Cronologia: dalla seconda guerra mondiale al Trattato di Osimo

La cronologia degli avvenimenti che hanno segnato la storia dell’Italia e dei suoi confini orientali, dalla seconda guerra mondiale al Trattato di Osimo.

10.6.1944 – Sei giorni dopo l’occupazione di Roma, il Governo italiano indirizza alle autorità alleate un memorandum sostenendo la necessità di inviare unità navali nei porti di Trieste, Fiume, Zara e forze armate nei principali centri della Venezia Giulia utilizzando anche reparti italiani in collaborazione con quelli anglo-americani.

Giugno 1944 – A Bolsena, tra il maresciallo Alexander e Tito si conviene l’attestamento delle forze jugoslave ad oriente di una linea, che, senza pregiudizi per i confini futuri, da Fiume va direttamente a nord.

11.9.1944 – L’ammiraglio Stone afferma che il “Comando supremo dia, presentemente, l’intenzione di mantenere sotto il Governo militare alleato le province di Bolzano, Trento, Fiume, Pola, Trieste e Gorizia al momento della liberazione dell’Italia settentrionale“.

28.10-1.11.1944 –partigiani jugoslavi entrano a Spalato e Zara.

7.2.1945 – Lettera di Togliatti a Bonomi, in cui si minaccia la guerra civile se il C.L.N.A.I. avesse ordinato ai partigiani italiani di prendere sotto controllo la Venezia Giulia per evitare l’occupazione jugoslava. Nello stesso giorno il P.C.I.  di Udine ed il Comando del IX Corpus sloveno ordinarono ai partigiani “garibaldini” di organizzare un incontro con i maggiori responsabili della divisione partigiani non comunisti “Osoppo”, contraria all’annessione jugoslava, e sopprimerli: diciannove osovani, tra i quali il Comandante della divisione, furono barbaramente uccisi a tradimento alle Malghe Porzus.

Febbraio 1945 – Belgrado. Secondo incontro fra il maresciallo Tito e Alexander: riconferma della linea di attestamento da Fiume direttamente a Nord convenuta a Bolsena.

Marzo 1945 – Circa 1000 civili abbandonano Pola.

Marzo 1945 – il ministro degli Esteri De Gasperi inizia una azione diplomatica a Washington per ottenere l’occupazione alleata di tutta la Venezia Giulia.

22.4.1945 – Truppe jugoslave occupano Brioni e le isole adiacenti; il VII Corpo jugoslavo marcia su Trieste ed il IX Corpo su Monfalcone.

1.5.1945 – Elementi del IX Corpo e partigiani fanno la loro apparizione nelle zone periferiche di Trieste.

2.5.1945 – Trieste: resa dei tedeschi alle forze neozelandesi. Il Comando jugoslavo occupa la città e ne assume l’amministrazione.

3.5.1945 – Le truppe jugoslave entrano a Fiume.

5.5.1945 – Trieste risponde all’occupazione jugoslava con una manifestazione di popolo e cinque cittadini rimangono uccisi nel conflitto con gli slavi. [I caduti di Via Imbriani]

3 – 20.5.1945 – Si verificano prevalentemente in questo periodo gran parte delle esecuzioni sommarie e infoibamenti nella zona di Trieste e di Gorizia. Deportazioni di persone dalla stessa zona verso campi di concentramento jugoslavi continuano anche nei mesi successivi. [Le Foibe]

24.5.1945 – Primo esodo di massa da Fiume

9.6.1945 – Belgrado. Tito, pur protestando, firma un accordo con il generale Morgan: il territorio ad occidente della linea Trieste – Caporetto – Tarvisio e gli ancoraggi di Pola e della costa occidentale dell’Istria sono posti sotto controllo diretto degli Alleati.

12.6.1945 – Le truppe jugoslave lasciano Gorizia, Trieste e, momentaneamente, Pola. A Trieste inizia l’amministrazione anglo-americana del Governo Militare Alleato (GMA) che durerà nove anni.

18.9.1945 – Da parte jugoslava si sostiene che “tutta la Venezia Giulia si riconnette ai Balcani”; che economicamente Trieste “è indispensabile alla Jugoslavia”; che politicamente e moralmente la Jugoslavia “non può permettere che gli italiani si servano di Trieste come di una testa di ponte per minare l’unità dello Stato Jugoslavo e penetrare nei Balcani”. De Gasperi risponde consegnando un memorandum che, sulla base delle proposte fatte il 22 agosto, caldeggia un accordo secondo la linea Wilson del 1919 che, sino al 1940, rappresentava il massimo delle aspirazioni jugoslave. [cartine]

19.9.1945 – Il Consiglio dei ministri degli affari esteri dei Quattro nomina una Commissione di esperti per accertare sul posto i dati etnici ed economici di quelle zone.

