La trama

IL CUORE NEL POZZO da Rai Fiction

Istria, 1944. Novak, slavo, appena fuggito di prigione, torna da Giulia, la donna italiana che lo aveva denunciato per averla violentata. Rivuole suo figlio, Carlo, un bambino che adesso ha sei anni. Giulia riesce a mettere in fuga Novak, e, per proteggere il bambino, lo nasconde nell’orfanotrofio di Don Bruno.

Un anno dopo nella piccola cittadina istriana arrivano i soldati di Tito. Tra loro c’è Novak, animato dal desiderio di vendetta e dalla volontà di ritrovare suo figlio. Lo scompiglio in città è grande e la famiglia Bottini si trova a dover decidere se restare o partire. Walter, amico di famiglia e delegato della resistenza del CNL, li spinge a lasciare la loro casa insieme al loro bambino, Francesco, di dieci anni. Poco prima della partenza Don Bruno, che conosce bene Giorgio e Marta Bottini, gli affida il piccolo Carlo, senza però rivelare la vera identità del bambino. Per Francesco è un duro colpo: oltre alla tristezza per dover abbandonare il paese in cui è nato, vi è anche la gelosia nei confronti di Carlo, un fratello imposto con la forza e che lui proprio non vuole. La mattina fissata per la partenza, però, una retata dei titini separa i genitori dai due bambini. Solo l’interevento di Anja, la giovane aiutante di Don Bruno e di Ettore, il suo fidanzato ed ex soldato, permette a Francesco e Carlo di sfuggire a Novak. I due bambini si rifugiano a casa dei Bottini, dove un violento bombardamento rende sordo Carlo. Francesco, solo e disperato, decide di riportare Carlo all’orfanotrofio di Don Bruno. Durante il cammino si imbattono in un camion carico di prigionieri italiani, tra i quali Francesco riconosce i genitori. Vorrebbe chiamarli ma l’arrivo di Ettore glielo impedisce. Si sentono spari in lontananza, Francesco sfugge a Ettore e corre in direzione degli spari. La scoperta è terribile: all’interno di una foiba Francesco trova i corpi dei suoi genitori.

Ettore riporta i bambini da Don Bruno. Francesco è disperato, furibondo e se la prende con tutti, soprattutto con Ettore che considera un codardo e un traditore. Ma nemmeno l’orfanotrofio si rivela sicuro: Novak infatti arriva con i suoi titini e cattura Don Bruno, Anja e gran parte dei bambini, portandoli al suo accampamento. Solo Francesco, Carlo e altri due ragazzini riescono a nascondersi. Rimasti soli, decidono di raggiungere a loro volta la caserma dei titini, nel disperato tentativo di salvare Don Bruno e gli altri bambini.
Nel campo di prigionia, intanto, Novak cerca inutilmente di sapere da Giulia e Don Bruno, dove si trovi Carlo. Mentre Walter decide di far fuggire dalla caserma i prigionieri, provocando un incendio nel deposito degli esplosivi con l’aiuto di Ettore, i bambini possono finalmente ricongiungersi agli adulti e iniziare una disperata fuga. Giulia può abbracciare il figlio Carlo, ma la sua gioia è di breve durata: Novak è già sulle loro tracce. Giulia decide di sacrificarsi: e fugge trascinandosi dietro i titini. Catturata da Novak non ha altra possibilità per mantenere il suo segreto che quella di suicidarsi, gettandosi in una foiba. Novak però non demorde. La sua è ormai diventata una guerra personale, mossa dalla rabbia e dal desiderio di trovare Carlo. Si trascina dietro Walter e con un gruppo di titini riprende la caccia.

