Le piume, la corsa, il tricolore.
Lo sbarco a Trieste della II Brigata Bersaglieri (Reggimenti 7°-11°) il 3 novembre 1918
23 maggio 1915: il Regno d’Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria. A Trieste prendono il via ritorsioni nei confronti degli italiani sotto forma di saccheggi ed incendi di edifici. Inizia un clima di tensione e di attesa da parte della popolazione che si protrarrà per tutta la durata del conflitto. Sul Carso la 3^ Armata è rimasta difatti bloccata davanti ad un’ultima serie di alture, fortemente munite a difesa, che diverranno un incubo per coloro che tenteranno di superarle. Anche i bersaglieri ci provano, ma la tattica di Cadorna dell’attacco frontale serve solo a decimarli. Vengono i giorni di Caporetto e poi quelli del Piave. I figli di La Marmora si sacrificano fino all’ultimo prima a coprire la ritirata, poi a fermare il nemico. E quando gli ultimi giorni dell’ottobre 1918 la II Brigata Bersaglieri riceve l’ordine di raggiungere Treviso e poi Venezia, i bersaglieri si apprestano a divenire gli attori della grande geopolitica per un appuntamento con la storia. Il loro entusiasmo sarà secondo solo a quello dei triestini quando il 3 novembre sbarcheranno nella città redenta. Ma il peggio non è ancora passato e la guerra appena conclusa non sarà l’ultima.