24.9.1945 – La delegazione degli Usa, in linea di principio, accetta la proposta di prendere come base di trattativa la linea Wilson[cartine]. Propone che la frontiera con la Jugoslavia segua l’andamento degli insediamenti etnici, con i necessari adattamenti per preservare l’economia della regione e dando Trieste, trasformata in porto franco, all’Italia.

9.3/5.4.1946 – Gli esperti si intrattengono nella Venezia Giulia. Ciascuna delle quattro delegazioni che compongono la Commissione presenta una propria relazione. Tutte sono identiche nella sostanza, ma propongono quattro diverse linee di frontiera, delle quali la francese dalle porte di Trieste voltava subito a Ovest sottraendo all’Italia tutta l’Istria, aggregando a Trieste il tratto di costa a Sud della città fino a Cittanova. Da questo progetto nascerà l’idea del Territorio libero di Trieste.

Aprile 1946 – Consegna della relazione finale degli esperti che, a parte le discordanti soluzioni per il tracciato del confine, riconosce l’esattezza di quanto sostenuto dall’Italia: nei distretti di Tarvisio, Gorizia, Basso Isonzo, Trieste e nell’Istria occidentale e meridionale la maggioranza etnica è italiana.

26.4.1946 – Kardelj dichiara di non poter accettare alcuna delle proposte degli esperti e mantiene le richieste presentate a Londra nel settembre del 1945.

3.5.1946 – De Gasperi sottolinea il valore del riconoscimento della tesi etnica sostenuta dall’Italia, specie perché gli esperti non hanno accolto l’invito dei Governo italiano “perché l’inchiesta fosse estesa a tutta la zona contestata ed in particolare alle regioni popolate in modo preponderante da
italiani”. Molotov, di fronte all’opposizione anglo-americana di abbandonare Trieste alla Jugoslavia, propone alternativamente: a) trasformare Trieste in stato autonomo sotto la sovranità jugoslava con statuto internazionale, b) creare uno stato autonomo con due governatori uno italiano e uno jugoslavo. Da qui il compromesso disastroso per l’Italia. I Quattro abbandonano il principio del confine su basi etniche e adottano la linea di confine francese ma sottraendo all’Italia il territorio che avrebbe costituito il Territorio libero di Trieste.[cartine]

3.7.1946 – Questa decisione è definitivamente adottata dai Quattro, malgrado ogni protesta sia dell’Italia che della Jugoslavia.

10.8.1946 – De Gasperi, ministro degli Esteri, dice: “La linea francese era già una linea etnica nel senso indicato dalle decisioni di Londra… ma, per quanto inaccettabile, era comunque una frontiera italo-jugoslava che attribuiva Trieste all’Italia. Che cosa è avvenuto sul tavolo dei compromessi
durante il mese di giugno perché, il 3 luglio, il Consiglio dei Quattro facesse tabula rasa della decisioni di Londra e facesse della linea francese non la frontiera tra l’Italia e la Jugoslavia bensì la frontiera tra il cosiddetto “Territorio libero di Trieste”, dotato di uno speciale Statuto internazionale e la Jugoslavia?”

20.8.1946 – La delegazione italiana consegna al segretario della Conferenza di pace una memoria in cui, fra l’altro, si propone di estendere il Territorio libero di Trieste fino a Pola e Brioni, smilitarizzando queste città in modo da restituire all’Italia i cinquantamila italiani della costa istriana e di includere nel Territorio libero di Trieste l’isola di Lussino. Tali proposte non sono accolte.

Sett. 1946 – La delegazione italiana alla Conferenza di pace tenta, a più riprese, di far riprendere in considerazione come frontiera fra l’Italia e la Jugoslavia la linea etnica e propone “una libera consultazione delle volontà delle popolazioni interessate” secondo i principali della Carta atlantica. Inutilmente.

28.9.1946 – La Commissione politica territoriale della Conferenza di pace approva la linea francese.

3.11.1946 – Il governo italiano si appella ai Quattro perché “si proceda alla delimitazione della frontiera orientale secondo il criterio della linea etnica… e si ricorra al plebiscito nelle zone in
contestazione… Il Governo italiano rivendica lo stesso principio nell’eventualità che venga creato il Territorio libero di Trieste perché le sue frontiere si estendano almeno sino alla zona indiscutibilmente italiana di Parenzo e di Pola”.

4/5.11.1946 – Incontro Togliatti-Tito per un’intesa fra l’Italia e la Jugoslavia: baratto di Trieste con Gorizia; concessione all’Italia di un corridoio verso Trieste.

28.11.1946 – i Quattro, raggiunto l’accordo sulle frontiere del futuro Territorio libero di Trieste, autorizzano la Jugoslavia a mantenere cinquemila uomini armati nella Zona B.

