Alla fine della seconda guerra mondiale 350.000 italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia hanno dovuto abbandonare tutto, la casa, i beni, il lavoro – tutto – per fuggire dalla furia dell’occupazione slavo-comunista.
C.R.P. – Centro Raccolta Profughi
Per una storia dei Campi Profughi per giuliano-dalmati
in Italia (1945-1970)
1945 – 1947: con la fine della seconda guerra mondiale gran parte della popolazione dell’Istria e del Quarnero, come già quella della Dalmazia, sottoposta ad intimidazioni e vessazioni da parte delle autorità jugoslave, abbandona la propria terra per cercare rifugio in Italia.
Lo stillicidio culmina con l’abbandono massiccio della città di Pola che si svuota quasi completamente in seguito al Trattato di Pace, che assegna i due terzi della Venezia Giulia alla Jugoslavia. E’ il primo esodo massiccio.
Sulla parte residua è imposta la costituzione del Territorio Libero di Trieste, diviso in due zone, amministrate rispettivamente dagli angloamericani e jugoslavi.
1953 – 1954: la ridefinizione dei confini tra Italia e Jugoslavia con il passaggio della Zona B sotto definitiva amministrazione jugoslava (Accordo di Londra) scioglie ogni più flebile speranza. Con il ritorno di Trieste alla Madrepatria e la rinuncia alla Zona B inizia il secondo grande esodo.
Nel dopoguerra, complessivamente, circa 350.000 persone abbandonano la Venezia Giulia non più italiana, alla ricerca di una nuova terra, dove ricostruire un’esistenza dopo aver perduto tutto.
I profughi passano per Trieste, Ancona, Bari dove vengono allestiti i principali centri di assistenza e smistamento ad opera dello Stato e della Croce Rossa.
Vengono allestiti in pochi anni 120 tra Centri di Raccolta Profughi (C.R.P.) e Campi Profughi che, in tutta la penisola, accolgono la massa di compatrioti che si trovano, ora, senza casa, senza lavoro, senza assistenza.
Quella che poteva essere una soluzione temporanea, diventa per molti un lungo calvario che dura anche per parecchi anni. La vita del profugo, in ogni tempo, è caratterizzata da gravi ristrettezze economiche e sanitarie, ghettizzazione e totale mancanza di intimità nella vita familiare, discriminazione e assoluto precariato in ambito lavorativo, privazione di elementari diritti sociali ed umani.
I profughi giuliano-dalmati, sparsi nell’Italia del dopoguerra, intraprendono faticosamente ma con infaticabile perseveranza due strade : il reinserimento nella vita economica e sociale della Nazione, partecipandone alla rinascita, o il secondo esilio dell’emigrazione verso le Americhe, l’Oceania e l’Africa.
Molti dei Campi restano attivi fino agli anni ’60 inoltrati ed alcuni sino oltre il 1970, quando l’Opera Assistenza Profughi riesce ad agevolare il reinserimento lavorativo e sociale della maggioranza dei profughi.
Nasce per volontà del Gruppo Giovani dell’Unione degli Istriani di Trieste e con il supporto tecnico e scientifico dell’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata (I.R.C.I.) di Trieste un’esposizione che vuole ripercorrere la storia dei Campi Profughi in Italia e degli esuli che vi transitarono, vissero, soffrirono e morirono.
La mostra, partendo da un inquadramento storico-didattico introduttivo, guida il visitatore attraverso le fasi della vita all’interno di un C.R.P. : accoglienza, alloggiamento, assistenza sanitaria, vitto e alloggio, attività scolastica ed educativa, immissione nel mondo lavorativo e dimissioni dal campo.
Le fonti principali per i pannelli didattici sono state reperite a seguito di ricerche archivistiche nei fondi dell’Archivio Centrale dello Stato, negli Archivi di Stato di Trieste, Udine, Gorizia, Pordenone, Padova, Torino, Modena, Ferrara, Firenze, Livorno, La Spezia e Mantova e negli Archivi Comunali di Trieste, Udine, Gorizia, Torino, Alessandria, Tortona, Modena, Carpi, Ferrara, Livorno e Mantova.
Inoltre, è stato possibile realizzare una ricostruzione del modulo abitativo standard (il ‘box’) con materiali originali d’epoca, tratti dalle masserizie degli esuli che l’I.R.C.I. conserva nel Porto Vecchio di Trieste.
In sede espositiva sarà inoltre visibile un’ampia campionatura dei colli di masserizie che costituiscono il nucleo forte della raccolta etnografica del costituendo Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata.
Nel corso della ricerca preliminare all’allestimento, sono stati reperiti inoltre numerosi materiali originali quali stoviglie in latta, brocche, indumenti e coperte che vennero distribuiti all’interno di alcuni campi e sono state raccolte numerose testimonianze fotografiche, molte delle quali inedite, che testimoniano la vita nei C.R.P.
Infine sono state raccolte molte testimonianze dirette di esuli che furono ospiti dei Campi sparsi nella Penisola.
L’I.R.C.I. ha predisposto il volume C.R.P. che, oltre che fungere da supporto alla mostra quale catalogo scientifico, illustra il progetto di ricerca pluriennale sui campi che l’Istituto ha avviato in concomitanza con l’inizio delle ricerche per la mostra.