L’ANPI di Gorizia ultimo baluardo di vecchie divisioni antistoriche

L’ANPI di Gorizia ultimo baluardo di vecchie divisioni antistoriche

Nel comunicato stampa emesso dall’Assemblea della Sezione di Gorizia dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, tra l’altro si stigmatizza la “reviviscenza nazionalistica ed antislava di vasti settori cittadini, tra i quali brillano la Lega nazionale e l’Associazione degli esuli.”


Accusare di antislavismo la Lega Nazionale di Gorizia e l’Associazione degli esuli (l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, l’unica presente a Gorizia) corrisponde ovviamente ad una falsità. I lettori del Messaggero Veneto sono buoni testimoni di come le nostre associazioni anzi ritengano –e lo hanno affermato ripetutamente – che Gorizia potrà crescere solo superando i vecchi steccati ideologici eretti decenni fa da associazioni tra le quali proprio l’ANPI.

Sarebbe come se oggi si continuasse a ricordare come una significativa parte dei partigiani – come hanno rilevato insigni storici e uomini di cultura, anche di sinistra – volevano non già la liberazione di Gorizia e della Venezia Giulia, bensì il suo asservimento verso un regime dittatoriale e totalitario, quello comunista, che si è reso responsabile di decine di milioni di vittime, tra cui oltre 650 deportati a guerra finita nella sola Gorizia.

Con gli amici della minoranza slovena, che stimiamo e rispettiamo, è stato avviato un percorso di reciproca conoscenza dei drammi vissuti. In questo contesto si veda anche la conversazione pubblica tra Livio Semolic ed il sottoscritto di alcuni mesi fa, cui ha fatto seguito un incontro pubblico tra il presidente nazionale dell’ANVGD Toth ed il sen. Milos Budin a Trieste.

In questo contesto vanno riconosciuti i torti e le ingiuste violenze subite dalla minoranza nel corso del Ventennio fascista. Come parimenti anche una parte della minoranza slovena ha riconosciuto il dramma delle foibe e dell’esodo come strumento di genocidio usato da Tito e non “legittima conseguenza” del Ventennio, come ancor oggi ANPI e qualche residua falange estremista continuano a sostenere.

La strada del colloquio e della reciproca comprensione è stata imboccata e comprendiamo come ciò possa infastidire chi ancora fomenta odi e risentimenti. Mi auguro che l’ANPI non voglia fare la fine dei veterani giapponesi che sono rimasti nascosti negli atolli del Pacifico a combattere –solo loro- una guerra finita da un pezzo.

Il Presidente

Rodolfo Ziberna