La proposta di dedicare una statua a Gabriele d’Annunzio nel centro di Trieste ha destato i clamori dei nostalgici di quell’Austria felix, che scomparve dalla storia un secolo fa in circostanze tali da far dubitare che fosse poi così felix come costoro sognano.
I detrattori del monumento considerano d’Annunzio un guerrafondaio, ma si dimenticano che quel conflitto in cui si svolse la campagna interventista di d’Annunzio e altri (nazionalisti indubbiamente, ma anche socialisti come Cesare Battisti, irredentisti di ispirazione mazziniana, ecc.) riguardava un conflitto che fu proprio l’Austria-Ungheria a scatenare con il pesantissimo ultimatum consegnato alla Serbia e la successiva dichiarazione di guerra.
A prescindere dai volantini patriottici che d’Annunzio lanciò in volo su Trieste rischiando di venire abbattuto, il suo impegno per l’italianità della nostra città è ben testimoniato da una lapide che ancor oggi fa bella mostra di sé a Pescara, città natale del Vate. Essa recita: «Alla città che vide nascere Gabriele d’Annunzio il poeta e l’eroe della nuova Italia offre riverente la gens italica di Trieste che dalla sponda giulia tende le braccia alla sorella d’Abruzzo oltre l’Adriatico che il poeta augurava e l’eroe avrebbe saputo conquistare più nostro». Autore quel Senatore Attilio Hortis al quale è ancor oggi dedicata una piazza del centro cittadino, mentre in Abruzzo a d’Annunzio è perfino dedicato l’ateneo.
La statua di d’Annunzio quindi può entrare a far parte di un circuito di turismo storico del Risorgimento, di cui rappresentò la tappa conclusiva la Prima guerra mondiale, che per l’Italia fu Quarta guerra d’indipendenza. Tale itinerario include ad esempio il Museo del Risorgimento con il sacello di Guglielmo Oberdan e la statua di Nazario Sauro sulle Rive: fu grazie a chi lottò per l’italianità di queste terre che non si concretizzò il disegno di Francesco Giuseppe, il quale, stando ai verbali del Consiglio della Corona, già nel 1866 ordinava di procedere «con energia e senza indugio alcuno» nell’attuare le “Misure contro l’elemento italiano in alcuni territori della Corona”, primo caso europeo di pulizia etnica di Stato.
Fulvio Sluga
Presidente del Comitato Onoranze a Nazario Sauro