Durante il tradizionale corteo del primo maggio, organizzato da Cgil, Cisl e Uil in occasione della festa dei lavoratori, sono apparsi nuovamente vessilli titini, bandiere della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia, stelle rosse stampate su magliette inneggianti il maresciallo Tito.
Il 1 maggio è tornato dunque, nonostante segnalazioni e richieste di provvedimenti (si ricordi la mozione urgente presentata e votata l’anno scorso dal Consiglio comunale che chiedeva l’intervento di Prefettura e Questura), a essere l’occasione – per alcuni – per celebrare i sanguinosissimi quaranta giorni d’occupazione jugoslava, caratterizzati da un regime di terrore e di violenza di massa: campi di prigionia, infoibamenti, fucilazioni, maltrattamenti vennero istituiti e perpetrati dai titini in un periodo in cui la guerra era finita.
La risposta, pacifica e partecipata, è arrivata dall’Associazione Trieste Pro Patria, la quale ha organizzato, per il quinto anno consecutivo, la manifestazione “Primo maggio Tricolore” presso Piazza Sant’Antonio, mirata a un dibattito non politicizzato della situazione lavorativa attuale e al ricordo degli ultimi caduti del Risorgimento italiano. Mentre in mezzo al corteo sfilavano indisturbate le bandiere titine, infatti, le mani dei Patrioti ornavano la lapide dedicata dalla Lega Nazionale ai suoi soci, martiri per la Patria caduti il 5 e il 6 novembre del 1953 per mano della Polizia inglese: Pietro Addobbati, Antonio Zavadil, Erminio Bassa, Leonardo Manzi, Saverio Montano e Francesco Paglia.