27.1.1947 – Inizio ufficiale dell’esodo da Pola assistito dal Governo italiano e dal Governo Militare Alleato

10.2.1947 – Firma del Trattato di pace. [vai] Sforza, ministro degli Esteri, in una nota di protesta per il trattamento impostoci, manifesta il proposito di chiedere la revisione del Trattato. La Jugoslavia dichiara di non rinunciare ai “propri diritti” su tutta la Venezia Giulia e progetta di rioccupare Trieste, il presidente Truman ordina l’invio di rinforzi militari. In base al Trattato di pace, la Jugoslavia amministra la Zona B a “titolo temporaneo” e deve limitarsi alla normale amministrazione con assoluta imparzialità tra i gruppi etnici. La Jugoslavia applica invece tutti i possibili mezzi per cancellare ogni aspetto italiano nella zona. [cartina]

15.9.1947 – Passaggio formale dei territori italiani previsti dal Trattato di Pace alla sovranità jugoslava.

20.3.1948 – Constatata l’impossibilità di pervenire alla nomina di un Governatore e valutata l’azione snazionalizzatrice svolta dalla Jugoslavia nella Zona B, le potenze occidentali emettono laDichiarazione tripartita per cui Stati Uniti, Regno Unito e Francia invitano il Governo sovietico e quello italiano ad accordarsi “in vista di un protocollo addizione al Trattato di Pace con l’Italia per ricondurre sotto sovranità italiana l’intero Territorio libero di Trieste”.

9.4.1948 – Il Governo italiano accetta la dichiarazione tripartita.

16.4.1948 – Il Governo jugoslavo respinge la proposta. La Russia manifesta un netto rifiuto.

4.5.1948 – Bevin, ministro degli Esteri di Gran Bretagna, dichiara ai Comuni che “Trieste dovrebbe essere restituita all’Italia” e che “se il Territorio libero, che è territorio italiano, fosse restituito all’Italia con la popolazione italiana che vi risiede esso rappresenterebbe una buona frontiera…”

28.6.1948 – Rottura tra Belgrado e Mosca: il Cominform scomunica il Partito comunista jugoslavo.

21.2.1949 – All’Onu, Austin, delegato americano, dichiara al Consiglio di sicurezza che l’art. 2 dello Statuto del Territorio libero di Trieste costituisce una pietra miliare per la salvaguardia dei diritti dell’uomo “violati dal governo poliziesco operante in Zona B”. Il delegato inglese conferma che “una forma di governo poliziesco è stata estesa dalla Jugoslavia alla zona che essa deve amministrare, con tutte le caratteristiche di un governo totalitario. Ciò rende impossibile l’unificazione di questa zona con la zona anglo-americana in vista della formazione di un territorio indipendente e democratico secondo le linee previste dal Trattato di pace. In questa condizione l’istituzione di un territorio indipendente significherebbe la creazione di una zona aperta alle aggressioni dirette, secondo i metodi così spesso messi in pratica nell’Europa orientale”.

Luglio 1949 – La Jugoslavia, introducendo il “dinaro” nella Zona B come unica moneta, conferma di voler dar vita ad un atto unilaterale di annessione.

11.2.1950 – Roma. Colloqui del conte Sforza con il ministro Ivekovic che propone quale base per la soluzione del problema del Territorio libero di Trieste l’accordo Tito- Togliatti del novembre 1946. Sforza rifiuta.

8.4.1950 – Milano. Sforza muove caute avances accolte freddamente dalla Jugoslavia.

28.4.1950 – Tito, in una intervista, risponde a Sforza che sulla base delle “avances” non è possibile “iniziare trattative” che, al caso, vanno sviluppate sulla base dell’accordo con Togliatti.

1.5.1950 – Sforza ribatte la necessità di un accordo fra Italia e Jugoslavia. Colloqui esplorativi con il rappresentante di Belgrado a Roma. Ottiene un rifiuto. Il ministro degli Esteri jugoslavo, in due successivi discorsi, afferma che l’Italia vuole creare un’atmosfera di minacce e di pressioni.

23.12.1950 – Stipula dell’accordo economico bilaterale con la Jugoslavia per la sistemazione delle pendenze finanziarie derivanti dal Trattato di pace. Tito, all’Ansa, dichiara che Trieste non è “una grossa questione” ma che, per risolverla, occorre stabilire “una frontiera ben chiara ed accettata da ambo le parti”.

13/14-3-1951 – Londra. Incontro del ministro degli Esteri italiano con il Premier inglese: vi si esprime “l’ansia di raggiungere un accordo amichevole con il governo jugoslavo” sulla questione del Territorio libero di Trieste.

20.3.1952 – Quarto anniversario della Dichiarazione tripartita. Incidenti con morti e feriti a Trieste in un conflitto fra cittadini e forze di polizia. Il Governo italiano promuove una energica azione per ottenere un sostanziale miglioramento nell’amministrazione della Zona A.

