prelevati dalla Caserma di Via Campo Marzio, il 2 maggio 1945, tutti impietosamente trucidati nelle foibe per il solo motivo, come a suo tempo precisò il Presidente della Repubblica On. Scalfaro, “che molte delle persone eliminate erano colpevoli soltanto di essere italiane”.

Oggi noi vogliamo ricordare con particolare commozione e con amore profondo questi nostri commilitoni, questi soldati in fiamme gialle che qui fecero dono della loro giovane vita per assolvere al dovere di rimanere al proprio posto di servizio, senza cercare scampo fuggendo di fronte ad una minaccia tanto grave quanto imprevedibile, che eventi drammatici, del tutto estranei ai modi di guerra lealmente combattuta, condannarono a sofferenze ed a morte atroce proprio nelle viscere di questa terra carsica che vide rifulgere l’eroismo di tanti soldati italiani nel primo conflitto mondiale.

Ed è con sentimento di intima, commossa partecipazione che avverto l’impulso irresistibile a rievocare loro e il sacrificio che ne eterna la memoria di fronte agli eventi e ai destini della Patria, in quelle circostanze ferita a morte nell’intimo della sua gente fiera di cuore e di fede nazionale.

A Trieste, in particolare, appena dopo la cacciata dei tedeschi con l’insurrezione del 27 aprile 1945, alla quale avevano partecipato efficacemente anche i finanzieri del Comitato di Liberazione Nazionale, assieme alle avanguardie dell’esercito jugoslavo che si accingevano ad occupare la città, ci fu un momento di sbandamento generale quando la maggior parte dei finanzieri rimase a presidiare gli impianti e i depositi più importanti, con l’incarico di mantenere anche l’ordine pubblico, in quanto la Guardia di Finanza era l’unico Corpo armato organicamente inquadrato rimasto a presidio della città.

Nel contempo ci furono momenti di eroismo e di grande solidarietà, come quando un pugno di finanzieri rischiò la vita per salvare i loro commilitoni rimasti isolati in alcuni reparti dell’Istria, alla mercè delle truppe jugoslave che stavano completando l’occupazione della zona.

Nel momento di quei tragici fatti mi trovavo a Trieste, reduce dalla guerra di Balcania, dove prestavo servizio d’Istituto e nel contempo avevo partecipato con il locale Comitato di liberazione per la cacciata dei tedeschi dalla città.

Successivamente, mentre le forze jugoslave del Maresciallo Tito stavano completando l’occupazione di Trieste e dell’Istria, a capo di un nucleo di finanzieri volontari mi portai con un autocarro nelle varie località dell’Istria per salvare alcuni nostri commilitoni dalla prigionia o dalla morte.

Quindi rivivo oggi i terribili momenti del calvario con l’angoscioso tormento di allora, chiedendomi come sia stato possibile che la coscienza di tanti uomini politici italiani abbia consentito che un velo di oblìo, pur supportato da contingenze del tutto particolari per mentalità opportunistiche e accomodanti, potesse far dimenticare l’eccidio di circa 12 mila infoibati nella sola zona di Basovizza.

A conclusione dell’intensa commemorazione odierna desidero, all’unisono con tutti voi e con tanti altri presenti in spirito, esprimere il pensiero e la volontà di pace e di accordo tra le genti e anche per i vicini popoli slavi, duramente provati da una lunga e sanguinosa guerra, perchè tale esigenza è oggi più che mai avvertibile nel mondo intero come irrinunciabile motivo di vita, come speranza sublime di quella più umana e civile esistenza della presente generazione e di quelle venture.

Perciò oggi, nel cinquantennale del martirio delle foibe di Basovizza, siamo qui riuniti per lo scoprimento di una Stele eretta alla cara memoria dei nostri Caduti, a poche ore di distanza dalla inaugurazione di una Lapide commemorativa nella caserma del Corpo, a Basovizza, che porta incisi i nomi dei 97 Finanzieri della caserma di Via Campo Marzio.

Sono emblemi marmorei che resteranno a perenne memoria dei nostri Caduti e quali simboli di ammonimento per tutti i popoli, affinchè nella pace ritrovata, nella comprensione e nel rispetto reciproco possa essere ripreso il cammino verso quelle mete di libertà, di giustizia e di democrazia tanto auspicate>>.

Terminato il discorso, il Gen. Di Marco, con il volto visibilmente segnato dalla grande commozione, accompagnato dal Comandante della Legione di Trieste, Col. Picciafuochi, scopriva il Cippo commemorativo, coperto da un panno tricolore, Cippo costituito da un gran masso di pietra carsica.

dal sito dell’Associazione Finanzieri