Nel frattempo il gruppo di bambini guidati da Don Bruno e Ettore sta affrontando una dura marcia attraverso le montagne, verso la salvezza rappresentata dai territori non ancora occupati dall’esercito jugoslavo. La marcia è resa ancor più difficile da Anja che, violentata dai titini nell’accampamento, è in uno stato confusionale e vorrebbe rinunciare alla fuga. Solo la forza di volontà di Don Bruno e Ettore riescono a convincerla a continuare. La marcia è rischiosa: devono procedere nel massimo silenzio, di notte, senza viveri. Durante il cammino Ettore salva la piccola Sara da una mina, conquistandosi così l’ammirazione di Francesco. I titini però non mollano, e il rumore della mina esplosa li porta nel luogo dove i bambini sono nascosti, nelle grotte. Novak propone uno scambio: la libertà di tutti in cambio di suo figlio. È Walter a immolarsi a questo punto: urla a Don Bruno di non cedere alle false proposte di Novak, ma un colpo di pistola alla nuca interrompe per sempre il suo appello. Il gruppo di titini si divide, una parte aggira la montagna e riesce a raggiungere il gruppo in fuga. Mentre l’altra parte è bloccata da un’azione militare di Ettore, il quale riesce a tornare in tempo per salvare Anja da un nuovo tentativo di violenza da parte di Bostjan, il feroce braccio destro di Novak. Per Francesco la rivelazione che Carlo è il figlio dell’uomo che li insegue e che ha ucciso i genitori è un duro colpo. In un primo momento ritiene anche Carlo responsabile della morte dei genitori, ma poi, l’affetto che ormai prova per il bambino, lo porta a rafforzare il legame con lui e a considerarlo, per la prima volta, davvero un fratello. Carlo, ormai sicuro dell’affetto di Francesco, gli rivela di non essere più sordo, ma di aver finto di esserlo a lungo per poter ascoltare le parole di Francesco e capire se gli volesse bene. La piccola comitiva raggiunge un villaggio semi abbandonato, dove però riescono a recuperare dei preziosi viveri. A loro si aggiunge la famiglia Pavan, in fuga verso il confine. I titini, più veloci grazie ai camion, sono nuovamente vicinissimi, e Pavan, borsanerista senza scrupoli, approfitta di un momento di distrazione del gruppo per riportare il piccolo Carlo a Novak e comprare in questo modo la salvezza per sè e la sua famiglia. Per la prima volta Novak si trova umanamente disarmato di fronte al figlioletto, a cui ha ucciso la madre. Il coraggioso intervento di Ettore e di Francesco interrompe l’incontro e permette ancora una volta la fuga al gruppo con l’aiuto di tre soldati dell’esercito italiano. La vetta è quasi raggiunta e la salvezza vicina, resta un unico ostacolo, insormontabile: l’ultimo tratto di strada non è coperto dal bosco, saranno un bersaglio fin troppo facile per i titini. Ettore decide di sacrificarsi e opporre resistenza all’avanzata di Novak per permettere al gruppo di guadagnare strada e mettersi in salvo. Insieme a lui decidono di rimanere anche i tre soldati e a un riluttante Pavan. Prima però Ettore chiede a Don Bruno di celebrare il matrimonio con Anja: una cerimonia breve ma commovente. Poi, il gruppo si rimette in cammino per raggiungere l’ormai vicino confine. Al risuonare dei primi colpi di pistola Francesco, però, torna indietro, e impugnando la pistola cha Carlo aveva trovato al villaggio, si ritrova nel mezzo dello scontro a fuoco. Francesco punta l’arma contro Novak, urlando tutta la sua rabbia per l’assassinio dei genitori. Ma interviene Don Bruno a proteggere il ragazzo e nel parapiglia rimane colpito a morte. Il suo sacrificio permette a Ettore di sorprendere Novak e di ucciderlo.

Francesco e Ettore si riuniscono a Anja, Carlo e gli altri bambini. Le montagne sono state scavalcate, la salvezza raggiunta. Sotto di loro, nella valle, una colonna di profughi si dirige verso una nave mercantile che li riporterà in Italia.