9.5.1952 – Londra. Firma dell’accordo tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia che consente una più larga partecipazione italiana nell’amministrazione della zona. Mosca protesta. Belgrado adotta ulteriori misure poliziesche nella Zona B peggiorando ancora la situazione degli italiani colà residenti.

15.5.1952 – Avvio dell’estensione della legislazione jugoslava alla Zona B

9.10.1953 – Pella alla Camera: “la comunicazione fatta dai governi americano e britannico… non pregiudica in alcun modo i riconosciuti diritti dell’Italia sull’insieme del territorio, né pregiudica la facoltà del Governo italiano di farli valere e di perseguirne la realizzazione nelle forme più idonee… Posso dichiarare nel modo più formale che il fatto dell’accettazione di amministrare la Zona A non implica alcun abbandono delle rivendicazioni relative alla Zona B da parte italiana“.

5.11.1953 – A Trieste avvengono scontri tra dimostranti italiani e polizia civile: 6 morti [I Ragazzi del ’53]

26.10.1954 – L’Italia riassume la diretta amministrazione della Zona A e la Jugoslavia assume quella della Zona B, Su ambedue le zone permane incontestabilmente la sovranità italiana. [il cinquantesimo anniversario] [cartina]

1958 – Nuova crisi fra paesi comunisti e Jugoslavia.

1958-1959 – Intensificazione dei rapporti economici fra Italia e Jugoslavia ma non di quelli politici.

6.12.1970 – Improvviso annullamento della visita a Roma di Tito perché l’Ansa comunica che il ministro degli Esteri Moro, rispondendo ad interrogazioni di deputati e senatori missini e democristiani, riguardanti le sorti della Zona B e del mancato Territorio libero di Trieste, ha affermato che, in occasione delle note visite effettuate da parte italiana in Jugoslavia, non sono state affrontate questioni attinenti alla sovranità sulla Zona B. “Tali questioni esulano dagli argomenti da trattarsi nel corso delle prossime visite in Italia del presidente della Repubblica socialista federativa jugoslava… Il Governo non prenderà in considerazione nessuna rinuncia ai legittimi interessi nazionali“.

15.11.1971 – Moro, ministro degli Esteri, alla commissione Esteri della Camera, illustra la posizione dell’Italia in relazione ai rapporti italo-jugoslavi. Fragoljub Vujika, portavoce di Belgrado, dice che a Belgrado il discorso di Moro “è stato accolto con molto favore… i tentativi di riesumare forze aggressive di Irredentismo e di rivendicazioni territoriali, promosse da forze che in passato arrecarono danno ai due paesi, hanno richiamato l’attenzione della opinione pubblica jugoslava, che è giustamente sensibile a questi fatti”.

16.12.1971 – Belgrado. Dichiarazioni di Tito al Parlamento jugoslavo: “Durante la mia visita ufficiale in Italia… abbiamo confermato la reciproca decisione di continuare la politica dell’amicizia e della cooperazione fra vicini. Nello stesso tempo sono state create le condizioni per comporre le questioni pendenti fra i due paesi”.

29.12.1972 – Tito parlando agli attivisti montenegrini della Lega dei comunisti, denuncia l’azione dei profughi istriani residenti in Italia che tendono ad impossessarsi di parte del territorio jugoslavo; pretendono la reintegrazione all’Italia della Zona B; esercitano pressioni sul Governo italiano affinché non venga raggiunto alcun accordo con la Jugoslavia. “Naturalmente la Zona B è nostra e a noi non importa nulla di quanto vanno cianciando… ; altri vorrebbero riprendere tutta l’Istria, Zara e tutta la Dalmazia”. Tito chiede che il Governo italiano prenda nette distanze “da queste organizzazioni che nutrono aspetti revanscisti sul nostro territorio”.

1.10.1975 – Il ministro per gli affari esteri Rumor dà notizia al Parlamento della necessità per l’Italia di rinunciare alla sovranità sulla Zona B in favore della Jugoslavia.

10.11.1975– Accordi di Osimo.La linea di demarcazione tra la Zona A e la Zona B diventa ufficialmente il confine di Stato tra Italia e Jugoslavia. La decisione provocherà la rivolta dei triestini e degli esuli istriani. [Il trattato di Osimo]

Giugno 1991 – Inizio della guerra che porterà alla dissoluzione della Jugoslavia. nascono gli stati indipendenti della slovenia e della croazia i cui governi dichiarano di considerarsi  eredi degli accordi stipulati tra Italia e Jugoslavia. Il Ministro degli Esteri italiano Emilio Colombo accoglie “con soddisfazione” le affermazioni slovene e croate. Ciò rappresenta la definitiva rinuncia italiana ad ogni eventuale rettifica o rivendicazione.