Riportiamo di seguito l’Intervento del dott. Lorenzo Salimbeni (Lega Nazionale Trieste) al convegno internazionale di studi, organizzato dalla Società di Studi storici e geografici di Pirano, sul tema : “8 settembre 1943. I giorni che cambiarono la Venezia Giulia”, tenutosi a Isola d’Istria il 28 e 29 novembre 2013.
In seguito allo smembramento del Regno dei Karadordevic consumatosi nell’aprile 1941, la Dalmazia era già stata per un biennio un chiaro esempio della maldestra politica di occupazione portata avanti nella ex Jugoslavia dall’Italia fascista nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Sovrapposizioni di competenze e progettualità contrastanti tra militari, gerarchi e civili avevano gettato nel disordine il Governatorato di Dalmazia, il quale formalmente faceva parte del Regno d’Italia e di fatto era già terreno di guerriglia partigiana ben prima dell’8 settembre. Pur appartenendo formalmente al territorio metropolitano, infatti, in Dalmazia operavano sempre più agguerrite formazioni partigiane facenti capo a Tito e d’altro canto lo Stato Indipendente Croato fin dalla sua nascita aveva tenuto attivi focolai irredentisti che minavano la stabilità dell’alleanza fra Roma e Zagabria.
Nel momento in cui si diffuse la notizia dell’armistizio, la situazione implose e le truppe italiane, come in altri scenari balcanici, si trovarono allo sbando fra reparti tedeschi e partigiani comunisti, ma in questo scenario si inserirono anche il dramma della popolazione civile (coinvolta nella prima ondata di infoiba menti) e le rivendicazioni annessioniste della Croazia.
L’esigua comunità italiana, che si era cercato d’irrobustire pure ad italianizzazioni forzate, ricevette il colpo finale per la sua sopravvivenza; la politica nazionalsocialista di mantenere legati a sé i propri alleati minori ricorrendo ad annessioni territoriali, riguardò stavolta la costa dell’Adriatico orientale a beneficio del regime di Ante Pavelic.